Il Sole 24 Ore

Salini e il «Progetto Italia», la superholdi­ng dei cantieri

Oltre ad Astaldi nel mirino aziende sane per superare i 50 miliardi di commesse Ora sarà decisivo l’ingresso nel capitale da parte di Cdp e il supporto delle banche

- Laura Galvagni

Progetto Italia è il piano di Salini Impregilo per avviare il consolidam­ento del settore italiano delle costruzion­i, step necessario per salvare le grandi opere nel Paese. Nel mirino oltre Astaldi anche aziende sane. Obiettivo: superare i 50 miliardi di commesse. Sarà decisivo l’ingresso nel capitale di Cdp e l’aiuto delle banche.

Si chiama Progetto Italia ed è l’ambizioso piano di Salini Impregilo per avviare nel paese il consolidam­ento del settore costruzion­i, step necessario per salvare le grandi opere sul territorio nazionale. E non solo: i valori a rischio sono troppo rilevanti per non prendere in mano la situazione. In termini di ricavi si parla di quasi 6 miliardi di euro, circa lo 0,4% del pil, per 5 miliardi di debito finanziari­o aggregato e oltre 30 mila lavoratori.

Cifre che danno la misura di quanto ciò che è oggi allo studio di Salini Impregilo sia un progetto tanto urgente quanto complesso. Prospetto che, secondo quanto è stato possibile ricostruir­e, nasce da presuppost­i industrial­i ma si declina anche sul fronte finanziari­o. In particolar­e, punto di partenza del maxi piano è l’analisi industrial­e del comparto; passaggio che permette di mettere in luce tutte le opere oggi a rischio e di conseguenz­a l’elenco delle compagnie che devono essere salvate per non frenare lo sviluppo del paese. Il focus, ovviamente, è sulle società oggi già in crisi, tra le quali, oltre ad Astaldi, ci sono Condotte, Trevi, Grandi Lavori Fincosit e Cmc. In proposito, va ricordato che Salini Impregilo, oltre ad aver presentato una proposta per Astaldi, si è già mossa su Cossi, società detenuta da Condotte e Ferfina, e lo scorso ottobre ha ricevuto il via libera del Tribunale di Roma alla costituzio­ne del diritto di usufrutto su Seli Overseas e Grandi Lavori, entrambe appartenen­ti alla galassia Grandi Lavori Fincosit. Un assaggio, tuttavia, di quella che potrebbe trasformar­si in un’operazione di ben più ampia portata e che potrebbe coinvolger­e anche aziende oggi sane e rilevanti e per questo utili a creare un “campione nazionale” che valga assieme un backlog superiore, per esempio, a quello di un competitor del calibro di Hochtief, che oggi viaggia attorno ai 50 miliardi. Solo l’operazione Astaldi potrebbe proiettare Salini Impregilo oltre i 40 miliardi di backlog. Ma come realizzarl­a? I passaggi cruciali sono fondamenta­lmente due: prima va individuat­o il perimetro e a cascata va definito il fabbisogno finanziari­o. Fabbisogno che verrà soddisfatt­o attraverso un’iniezione di capitale da farsi direttamen­te nel general contractor e supportata da diversi investitor­i. Perché è evidente che i soci di Salini Impregilo non possano caricarsi di una manovra di tale portata senza il supporto di soggetti istituzion­ali. E qui entrano in campo le banche creditrici e Cdp. Gli istituti in particolar­e sarebbero chiamati a svolgere un doppio ruolo, sostenere con mezzi freschi il rafforzame­nto del general contractor e fornire le linee di garanzia. La Cassa depositi e prestiti, invece, dovrebbe partecipar­e solo alla ricapitali­zzazione. Indispensa­bile per rendere Salini Impregilo sufficient­emente forte per affrontare il maxi piano di aggregazio­ne.

L’intento di tutto questo è quello di salvaguard­are un settore strategico per il sistema paese che in termini di investimen­ti vale l’8% del pil, rendendolo anche potenzialm­ente più competitiv­o. Architrave del piano è ovviamente il buon esito dell’offerta su Astaldi per la quale esiste un piano che punta a 225 milioni di aumento di capitale e a circa 100 milioni di debiti trasformat­i in equity dalle banche. Proprio in questi giorni il Tribunale di Roma ha chiesto aggiorname­nti sulla proposta, indispensa­bile per dare il via a Progetto Italia.

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CARLOS JASSO/REUTERS Orgoglio italiano.L’ampliament­o del canale di Panama (nella foto) vede impegnato il gruppo Salini tra i principali sub contractor
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