La querelle del doppio mandato
Elezioni forensi. In 68 realtà si deve ancora votare, ma 62 hanno già un nuovo consiglio In alcuni casi, come Napoli e Roma, c’è chi ha svolto due incarichi. Parola alla Consulta
Rinnovo degli Ordini degli avvocati nel caos. Dopo il limite del doppio mandato sancito dalla Cassazione, nelle 62 realtà in cui si è votato si sono tenute linee differenti. Ora si aspetta la Consulta.
La questione verrà trattata venerdì prossimo a Roma, dove i presidenti degli Ordini territoriali e quelli delle Unioni regionali degli avvocati sono stati convocati dal Consiglio nazionale forense (Cnf). In agenda c’è anche il tema del rinnovo dei consigli territoriali. Al momento ci sono 62 Ordini che hanno eletto il nuovo consiglio e 68 che devono farlo. Nel frattempo anche il Cnf si è rinnovato, aprendo a chi - a cominciare dal presidente ancora in carica, Andrea Mascherin - ha già svolto due mandati. Nel caso del Consiglio nazionale è stata sposata la tesi che il vincolo del doppio mandato riguardi solo la nomina dei consigli territoriali.
In ordine sparso
La confusione è tanta. Tra i 62 Ordini che si sono rinnovati, alcuni hanno tenuto fede alle parole di giudici e legislatore, mentre altri hanno tirato dritto e accettato le candidature di “doppiomandatisti”. È successo, per esempio, a Napoli. «Abbiamo votato agli inizi di febbraio - spiega il neopresidente Antonio Tafuri - ed è stato accettato anche chi aveva due mandati. Di candidati in quelle condizioni ne sono stati eletti 4 ed è stato presentato ricorso. Anche la mia rielezione e quella di un’altra collega è stata impugnata, ma abbiamo svolto due mandati anni fa e dal 2013 a oggi non abbiamo ricoperto alcuna carica».
Analoga situazione a La Spezia, che insieme a Savona, ha innescato il ricorso alla Consulta da parte del Cnf (si veda la scheda a fianco). Alle elezioni di inizio gennaio sono risultati eletti quattro consiglieri con due mandati, tra cui il nuovo presidente, Salvatore Lupinacci. Pure a Roma il nuovo consiglio annovera un “doppiomandatista”, riammesso alla competizione dal Cnf dopo che la commissione elettorale lo aveva escluso.
A Brescia, dove le elezioni si sono svolte poco prima di Natale, la presenza di “ineleggibili” ha portato alle dimissioni di una parte del nuovo consiglio e ora si è nelle mani del commissario.
Diversa l’impostazione seguita a Viterbo: «Per sensibilità istituzionale - commenta il neopresidente Marco Prosperoni - chi era incandidabile ha fatto un passo indietro». Così è stato fatto pure a Perugia e a Treviso, dove si è votato a fine gennaio.
In attesa del voto
Non meno complicata è la situazione di chi al voto ancora ci deve andare. A Milano, dove si voterà a fine marzo, la posizione dell’attuale presidente, Remo Danovi, è netta: «Il limite dei due mandati consecutivi non avrebbe dovuto aver bisogno della Cassazione e dell’interpretazione autentica legislativa. Dovrebbe essere applicato spontaneamente dagli avvocati per consentire il rinnovamento e la rotazione della rappresentanza. Già dal 2003, in tutte le proposte e progetti elaborati dal Cnf per la riforma professionale è affermato chiaramente il limite dei due mandati consecutivi. Non mi sembra quindi sostenibile che tale vincolo verrebbe a costituire una limitazione irragionevole dell’elettorato passivo». Il calendario di chi ancora deve recarsi alle urne è variegato, con date che arrivano - perché così consente la norma del Dl Semplificazioni fino a luglio. Belluno, che voterà nei prossimi giorni, ha già chiuso le candidature senza “doppiomandatisti”: 5, sugli attuali 9 consiglieri, si trovavano in quella situazione, ma - fanno sapere dall’Ordine - non si sono ripresentati. Analogo il caso di Lucca, dove le elezioni si svolgeranno l’11 e il 12 aprile e i consiglieri uscenti ineleggibili hanno deciso di farsi da parte. A Grosseto, invece, si voterà a maggio, dopo aver rinviato due volte l’appuntamento. «Il 21 marzo spiega l’attuale presidente, Luigi Bonacchi - mi incontrerò con altri sette presidenti degli Ordini toscani - Pistoia ha votato e non ha casi ineleggibilità - per concordare la data delle elezioni. Siamo tutti con un doppio mandato alle spalle, anche se il presidente di Pisa ha già detto che non si ricandiderà. Anch’io avevo deciso, dopo la sentenza della Cassazione, di non ripresentarmi. Ora, però, dopo il ricorso alla Consulta potrei riconsiderare la posizione, perché ritengo che, anche sulla base di una consolidata giurisprudenza, si debba ricorrere all’ammissione con riserva. Altrimenti si recherebbe agli interessati un grave pregiudizio».