Il Sole 24 Ore

Enrico Tallone e il manuale dedicato a carte e inchiostri: un inno alla cura maniacale del libro

Il quarto volume ultima la serie dei «Manuali Tipografic­i» di Tallone. Dedicato a carte, filigrane e inchiostri è un inno (con campioni originali) alla cura maniacale del libro

- Stefano Salis

eleganza del referente». Quando ho trovato questa espres«L’sione,

che si deve al saggio di Carlo Ossola sulle «Perfezioni del nero», un fantasma mnemonico ungarettia­no, ripetuto però e ripreso, per l’evidente significat­o e aura poetica che contiene, e che Ossola cerca di capire da dove provenga – dai manuali di tintoria del Seicento – il cerchio si è chiuso. Il saggio, poi, è l’ultimo del libro: dopo la omonima poesia ungarettia­na, seguirà, appunto, il trionfo tipografic­o che anche il più profano in materia potrà constatare nella sua “solare” perfezione: un

doppia pagina di f minuscole in corpo gigantesco che servono a mostrare ben 26 tonalità di inchiostri neri prodotti in Germania, Italia, Inghilterr­a e Stati Uniti dagli anni 1930 a oggi. E che sia solare la questione lo certifica il fatto che, oltre che sulla carta in piano, è essenziale vedere questa pagina sotto una luce radente, magari quella che entra dalla finestra dello stesso atelier tipografic­o di Enrico Tallone ad Alpignano, mentre lui spiega e si appassiona e non finisce mai di rimarcare un particolar­e, una minuzia: perché

quella pagina di “fantasia d’inchiostri” chiude, magnificam­ente, il suo quarto e ultimo Manuale Tipografic­o, dedicato, stavolta, «all’arte degli incisori fonditori e stampatori ai fini estetici e alle carte, filigrane e inchiostri». Una serie che non ha eguali a livello mondiale e che serve, sono parole dello stesso Tallone «a onorare il libro nei suoi aspetti materiali e spirituali, descrivend­o e mostrando dal vero – nell’epoca dei surrogati virtuali – secoli di civiltà tipografic­a e cartaria, rivelata dal più efficace antidoto all’ignoranza: l’inchiostro da stampa».

Dunque eccoli questi inchiostri. Il tipografo è un pittore la cui tavolozza è composta di un solo colore e non può permetters­i errori o leggerezze; ecco che ciascuna di queste f si veste da gran sera: neri pastosi, o più secchi, taluni con memorie di liquidità passate, la vischiosit­à che richiede una maggiore o minore quantità di impasto, altri che “riflettono” la luce dalla quale sono toccati, altri ancora, invece restano impenetrab­ili, muti, tetri, epperò: regali. Più di tutti amo proprio il primo, fabbricato negli anni 30: un Black 288 della Hostmann-Steinberg di Celle, in Germania, che produce inchiostro tuttora con i principi con i quali lo faceva Gutenberg (che l’inchiostro se lo doveva fare da sé, ovviamente, con olio di lino, resine di alberi, nero di carbone), di cui Tallone conserva ancora alcuni preziosi barattoli. Nero di eleganza e potenza sublimi, avvicinato solo, per me, da un nero opaco della Huber di Monaco (anni 90) e da un nero LE H della Etelia di Firenze degli anni 60.

Ritorniamo, allora, all’ “eleganza del referente”. Scrive Ossola: «Non trascurare l’eleganza del referente (...), come se alla parola ci si debba accostare con quella reverentia che si deve a un segno che conserva le tracce del sacro; e il sacro, nei secoli, venerato e temuto, osservato o rammemorat­o, detta gesti e parole, non sono l’accento di un soggetto ma il lascito di generazion­i, l’accumulars­i – lento e costante – di un senso condiviso, che faccia convergere verso un“centro riconoscib­ile” della memoria collettiva ». Detto perfettame­nte, e perfettame­nte trasponi bile all’arte di“fare libri ”. I Manu alidi Tallone( dedicati anche all’ impaginazi­one, ai caratteri da stampa, ai frontespiz­i, alle carte, insomma a tutti gli elementi materiali che costituisc­ono l’ossatura stabile sulle quali le parole si posano e si possono poi “librare”, verbo che consente un bellissimo doppio senso), sono, infatti, la esemplific­azione di cosa ha voluto dire per questa singolare impresa familiare, autentica eccellenza del miglior made in Italy, mettersi al servizio dell’oggetto-libro; in tutti i manuali la teoria (e si prendano, anche in questo ultimo, i puntualiss­imi commenti estetici e tecnici di Enrico, o la dotta ricostruzi­one storica delle carte d’Alvernia di Luigi Manias, o, ancora, i saggi di Massimo Gatta, Nicolangel­o Scianna e Armando Torno) è resa “viva” dagli esempi. Tallone possiede uno straordina­rio repertorio di punzoni e caratteri, certo, ma anche di carte pregiate, italiane e straniere accumulate in decenni di attività. Così in ogni manuale, gli “inserti” servono a farvi letteralme­nte toccare con mano di cosa si sta parlando; ed è una gioia che anche ai bibliofili più accaniti non capita spesso di poter provare: i campioni originali di carta che sono qui acclusi, da Pescia a Fabriano agli Stati Uniti sono un’emozione al tatto e consentono belle scoperte.

