SEGNALI OPPOSTI NELLA STANZA BUIA DI DRAGHI
Ma cosa c'è nella stanza buia citata da Mario Draghi? Certo nel buio si fa un passo alla volta tenendosi appoggiati ai muri. E il buio di questi tempi lo crea la colossale incertezza in cui naviga l’economia mondiale. Con segnali contraddittori, l’ultimo dei quali l’aumento della produzione industriale registrato a gennaio.
Eppure la Bce qualcosa nel buio deve pure aver visto, se ha preso decisioni così importanti come quelle annunciategiovedì.Edatochelemisure sono espansive probabilmente nel buio ha scorto più segnali di rallentamentochediaccelerazionedel ciclo.Ma,perquantosipossavedere, nel buio scattano comunque dei flash di luce a loro volta accecanti. Unflashdiierièpositivoeconfonde le idee. La buona notizia è la ripresa dellaproduzioneindustrialeingennaio: + 1,7% su dicembre destagionalizzatoe+1,2%sesiconsiderasolo il manifatturiero. Rispetto all'anno scorso i dati sono ancora negativi (-0,8%e-2,6%),mailrallentamento sembra essersi ridotto. Non si può diregranchedaunmesedidati,certo non ancora un indice di inversioneditendenza.Comunque,coerente anche con la ripresa delle nostre esportazioni extra UE annunciata nei giorni scorsi, cresciute del 5,9% ingennaiosudicembreedel5,5%su base annua, anch'essa difficile da spiegare, dato il rallentamento del commercio globale.
Dettoquesto,granpartedeglialtriflashcheesplodononelbuiodella Bcemandanoperorainquietantisegnali negativi. Il quadro globale, rimane orientato all'insegna del rallentamento. Francoforte ieri ha abbassatolestimedicrescitaperlazona euro per il 2019 da 1,7% in dicembrea1,1%.0,6puntidicrescita in meno in tre mesi non sono bruscolini. E' il segnale di un rallentamento davvero rapido. E il fatto che si sia deciso di estendere il TLTRO, ossiaifinanziamentiallebanchemirati ai crediti alle imprese, significa chelaBceèseriamentepreoccupata delrallentamentodeifinanziamenti al sistema produttivo
Dagli Stati Uniti, di gran lunga il maggiore mercato extra UE per le nostreimprese,sempreierièarrivata la notizia di un rallentamento della creazionedipostidilavoroingennaio.Solo20milacontroi180milaprevisti,l'aumentopiùbassoda17mesi. Certo non è grave in un mercato del lavoroconuntassodidisoccupazione al 3,8% e dove comunque i salari hannocontinuatoacrescere,segnalando una scarsità nell'offerta di lavoro qualificati. Comunque, è il segnalediunprogressivorallentamento che ha sorpreso gli osservatori.
Dall'altrapartedelglobo,inCina, nonc'èariadifestaconprevisionidi crescita tra il 6% e il 6,5% per il 2019, uncicloconilfrenoamanoperl'economiadiPechino.L'esitodellaguerra commerciale con gli Stati Uniti continuaanonesserechiaro.Questa continua ad essere considerata la principalefontediincertezzaalivelloglobale.Nellaconfusioneenelrallentamento generale sia le esportazioni che le importazioni della Cina sono crollate in gennaio rispetto all'annoprecedente,rispettivamente del 20,7% e del 5,2%. Ancor più marcatalafrenatadell'interscambio con gli Stati Uniti. Insomma un segnalechiarochelaguerracommerciale inizia a mordere.
Ma il problema non sono solo i dazi. Il problema è che comunque i nodi fondamentali della trattativa non potranno mai essere risolti. L'Americanonriusciràconlemisure protezionistiche a ridurre il proprio deficit commerciale con Pechino, che ovviamente non dipende solo daiprezzirelatividellemercineidue paesi.Nériusciràamodificareilfunzionamentodelsistemaeconomico cinese e ad ottenere una minore interferenzadelloStatonell'economia ounamiglioreprotezionedeidiritti diproprietàintellettualeounalimitazione degli investimenti cinesi nelle tecnologie occidentale.
Sesiconcluderàesesieviteranno idazi,laguerracommercialerischia di tradursi in un fuoco di paglia, in soluzionidifacciatachenonfaranno altrocheindebolirel'Americael'occidente nei confronti della Cina. Il protrarsidell'incertezzanelletrattativenonpotràchefaremoltomaleai grandiesportatorieuropei,Germania e Italia in testa.