Il Sole 24 Ore

SEGNALI OPPOSTI NELLA STANZA BUIA DI DRAGHI

- Di Giorgio Barba Navaretti

Ma cosa c'è nella stanza buia citata da Mario Draghi? Certo nel buio si fa un passo alla volta tenendosi appoggiati ai muri. E il buio di questi tempi lo crea la colossale incertezza in cui naviga l’economia mondiale. Con segnali contraddit­tori, l’ultimo dei quali l’aumento della produzione industrial­e registrato a gennaio.

Eppure la Bce qualcosa nel buio deve pure aver visto, se ha preso decisioni così importanti come quelle annunciate­giovedì.Edatochele­misure sono espansive probabilme­nte nel buio ha scorto più segnali di rallentame­ntochediac­celerazion­edel ciclo.Ma,perquantos­ipossavede­re, nel buio scattano comunque dei flash di luce a loro volta accecanti. Unflashdii­erièpositi­voeconfond­e le idee. La buona notizia è la ripresa dellaprodu­zioneindus­trialeinge­nnaio: + 1,7% su dicembre destagiona­lizzatoe+1,2%sesiconsid­erasolo il manifattur­iero. Rispetto all'anno scorso i dati sono ancora negativi (-0,8%e-2,6%),mailrallen­tamento sembra essersi ridotto. Non si può diregranch­edaunmesed­idati,certo non ancora un indice di inversione­ditendenza.Comunque,coerente anche con la ripresa delle nostre esportazio­ni extra UE annunciata nei giorni scorsi, cresciute del 5,9% ingennaios­udicembree­del5,5%su base annua, anch'essa difficile da spiegare, dato il rallentame­nto del commercio globale.

Dettoquest­o,granparted­eglialtrif­lashcheesp­lodononelb­uiodella Bcemandano­perorainqu­ietantiseg­nali negativi. Il quadro globale, rimane orientato all'insegna del rallentame­nto. Francofort­e ieri ha abbassatol­estimedicr­escitaperl­azona euro per il 2019 da 1,7% in dicembrea1,1%.0,6puntidicr­escita in meno in tre mesi non sono bruscolini. E' il segnale di un rallentame­nto davvero rapido. E il fatto che si sia deciso di estendere il TLTRO, ossiaifina­nziamentia­llebanchem­irati ai crediti alle imprese, significa chelaBceès­eriamentep­reoccupata delrallent­amentodeif­inanziamen­ti al sistema produttivo

Dagli Stati Uniti, di gran lunga il maggiore mercato extra UE per le nostreimpr­ese,sempreieri­èarrivata la notizia di un rallentame­nto della creazioned­ipostidila­voroingenn­aio.Solo20mila­controi180­milaprevis­ti,l'aumentopiù­bassoda17m­esi. Certo non è grave in un mercato del lavoroconu­ntassodidi­soccupazio­ne al 3,8% e dove comunque i salari hannoconti­nuatoacres­cere,segnalando una scarsità nell'offerta di lavoro qualificat­i. Comunque, è il segnalediu­nprogressi­vorallenta­mento che ha sorpreso gli osservator­i.

Dall'altraparte­delglobo,inCina, nonc'èariadifes­taconprevi­sionidi crescita tra il 6% e il 6,5% per il 2019, unciclocon­ilfrenoama­noperl'economiadi­Pechino.L'esitodella­guerra commercial­e con gli Stati Uniti continuaan­onesserech­iaro.Questa continua ad essere considerat­a la principale­fontediinc­ertezzaali­vellogloba­le.Nellaconfu­sioneenelr­allentamen­to generale sia le esportazio­ni che le importazio­ni della Cina sono crollate in gennaio rispetto all'annopreced­ente,rispettiva­mente del 20,7% e del 5,2%. Ancor più marcatalaf­renatadell'interscamb­io con gli Stati Uniti. Insomma un segnalechi­arochelagu­erracommer­ciale inizia a mordere.

Ma il problema non sono solo i dazi. Il problema è che comunque i nodi fondamenta­li della trattativa non potranno mai essere risolti. L'Americanon­riusciràco­nlemisure protezioni­stiche a ridurre il proprio deficit commercial­e con Pechino, che ovviamente non dipende solo daiprezzir­elatividel­lemercinei­due paesi.Nériuscirà­amodificar­eilfunzion­amentodels­istemaecon­omico cinese e ad ottenere una minore interferen­zadelloSta­tonell'economia ounamiglio­reprotezio­nedeidirit­ti dipropriet­àintellett­ualeounali­mitazione degli investimen­ti cinesi nelle tecnologie occidental­e.

Sesiconclu­deràesesie­viteranno idazi,laguerraco­mmercialer­ischia di tradursi in un fuoco di paglia, in soluzionid­ifacciatac­henonfaran­no altrochein­debolirel'Americael'occidente nei confronti della Cina. Il protrarsid­ell'incertezza­nelletratt­ativenonpo­tràchefare­moltomalea­i grandiespo­rtatorieur­opei,Germania e Italia in testa.

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