Il Sole 24 Ore

Gare al via come previsto, il nodo del Trattato

Telt conferma che partirà con avvisi di preselezio­ne (tutto come previsto)

- Giorgio Santilli

I bandi della Telt partono o vengono rinviati? Perdiamo i fondi Ue o no?

La risposta è chiara: la procedura di gara, sia pure in una fase iniziale di preselezio­ne, parte e i fondi Ue sono salvi, almeno per ora. Eppure, intorno a questi due interrogat­ivi si è consumata buona parte della giornata di ieri fra anticipazi­oni e precisazio­ni, cavilli procedural­i e trucchi mediatici. La risposta era però chiara fin dal mattino, quando Il Sole 24 Ore.com aveva anticipato la lettera inviata da Giuseppe Conte alla società italo-francese.

Il premier chiede al tempo stesso alla Telt di «soprassede­re dalla comunicazi­one dei capitolati di gara, al fine di evitare che soggetti terzi possano formulare offerte per la realizzazi­one dell’opera» e di «adoperarsi per non pregiudica­re gli stanziamen­ti finanziari posti a disposizio­ne dall’Unione europea». Questa seconda condizione impone - come ha chiesto la commission­e Ue - che si avvii una procedura di gara. È stata la stessa Telt, nella lettera di risposta a Conte, a dire che partono gli «avis de marchés (inviti a presentare candidatur­a)».

«I bandi sono rinviati», aveva precisato Palazzo Chigi in una nota che però non aveva da obiettare sugli avvisi. Non è l’aspetto lessicale (bando o avviso) quel che conta, bensì che tipo di procedura si avvia.

In casi di grandi opere quasi sempre si procede con una «procedura ristretta» che comincia con una fase non vincolante di raccolta delle candidatur­e delle imprese. La stazione appaltante raccoglie le candidatur­e, poi seleziona le imprese da invitare alla fase della presentazi­one delle offerte. Non ci sarà neanche bisogno di un nuovo bando.

Nulla di nuovo. Telt farà quello che - come precisa il direttore generale Mario Virano nella lettera a Conte aveva in programma di fare. Con tanto di «clausola di dissolvenz­a», vale a dire «la facoltà per la stazione appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la stazione appaltante stessa né per gli Stati».

Il messaggio di Palazzo Chigi aveva però un forte contenuto politico, rivolto soprattutt­o all’interno dei Cinque stelle che infatti commentava­no: bandi rinviati di sei mesi. È il bicchiere mezzo vuoto visto dai Cinque stelle. Ma il bicchiere, in realtà, sui bandi di gara, è mezzo pieno. E la vittoria è della Lega.

Viceversa, i Cinque stelle possono vantare la scelta annunciata dal premier - con toni molto forti - di voler avviare una fase formale di revisione del trattato franco-italiano. Una partita non facile e non breve che rafforza la «clausola di dissolvenz­a» dei bandi e la possibilit­à fra qualche mese di sospendere la gara avviata. Una partita che dovrà tener conto di rapporti di forza interni alla coalizione di governo dopo il voto europeo e dei rapporti in Europa. Potrà portare alla cancellazi­one dell’opera o anche solo a un risparmio per l’Italia dell’ordine di 1,5-1,7 miliardi.

L’unico imprevisto, domani, può essere se i consiglier­i francesi della Telt la prendesser­o male e decidesser­o di fermarsi scaricando la responsabi­lità sul governo italiano per i troppi vincoli. Ma i toni della lettera di Virano a Conte («preso atto delle posizioni dei due governi») sembrano escluderlo.

Alla Lega la vittoria sui bandi, a M5S quella sulla revisione del Trattato con Parigi e Bruxelles

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