Visco: tempi maturi per varare una nuova riforma fiscale
«Dopo 40 anni ora serve una valutazione strutturale L’economia corre rischi»
L’Italia ha bisogno di una riforma fiscale di sistema che manca da quarant’anni. Dopo la stagione dei bonus, degli abbassamenti delle imposte al di sotto di una certa soglia di reddito e dei tanti interventi compensativi, «quello che serve è una valutazione molto più attenta e ampia, di carattere strutturale, che possiamo affrontare coinvolgendo i nostri massimi esperti di scienza delle finanze e di diritto tributario, perché oggi viviamo in un mondo molto diverso da quello di 40 anni fa». È quanto ha affermato ieri il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo a Montecitorio alla presentazione del libro “Il sentiero stretto”, un volume dedicato alle politiche di bilancio degli ultimi anni e nato da una conversazione di Pier Carlo Padoan con Dino Pesole.
Nella sua analisi il governatore ha ripercorso i difficili anni di gestione del ministero dell’Economia con i governi Renzi e Gentiloni. Anni di crisi economica ma anche di progressivo recupero: «Con Padoan ci sentivamo tutti i giorni» ha ricordato Visco, una prassi che non è mai cambiata perché «la Banca d’Italia è al servizio del Paese e collabora con il ministro dell’Economia del momento al 100%». Collaborazione piena e nel rispetto dell’autonomia, ha poi aggiunto: «Ci possono essere differenze di opinioni, ma il rispetto dell’autonomia c’è sempre. Non ho dubbi su questo né sui governi passati né su questo».
La valutazione sull’impostazione di bilancio lievemente espansiva adottata la scorsa legislatura è positiva: «Credo - ha detto il governatore che i margini fiscali siano stati usati al meglio». Anche se, di fronte ai rischi concreti che la nostra economia corre oggi, «forse la politica di bilancio attuata avrebbe potuto essere più prudente nella sua composizione». Mentre è piena la condivisione dei nuovi obiettivi proposti da Padoan nel volume: un aggiustamento dei saldi a partire dal 2020, un intervento sul cuneo fiscale, il ripristino dell’Ace e dell’Iri, gli ecobonus, un piano d’investimenti, le pensioni di garanzia. «Ma soprattutto - ha insistito - serve un intervento ampio e strutturale come non si fa dai tempi di Visentini».
Nel suo intervento Visco ha anche affrontato la questione bancaria. Il sistema ha retto la crisi peggiore - ha ricordato - e gli interventi di salvataggio, nel loro insieme, sono arrivati a 22 miliardi, 1,2% del Pil, molto meno di quanto fatto in altri paesi come, per esempio la Germania, dove la spesa per gli aiuti ha superato l’11,9% del Pil. E la causa delle crisi - ha aggiunto rispondendo a una domanda - «è stato per il 90% la recessione».
Il governatore ha poi ricordato le lunghe e infruttuose trattative condotte dai governi italiani, sempre con l’ausilio di Bankitalia, per la costituzione di una bad bank; tentativi frustrati dall’interpretazione della dg concorrenza Ue sugli aiuti di Stato. Ed è tornato sul nodo critico della gestione delle crisi bancarie: «C’è un dibattito se abbiamo fatto bene o male, se siamo stati ricattati o non ricattati, a sottoscrivere l’accordo sul bail in. Il problema grosso lì è stato l’anticipo al 2016 anziché 2018». Sulla Vigilanza, infine: «Noi della Banca d’Italia ci siamo riuniti su temi di vigilanza come mai nella storia di questo paese». Ma la vigilanza «come un medico non può impedire le malattie può cercare di renderla meno forte e di curarla, e il nostro intervento ha mirato a quello».