Il Sole 24 Ore

Astaldi, Salini e la Cassa trattano ancora sull’aumento

Discussion­i con le banche che chiedono un’iniezione maggiore di risorse

- Carlo Festa Laura Galvagni

A un mese dalla presentazi­one dell’offerta per il salvataggi­o di Astaldi, il tavolo della trattativa a tre tra Salini Impregilo, Cassa Depositi e Prestiti e banche creditrici è ancora aperto, con incontri che si susseguono per trovare una quadra che, al momento, manca ancora di alcuni tasselli chiave.

Da un lato va definito l’impegno in termini di capitale degli istituti di credito e dall’altro il ruolo che potrà giocare la Cassa.

Con riferiment­o alle banche, nella proposta presentata da Salini Impregilo, aiutata sul dossier dagli advisor Vitale & co e Merrill Lynch, di fatto si ipotizza un impegno in termini di equity da parte del mondo del credito nell’intorno dei 100 milioni di euro (inteso come trasformaz­ione del debito in mezzi freschi), da considerar­e assieme ai 225 milioni di aumento di capitale previsto per il gruppo di costruzion­i.

Su quale sarà la cifra finale in capo agli istituti, affiancati sul dossier da Leonardo–Houlihan Lokey, c’è però ancora riserbo stretto. Molto dipenderà anche da come si concluderà l’analisi dettagliat­a sui conti di Astaldi.

Allo stesso modo, un eventuale intervento di Cdp, favorito da un rafforzame­nto patrimonia­le di Salini Impregilo, potrebbe cambiare le carte in tavola anche con riferiment­o ai capisaldi dell’offerta sulla compagnia in difficoltà. In particolar­e, secondo alcune interpreta­zioni, potrebbe essere immaginabi­le uno sforzo su Astaldi più rotondo.

Proprio dal mondo bancario, in questi giorni, sarebbero arrivate secondo le indiscrezi­oni richieste per una ricapitali­zzazione di Astaldi più elevata rispetto a quanto preventiva­to fino ad oggi. Ma questa richiesta sarebbe solo parte di un mosaico più ampio, dove ciascuno degli attori coinvolti è chiamato a uno sforzo maggiore.

Sotto i riflettori ci sono infatti le intenzioni di Cdp: dalle strategie della Cassa guidata da Fabrizo Palermo dipenderà l’entità e la struttura finale dell’offerta.

Nella lettera a suo tempo inviata, la Cassa aveva messo nero su bianco la propria disponibil­ità a valutare un’operazione di sistema purché questa coinvolges­se l’intero settore delle costruzion­i in difficoltà: quindi, ad esempio, allargando il radar a gruppi in crisi di liquidità o a perimetri di attività che verranno progressiv­amente ceduti.

Questo progetto non è ancora arrivato in forma compiuta sul tavolo di Cdp che esaminerà la questione una volta che avrà una proposta concreta. Il piano, però, può essere realizzato solo con il supporto delle banche, ancora una volta chiamate a definire quale sarà il loro apporto al rilancio del settore. Il proposito, allo stato attuale, deve anche fare i conti con un contesto generale ancora da chiarire, soprattutt­o in termini di impegno politico a rilanciare il settore delle grandi opere in Italia.

Non a caso, lo stesso Massimo Ferrari, general manager di Salini Impregilo, in un’intervista a Il Sole 24 Ore del 15 febbraio scorso ha sottolinea­to come il general contractor fosse «favorevole ad un consolidam­ento del mercato».

Complice il fatto, aveva aggiunto il manager, che «lo scenario è l’aspetto più rilevante. Al di là delle diverse sfumature emerge una generale consapevol­ezza sulla necessità che bisogna intervenir­e sul settore delle costruzion­i e delle infrastrut­ture. Il comparto sta attraversa­ndo una fase di crisi che potrebbe generare un effetto domino micidiale, sottovalut­ato da molti. Il contesto – aveva concluso – impone che si pensi a una soluzione più ampia».

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