E, ancora, le filigrane: Tallone ne è un collezioni­sta e conoscitor­e raffinato e custodisce esemplari delle carte filigranat­e che servirono a comporre la Bibbia di Gutenberg (che, sia detto per inciso, venivano dal Piemonte, da Caselle; ovviamente queste le tiene per sé). Ogni manuale ne contiene ben tre, di secoli diversi. Per i feticisti veri e propri, poi, Tallone ha inserito un foglio d’avviamento tipografic­o, che serve a capire come regolarizz­are la pressione di stampa sulle diverse zone della pagina e sulle singole lettere.

Del resto, lo stesso libro è un monumento all’arte di fare libri: in-folio (cm 37x23) di 208 pagine composte a mano con i caratteri disegnati da Alberto Tallone, incisi da Charles Malin e fusi da Radiguer a Parigi, mentre le note e le didascalie dei reperti originali (che sono fustellati in cartoncini più spessi) sono composte a mano in Garamond Deberny & Peignot. La complessa redazione e la composizio­ne a mano per mezzo di 360.000 caratteri, ci tiene a fare notare Tallone, «fanno sì che il presente Manuale veda la luce nel 2018, anno in cui ricorrono diversi anniversar­i: cinquecent­o cinquant’ anni dalla scomparsa diGutenb erg, il bicentenar­io del Manuale Tipografic­o di Giambattis­ta Bodoni, centovent’anni dalla nascita di Alberto Tallone, l’ottantesim­o dall’inizio dell’attività editoriale a Parigi, il sessantesi­mo dal rientro in patria, il cinquantes­imo della sua scomparsa e il primo anniversar­io di Bianca Tallone, a cui si deve la continuazi­one di un ideale anche durante difficili frangenti».

Anche solo questa nota, dove viene ricostruit­a una genealogia produttiva e di intenti («la continuazi­one di un ideale») serve a rendere esplicito ciò che si diceva sopra. Si tratta di una lunga tradizione, «l’accumulars­i – lento e costante – di un senso condiviso»; che è quello di fare libri onorandoli al meglio, preoccupan­dosi di ogni singolo aspetto, mettendosi al servizio dell’autore (e, dunque, delle parole), ma esaltando quella tecnica, quel mestiere del far libri, che, senza che noi ce ne accorgiamo, spesso, è uno degli elementi di forza del pensiero, della poesia, delle idee che da quelle parole promanano. È un’alleanza, quella tra il testo e il suo confeziona­mento, che non va sottovalut­ata. Un libro è un progetto di architettu­ra e raramente sta in piedi se manca uno degli elementi. Siamo così abituati a effimere produzioni digitali che, quando arriva un solido esempio di cosa ha significat­o, nell’ultimo secolo, lavorare per l’ “eleganza del referente” non possiamo che restare ammirati. Un libro così, una serie così, dovrebbe stare in tutte le bibliotech­e pubbliche di un certo nome e nelle scuole di design, di grafica, nei politecnic­i. È troppo sognare che vada a finire nelle bibliotech­e dei letterati, ma i bibliofili, quei pochi o molti che restano, non se lo facciano sfuggire.

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 ??  ?? 26 sfumature di neroSopra, la doppia pagina con 26 tonalità di nero diverse, ciascuna corrispond­ente a un diverso inchiostro, provate su una «f» minuscola del carattere Tallone (corpo 120); sotto la carta con la filigrana taurina di Caselle, la stessa che fu comprata da Gutenberg per stampare la sua Bibbia. È uno dei pezzi rari della collezione di filigrane e carte di Enrico Tallone, che nel suo atelier di Alpignano custodisce anche migliaia di punzoni utilizzati per realizzare i caratteri e l’Archivio degli Stili, una serie di alfabeti con cinque secoli di evoluzione del segno grafico
26 sfumature di neroSopra, la doppia pagina con 26 tonalità di nero diverse, ciascuna corrispond­ente a un diverso inchiostro, provate su una «f» minuscola del carattere Tallone (corpo 120); sotto la carta con la filigrana taurina di Caselle, la stessa che fu comprata da Gutenberg per stampare la sua Bibbia. È uno dei pezzi rari della collezione di filigrane e carte di Enrico Tallone, che nel suo atelier di Alpignano custodisce anche migliaia di punzoni utilizzati per realizzare i caratteri e l’Archivio degli Stili, una serie di alfabeti con cinque secoli di evoluzione del segno grafico
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