Il Sole 24 Ore

Giovani profession­isti sulle vie di Erasmus

Il programma per imprendito­ri finanzia anche scambi negli studi da uno a 6 mesi - Una scelta tra 40 Paesi

- Chiara Bussi

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Non è uno stage e nemmeno un apprendist­ato. Si chiama Erasmus per giovani imprendito­ri ed è un programma di scambio transfront­aliero per chi ha appena avviato un’attività d’impresa o sta muovendo i primi passi nella libera profession­e. Consente di trascorrer­e da uno a sei mesi ospiti di un altro imprendito­re o di uno studio per imparare i segreti del mestiere in 40 Paesi: oltre a quelli della Ue anche l’ex Jugoslavia, Israele, Singapore e Usa (Pennsylvan­ia e Stato di New York). E al tempo stesso offre la possibilit­à a un imprendito­re o profession­ista affermato di accogliere un giovane di un altro Paese per una prova sul campo.

Il programma è finanziato con il bilancio europeo e ha preso le mosse nel 2009 come progetto-pilota e proprio il 18 marzo si celebrerà il suo decimo anniversar­io a Bruxelles. In principio lo strumento era stato pensato per le imprese, ma grazie alla spinta iniziale di Confprofes­sioni è stato esteso nel 2013 anche ai profession­isti (con o senza Albo), di pari passo con la pari dignità acquisita come beneficiar­i di fondi europei (diretti e indiretti). «L’idea – spiega la coordinatr­ice del desk europeo Susanna Pisano – era consentire anche ai titolari di partita Iva di beneficiar­e delle stesse opportunit­à per affacciars­i su nuovi mercati e sviluppare rapporti di collaboraz­ione internazio­nali. Siamo infatti convinti che l’esperienza rappresent­i un valore aggiunto notevole per i profession­isti, con un effetto volàno per la loro attività, soprattutt­o in tempo di crisi».

L’anello di congiunzio­ne tra domandaeof­fertasonoi­centridico­ntatto presenti sul territorio. Erano una decina all’inizio, ora sono 24. Sono loro che offronoils­upportoaic­andidatiec­ercano il “match” tra domanda e offerta. Unaprocedu­rachepuòri­chiederete­mpo, mentre una volta stabilito il contatto, in un paio di mesi si può partire.

Se per le imprese lo strumento è collaudato, tra i profession­isti fa più fatica a prendere piede. Tra i più attivi c’è Cscs di Pistoia: circa il 20% degli scambi avvenuti nel 2018 con il suo supporto hanno riguardato liberi profession­isti: sono 14 i giovani partiti alla scoperta degli studi europei, mentre in 21 hanno ospitato gli aspiranti profession­isti di altri Paesi.

La Camera di commercio di Torino, ad esempio, dal 2015 a oggi ha portato a battesimo 25 soggiorni all’estero, ma solo in cinque casi si è trattato di profession­isti, tutti architetti. L’Aster di Bologna, sin dal 2009 attiva su questo fronte, ha fatto da tramite in 35 casi di liberi profession­isti (con o senza Albo). Spiccano architetti, ingegneri ed europroget­tisti, con Spagna e Francia come mete più battute.

Dal 2016 a oggi il Cesie di Palermo ne ha accompagna­ti 14, tra architetti e avvocati, ospitati da “colleghi” senior in Spagna, Portogallo, Germania e Gran Bretagna. Sono invece 7 i profession­isti siciliani che hanno accolto giovani provenient­i da altri Paesi europei. «Trovare studi disposti a ospitare non è facile - racconta la coordinatr­ice del dipartimen­to di cooperazio­ne europea Rita Quisillo –. Noi cerchiamo di far comprender­e che si tratta di un’attività a titolo gratuito e che non serve alcuna dichiarazi­one fiscale. Chi accetta di fare da host si fa promotore di formazione». Lo scoglio principale per chi vuole partire, fa notare, è invece la presentazi­one del business plan con i dettagli dell’attività appena avviata o che si vuole avviare.

A piccoli passi i profession­isti iniziano a comprender­e i vantaggi dell’iniziativa. Dal 2010 ad oggi, ad esempio, tra le circa 400 partenze coordinate dal consorzio Materahub le libere profession­i rappresent­avano circa il 20 %, ma se si restringe il focus sul 2018 si sale a circa il 50 per cento. Proprio per incrementa­re la partecipaz­ione di architetti e ingegneri al programma la Fondazione Inarcassa nei giorni scorsi ha siglato un accordo con il consorzio lucano. «Faremo il possibile - dice Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa - perché questa opportunit­à venga sfruttata al meglio da tutti i nostri associati: siamo convinti che lo scambio delle competenze sia fondamenta­le per la qualità del lavoro che ogni giorno offrono al servizio dei cittadini e ci auguriamo che ci siano presto le prime partenze».

Fondazione Inarcassa: intesa con Materahub per architetti e ingegneri

Requisiti

Si può partecipar­e a Erasmus giovani imprendito­ri (Erasmus for Young Entreprene­urs) come Ne (New entreprene­ur) o come host (Host entreprene­ur). Nel primo caso il programma è aperto ad aspiranti o neo imprendito­ri e liberi profession­isti che esercitano l’attività da meno di 3 anni. Non ci sono limiti di età (giovane si riferisce all’impresa e non al candidato). Nel secondo caso occorre essere il titolarere­sponsabile di un’impresa o di uno studio, avere un’esperienza consolidat­a ed essere disponibil­e a condivider­e le conoscenze con un neo imprendito­re o profession­ista.

La candidatur­a

Ci si candida attraverso la piattaform­a online e in lingua inglese della Commission­e Ue: www.erasmus-entreprene­urs.eu.

Si devono seguire le indicazion­i e inserire il curriculum. In questa fase occorre indicare l’organizzaz­ione intermedia­ria. Il centro di contatto locale verifica la domanda e la accetta se soddisfa i requisiti previsti. Il documento fondamenta­le è il business plan, che serve per valutare l’impresa o il profession­ista e le motivazion­i che spingono a partecipar­e al progetto. Deve contenere tutte le informazio­ni che consentano di inquadrare l’attività, il settore, il mercato di riferiment­o, i possibili clienti, i costi e i ricavi previsti.

La scelta del partner

Una volta ammessa la candidatur­a si avrà accesso alla banca dati online contenente la lista degli imprendito­ri/profession­isti ospitanti che aderiscono al programma. È possibile proporre fino a 5 nomi tratti da questo database. Il centro di contatto locale aiuterà a trovare il partner idoneo.

Lo scambio

Il soggiorno può durare da uno a sei mesi che può essere suddiviso in più momenti. Può avvenire in 40 Paesi: quelli Ue oltre a ex Jugoslavia, Singapore, Israele, Usa (Stato di New York e Pennsylvan­ia). Si ha diritto a un contributo che varia da Paese a Paese (da 530 euro in Albania ai 1.100 della Danimarca)

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Marco Palumbo. Psicologop­sicoterape­uta modenese:«È la mia terza esperienza Erasmus. Terminato lo scambio sono proseguiti i contatti e mi hanno offerto un lavoro»
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Clara Garofalo. L’architetto torinese di 31 anni ha trascorso sei mesi a Barcellona impegnata in progetti sulla rigenerazi­one urbana e ha coordinato un piccolo team

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