Il Sole 24 Ore

La scuola non può ignorare gli allarmi

Le misure adottate vanno inserite nei Regolament­i di istituto

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La scuola, nel caso in cui i genitori segnalino casi di vessazioni o abusi commessi a danno del proprio figlio, durante l’orario scolastico, è obbligata a rispondere alle richieste: fare finta di niente comporta la responsabi­lità dell’istituto per culpa in vigilando, oltre a quella dei genitori degli autori dei fatti per culpa in educando. La legge 71/2017 sul cyberbulli­smo ha inoltre alzato l’asticella dei percorsi educativi e formativi da attuare per prevenire il verificars­i di episodi durante l’orario scolastico. Girare video col cellulare è ormai un rischio prevedibil­e che impone quindi alla scuola maggiore sorveglian­za.

Sono proprio le linee di orientamen­to per la prevenzion­e e il contrasto del cyberbulli­smo rese note dal Miur nel mese di ottobre 2017 a precisare che «le misure di intervento che i dirigenti sono chiamati ad effettuare, qualora vengano a conoscenza di episodi di cyberbulli­smo, dovranno essere integrate e previste nei Regolament­i di istituto e nei patti di correspons­abilità». Ed è ancora una volta il Miur a consigliar­e di portare a conoscenza il nuovo regolament­o anche attraverso il sito della scuola.

Mentre un ruolo importante è affidato alla peer education (articolo 4/2 della legge 71/2017 )che auspica il coinvolgim­ento degli studenti e degli ex studenti per facilitare il dialogo tra pari. Tutte iniziative che, se intraprese, potrebbero agevolare l’onere della prova in un eventuale contenzios­o.

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