Per Malo ripartenza soft Strategici i mercati esteri
«Non puntiamo solo al fatturato»: parole che sorprendono in generale, ancora di più se pronunciate da un imprenditore che ha appena investito 9,920 milioni di euro per rilevare un’azienda in crisi. «Da ragazzo le maglie di Malo erano un sogno per me. E appena si è presentata l’occasione, ho acquisito tutta l’azienda», spiega Walter Maiocchi, che lo scorso ottobre, insieme a Luigino Belloni e Mario Stangoni, si è aggiudicato all’asta uno dei marchi storici del cashmere made in Italy, fondato nel 1972 dai fratelli Canessa ma afflitto negli ultimi vent’anni da ben tre cambi di proprietà.
Maiocchi e i suoi soci hanno rilevato tutto: il marchio, ovviamente, ma anche le due manifatture di Campi Bisenzio (Fi) e Borgonovo Val Tidone, vicino Piacenza, con tutti i 110 addetti, i negozi. «Abbiamo trovato un patrimonio che ora vogliamo valorizzare - aggiunge -. Abbiamo riportato internamente tutta la produzione, stiamo già lavorando per formare una nuova generazione di magliai e investendo nella rete di monomarca, in Europa, a partire da Venezia, Monte Carlo e Mosca, ma soprattutto negli Stati Uniti e in Asia, dove il marchio è presente e conosciuto. Stiamo studiando anche i nuovi clienti del lusso, quei Millennials per i quali Malo non è un marchio noto come per gli over 40». Ma ogni novità, ogni investimento, sarà ispirato dalla prudenza: «Vogliamo rispettare il dna del marchio e insieme rinnovarlo, è una sfida impegnativa».
A occuparsi della parte creativa è stata chiamata Milena Motta, che porta in Malo la sua lunga esperienza in Loro Piana, i suoi contatti con le tessiture italiane d’eccellenza, il suo gusto per i materiali innovativi. Ha già firmato le prime due collezioni uomo e donna, presentate a Pitti di gennaio e ad AltaRoma, accolte con molto favore, e sta lavorando a quelle estive: «È un lavoro appassionante e intenso - spiega -: stiamo valorizzando l’alto artigianato presente in azienda, con lavorazioni preziose, quasi scultoree, sui cashmere più sofisticati e materiali preziosi come la bambagia di baby cammello. Ma ho voluto inserire anche dei tocchi contemporanei, per esempio nella giubbotteria, dove un sottile strato di pvc satinato conferisce alle creazioni una setosità hi-tech». Insieme alla maglieria e all’outerwear, il team creativo che si sta formando punta anche sugli accessori, soprattutto borse, sempre in maglieria e sempre coerentemente con un posizionamento davvero alto: «Ma andiamo per piccoli passi - aggiunge Maiocchi -: a noi interessa un risultato che cresce nel tempo».