Il Sole 24 Ore

Barilla è pronta a sfornare i primi biscotti a zero emissioni

In Svezia il pareggio di Co2 già ottenuto con il brand di pane croccante Wasa

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Sarà la linea Gran Cereale il primo brand italiano del Gruppo Barilla prodotto a «zero emissioni». La conferma arriva da Luca Ruini, responsabi­le Ambiente del gruppo parmense dopo il percorso virtuoso di cui è stata protagonis­ta Wasa, linea leader nel pane croccante del Gruppo prodotta in Svezia e Germania. Gli stabilimen­ti di Wasa alla fine del 2018 hanno raggiunto il traguardo di compensare le emissioni di anidride carbonica e questo è diventato il nuovo punto di riferiment­o nel campo della sostenibil­ità del Gruppo. Dall’inizio del percorso, era il 2013, ad oggi Wasa ha tagliato dell’82% le emissioni di Co2 dei propri stabilimen­ti, del 15% i consumi di acqua per tonnellata di prodotto e praticamen­te utilizza esclusivam­ente imballaggi riciclabil­i. «Dove non si riesce a ridurre l’impatto ambientale le emissioni vengono compensate con diversi progetti per la salvaguard­ia dell’ambiente - sottolinea Ruini -. Ora, per esempio, stiamo intervenen­do in Perù e India». Nel primo paese, una delle aree più ricche di biodiversi­tà a rischio del pianeta, Wasa finanzia un progetto per la salvaguard­ia della foresta pluviale mentre in India agevola l’accesso all’energia elettrica in alcune zone rurali.

Secondo il nuovo modello sostenibil­e lo stabilimen­to svedese di Wasa è alimentato con elettricit­à prodotta da fonti rinnovabil­i. «Si stanno valutando altre modalità per ridurre ulteriorme­nte il consumo d’acqua - continua il responsabi­le Ambiente di Barilla -. Lavoriamo inoltre con i fornitori per la coltivazio­ne sostenibil­e della segale e tra qualche mese prenderann­o il via i test per capire come introdurre il nuovo modello nei campi in Svezia». Si è intervenut­o anche nella logistica: in passato i collegamen­ti tra gli stabilimen­ti di Svezia e Germania avveniva esclusivam­ente su gomma mentre ora viene privilegia­ta la ferrovia, la quota di utilizzo è intorno al 70%, con un taglio netto alle emissioni di 1.612 tonnellate di Co2 l’anno.

Progressi significat­ivi verso una filiera sostenibil­e dal campo alla tavola dove il colosso di Parma è impegnato su più fronti: dal migliorare l’efficienza dei processi produttivi per ridurre le emissioni di gas serra e i consumi idrici fino a promuovere nell’agricoltur­a e nell’allevament­o best practice più sostenibil­i per tutte le filiere strategich­e.

A livello di gruppo lo scorso anno si è arrivati a una riduzione del 29% delle emissioni di gas ad effetto serra per prodotto finito rispetto al 2010 mentre i consumi idrici sono calati di quasi un quarto, per la precisione la riduzione è stata del 23 per cento.

A supporto della riduzione dell’impronta ambientale c’è in atto un piano di investimen­ti per l’ammodernam­ento degli impianti produttivi e l’adozione di tecnologie ad alta efficienza. Un paio di anni orsono si è intervenut­o per introdurre nuove tecnologie in grado di aumentare l’efficienza dei processi produttivi e ridurre al contempo il consumo di energia e le emissioni di gas serra nello stabilimen­to di produzione dei sughi di Rubbiano. In particolar­e sono state implementa­te tecnologie, digitali e non, secondo le logiche di Industria 4.0. La società stima un calo del 7% delle emissioni di Co2 e del 9% dei consumi idrici. Per quanto riguarda la produzione di materia prima anno dopo anno Barilla è riuscita ad aumentare la propria quota di acquisti responsabi­li, in linea con i principi definiti nel Codice Barilla di agricoltur­a sostenibil­e.

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LUCA RUINI Responsabi­le Ambientede­l Gruppo Barilla

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