Il Sole 24 Ore

Effetto Tltro sulle aste Giù i rendimenti BTp

Collocati bond per 7,75 miliardi: lo spread 2-10 anni torna a livelli più equilibrat­i Angeloni (Bce): «Nuove misure disegnate per avere il miglior effetto espansivo»

- Vito Lops

Prosegue l’ «effetto- T-Ltros» sul debito pubblico italiano. Il calo dei rendimenti registrato sul secondario nell’ultimo mese - stimolato dall’annuncio della Bce del 7 marzo del lancio di nuovi finanziame­nti agevolati alle banche a partire da settembre - si è in parte riflesso anche nelle aste di nuovi titoli collocati ieri dal Tesoro. Più nel dettaglio, via XX Settembre ha assegnato tutti i 7,75 miliardi di euro di BTp a 3, 7 e 20 anni. Per il titolo a 3 anni, il Tesoro ha collocato 4 miliardi di BTp con una domanda (quasi 6 miliardi) 1,49 volte l’offerta (rispetto all’1,77 precedente) e un rendimento lordo dell’1,06% in aumento di 7 punti base rispetto all’analoga asta di febbraio. Sul titolo a 7 anni, venduto per 2,5 miliardi, la domanda è stata 1,4 volte l’offerta (stabile rispetto all’1,38 del mese scorso) e il rendimento lordo è calato di 21 punti base al 2,05%. Il titolo a 20 anni è stato venduto per 1,25 miliardi al tasso del 3,35%, in netto calo rispetto alla precedente asta (3,9%) che però risale allo scorso novembre (quando sulla carta italiana, per via dell’incertezza sull’approvazio­ne della manovra di bilancio, la tensione era molto alta). Rapporto di copertura in lieve calo a 1,36 da 1,41.

Gli analisti rilevano che c’è stata una buona domanda soprattutt­o per il nuovo 3 anni con cedola 1%, collocato circa 6 punti base sopra il mercato. L’asta, la più consistent­e da fine gennaio, nel suo complesso «ha registrato un costo medio a 1,75, altra buona notizia» commenta alla Reuters Chiara Cremonesi, strategist di Unicredit.

Nel complesso gli operatori hanno giudicato positivame­nte l’andamento delle aste a medio-termine che seguono quelle di martedì quando il Tesoro ha venduto tutti i 6,5 miliardi di euro di BoT a 12 mesi, con tassi ancora in discesa. Il rendimento medio è calato allo 0,06% dallo 0,181% del collocamen­to di febbraio. Su questo titolo ieri c’è stata, come di consueto una riapertura pari al 10% dell’importo (quindi 650 milioni), che però è andata quasi deserta (venduti appena 25 milioni). In ogni caso quello delle riaperture deserte è un episodio piuttosto frequente.

Nelle ultime ore si stanno consolidan­do gli effetti positivi determinat­i dalla nuova manovra espansiva - aste T-Ltros (Long term refinancin­g operations) - che la Bce si appresta a far partire dal prossimo settembre e che durerà fino a marzo 2021. Anche se gli investitor­i non conoscono ancora i dettagli (che verranno comunicati «a tempo debito») la curva del debito italiano ne ha risentito favorevolm­ente.

A confermare questa direzione sono arrivate le parole di Ignazio Angeloni, membro del consiglio direttivo della supervisio­ne Bce, secondo cui l’istituto è pronto a nuovi interventi, nel caso di ulteriori peggiorame­nti del quadro economico. In merito alle nuove T-Ltros Angeloni ha ribadito che saranno definite da qui a settembre, in modo da renderle il più efficace possibile e «favorire gli effetti espansivi».

In un mese - i mercati si sono mossi in anticipo andando a scontare con qualche settimana d’anticipo il probabile, poi confermato, annuncio delle aste T-Ltros - i rendimenti dei titoli a 10 anni sono scesi dal 3% al 2,57%. Mentre i tassi a 2 anni sono passati dallo 0,7% allo 0,26%, con un picco al ribasso addirittur­a allo 0,13%. Nel frattempo i rendimenti a 12 mesi sono tornati sul livello di neutralità (come confermato dall’asta di martedì allo 0,06%) mentre le scadenze più brevi sono tornate sottozero.

Il risultato è che lo “spread buono”, quello che misura la differenza di rendimento tra i titoli a 10 e 2 anni - che segue logiche diverse dallo spread BTp-Bund e che quando sale non è una cattiva notizia perché indica che gli investitor­i non temono una crisi a breve sulla carta italiana -resta solidament­e sopra i 230 punti. A fine maggio dello scorso anno quando si annovera una mini-fuga degli investitor­i stranieri dal debito italiano - questo differenzi­ale era scivolato sotto i 70 punti base con i rendimenti dei titoli a 2 anni che a livello intraday avevano addirittur­a superato il 3%. Col senno del poi chi li ha comprati in quella fase di tempesta oggi sta portando a casa una plusvalenz­a non da poco.

á@vitolops

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