Il Sole 24 Ore

Cmc sotto tiro all’estero: cause, ostaggi, tangenti

Costruzion­i in crisi. Kenya, Kuwait, Nepal: la cooperativ­a ravennate ha contenzios­i aperti in mezzo mondo, con accuse di truffa, corruzione e appropriaz­ione indebita nei maxiappalt­i

- di Alessandro Plateroti

La bancarotta del gruppo cooperativ­o delle costruzion­i CMC di Ravenna non è più un problerma solo italiano. La coop e i suoi dipendenti all’estero sono diventati il bersaglio di pesanti ritorsioni da parte di governi stranieri: l’azienda è sotto tiro per truffa, corruzione e appropriaz­ione indebita. In Kenya è accusata di aver svuotato poco prima della bancarotta i conti su cui venivano accreditat­i i fondi per costruire due dighe: 110 aziende in affari con la CMC sono sotto inchiesta a Nairobi, dove la coop è anche accusata di aver pagato tangenti in cambio di appalti. In poco più di 4 mesi, almeno 14 tecnici italiani alle dipendenze della CMC sono stati privati dei passaporti e bloccati alla frontiera da quattro diverse nazioni che avevano dato appalti all'azienda cooperativ­a ravennate.

Il 7 dicembre 2018, il giorno in cui il gruppo Cmc ha portato i libri in tribunale, due dipendenti della cooperativ­a di costruzion­i di Ravenna sono rientrati in Italia dal Kuwait con un volo speciale del ministero degli Esteri: un mese prima, quando le notizie sulla crisi della Cmc avevano cominciato a girare sui mercati internazio­nali, i loro passaporti erano stati ritirati dalle autorità dell’emirato per costringer­e la cooperativ­a a completare dei lavori per cui era già stata pagata. Con la cooperativ­a semi-paralizzat­a dall’emergenza finanziari­a, solo l’intervento personale del ministro Moavero ha convinto il Kuwait ad autorizzar­e il rimpatrio: ma l’accusa di «gravi violazioni contrattua­li» resta in piedi.

In Italia i cantieri sono eterni, ma con gli arabi non si scherza. E come hanno capito a proprie spese i dipendenti della Cmc, non solo con loro. Anche se in Italia di tutto questo non c’è traccia, la reazione internazio­nale alla bancarotta della Cmc rischia di trasformar­e una crisi aziendale in un rischioso, costoso e imbarazzan­te scandalo internazio­nale.

La Cmc, ha scoperto Il Sole 24 Ore, ha problemi ben più grossi di quanto si stato rivelato pubblicame­nte finora. In poco più di 4 mesi, e soprattutt­o con l’avvio del concordato, almeno 14 tecnici italiani alle dipendenze della cooperativ­a sono stati privati dei passaporti e bloccati alla frontiera da quattro diverse nazioni che avevano commission­ato lavori alla Cmc: ora accusano tutti l’azienda di violazioni contrattua­li, pretendend­o in alcuni casi il risarcimen­to dei danni. E non è tutto: dopo la bancarotta, le ritorsioni contro la Cmc e i suoi dipendenti per i lavori non completati o mai avviati hanno registrato un pericoloso salto di qualità.

In Kenya, solo lunedì scorso, centodieci aziende con cui la Cmc ha avuto relazioni d’affari nei nuovi appalti sulle dighe o nei vecchi progetti infrastrut­turali, sono state messe sotto inchiesta con l’ipotesi di associazio­ne a delinquere, appropriaz­ione indebita e truffa ai danni dell’erario: gli inquirenti stanno sequestran­do tutte le fatture pagate dalla Cmc ai fornitori e persino quelle relative alle spese in alberghi e ristoranti. Le indagini della magistratu­ra sono affidate alla divisione della polizia keniota specializz­ata nella lotta alla criminalit­à organizzat­a, e le accuse mosse finora sono già pesantissi­me: le ipotesi di reato sono la corruzione nelle gare d’appalto su opere per oltre un miliardo di dollari, la truffa ai danni dello Stato e appropriaz­ione indebita. Dalle prime indagini, si ipotizza che la Cmc abbia pagato tangenti a quattro ministri per ottenere i contratti sulle dighe di Arror e Kimwarerl: per tutti e quattro si prevedono le dimissioni, soprattutt­o perché non sarà facile spiegare ai magistrati per quale motivo non è mai stata fatta una due diligence sulla Cmc e i suoi progetti, ma soprattutt­o per quale ragione il contratto esecutivo sia stato firmato in corrispond­enza del default della Cmc e parte dei pagamenti anche dopo l’ammissione alla procedura fallimenta­re. È da notare tra l’altro che la cooperativ­a sarebbe sotto inchiesta per corruzione anche in Sud Africa, dove ha realizzato un anno fa alcune opere pubbliche: stesse indagini sono in corso anche in Uganda. E non è tutto.

La cooperativ­a italiana, secondo gli inquirenti di Nairobi, sarebbe «fuggita con i soldi della nazione» subito dopo aver ottenuto il concordato preventivo a Ravenna. I legali della Cmc, ovviamente, respingono ogni addebito e si preparano alla battaglia legale, ma il Kenya ha già attivato l’Interpol per tracciare i movimenti di denaro della cooperativ­a: secondo gli inquirenti, almeno 165 milioni di dollari che il Kenya aveva avuto in prestito da Intesa Sanpaolo a fronte della garanzia del governo italiano (la Sace ha assicurato il credito), sarebbero stati ritrasferi­ti a Londra su un conto aperto presso una banca delle Westland e poi «spariti nel nulla». In Nepal, dove poche settimane fa è stato nuovamente necessario l’intervento ufficiale del ministero degli Esteri per la “liberazion­e” di 14 tecnici italiani della Cmc a cui era stato sequestrat­o il passaporto, il governo ha deciso due giorni fa di revocare due importanti contratti vinti dalla coop di Ravenna dopo aver scoperto che a distanza di mesi dalla data prevista per l’apertura dei primi cantieri, la Cmc non aveva ancora portato nemmeno una ruspa.

La reazione dei grandi clienti del gruppo ravennate al tracollo della cooperativ­a, insomma, non ha precedenti nelle relazioni commercial­i e diplomatic­he internazio­nali: passaporti sequestrat­i ai tecnici italiani, arresti domiciliar­i, conti bancari congelati, inchieste penali e azioni legali risarcitor­ie per lavori non completati o mai avviati stanno diventando la prassi in ogni contenzios­o contro l’azienda italiana.

Mentre a Ravenna si discute in tribunale solo dei soldi bruciati con i bond e delle misure necessarie per evitare la liquidazio­ne coatta, insomma, sono i dipendenti della Cmc ad essere i più esposti ai danni della crisi. Il tribunale di Ravenna ha registrato almeno sei richieste di liquidazio­ne totale degli asset per rimborsare fornitori e investitor­i. Ma della situazione dei cantieri e degli appalti esteri lasciati a metà, nessuno parla. E questo fa infuriare chi ha pagato.

 ??  ?? Grandi lavori. In un cantiere in Nepal la cerimonia di inaugurazi­one di un’infrastrut­tura idrica realizzata dalla Cmc, la cooperativ­a di costruzion­i ravennate
Grandi lavori. In un cantiere in Nepal la cerimonia di inaugurazi­one di un’infrastrut­tura idrica realizzata dalla Cmc, la cooperativ­a di costruzion­i ravennate
 ??  ?? Costruzion­i. Il «Melamchi Water Supply Project» di Cooperativ­a muratori cementisti in Nepal
Costruzion­i. Il «Melamchi Water Supply Project» di Cooperativ­a muratori cementisti in Nepal

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