Tim, Vivendi tenta il dialogo con Cassa depositi e prestiti LA CONTESA
Lo scenario di un rimpasto del consiglio dopo l’assemblea del 29 marzo Cassa Depositi sale al 9,8% I francesi si appellano nuovamente ai sindaci
La rivincita su Elliott, alla assemblea del 29 marzo, si prospetta difficile per Vivendi, dopo la stroncatura dei tre proxy advisor: Iss, Frontis e Glass Lewis , hanno suggerito ai fondi di votare contro la revoca di 5 consiglieri sollecitata dai francesi. Che ora tentano la carta del dialogo con Cdp che si avvia a controllare il 10% di Tim.
La rivincita su Elliott, alla prossima assemblea del 29 marzo, si prospetta mission impossible per Vivendi, dopo la stroncatura corale di tre proxy advisor su tre: Iss, Frontis e Glass Lewis , con qualche sfumatura differente , hanno tutti suggerito ai fondi di votare contro la revoca di cinque consiglieri sollecitata dai francesi.
Il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré tuttavia non demorde e anche ieri è uscito con una nuova richiesta di chiarimenti che, per ora, è stata inviata al collegio sindacale e prossimamente, pare, probabilmente anche alla Consob. Quale sia lo scopo di queste iniziative non è chiaro. Ma si dice che, parallelamente, i francesi stiano tentando di aprire un canale di dialogo con la Cdp, con la quale non hanno alcun interesse a scontrarsi, anche se probabilmente la Cassa, all’adunanza di fine marzo, voterà per mantenere l’attuale assetto gestionale, contro comunque la richiesta di revoca di cinque consiglieri.
Circola voce, in particolare, che Vivendi abbia cercato di mandare un messaggio a Cdp affinchè si ricomponga il consiglio di comune accordo. Tutto pur di togliere di mezzo Elliott, con il quale - come ha dichiarato in settimana lo stesso fondo Usa - non ci sono stati, nè ci sono contatti. La Cdp del resto è un azionista che difficilmente si potrà ignorare, dato che ieri - ultimo giorno utile per acquistare in Borsa i titoli da portare in assemblea - si è avvicinata al 10% che si era posta come obiettivo: l’ultimo filing Sec parla di una quota del 9,8%. Dalla Cassa però negano che ci sia, allo stato, un dialogo aperto con i francesi: prima si va in assemblea e poi si vedrà.
Ciononostante continua ad aleggiare lo scenario di un rimpasto del consiglio che, a ben vedere, per riportare la pace nell’azionariato dovrebbe trovare d’accordo anche il fondo attivista di Paul Singer. L’ipotesi è sempre quella di far slittare le nomine a una nuova assemblea, con le due opzioni di un ricambio parziale o totale del consiglio che però, necessariamente, dovrebbe passare dalla disponibilità di un nutrito numero di amministratori (fino a otto per far decadere il cda e procedere così al rinnovo) di fare un passo indietro: non sembra esserci la fila a riguardo. In questo scenario comunque, avanzerebbe l’ipotesi di una presidenza di garanzia che - secondo indicazioni affidabili - vedrebbe in prima fila per la posizione l’ex presidente Cdp Franco Bassanini, attuale presidente di Open Fiber, società che la Cassa vorrebbe integrare con Telecom per arrivare ad avere una rete unica sulla quale convogliare gli investimenti.
Intanto però è ancora tempo di strali. Con un nuovo comunicato stampa, Vivendi ha denunciato ancora ieri il comportamento dei consiglieri nominati da Elliott che, a maggioranza, hanno respinto i rilievi del collegio sindacale, citando nella sintesi che ne fa la media company transalpina - «gravi irregolarità relative alla governance della società e al suo consiglio». Il riferimento è alle riunioni tenutesi tra consiglieri Elliott, con l’esclusione dei consiglieri di minoranza (anche indipendenti) espressi da Vivendi, per preparare la sfiducia al precedente ad Amos Genish. Ma secondo Vivendi c’è tutta una serie di altre questioni di governance che tuttora non ha trovato risposta. La maggior parte delle domande - che sarebbero state poste anche in consiglio giovedì - prende di mira ancora il presidente Fulvio Conti. Perchè il presidente ha organizzato una riunione preparatoria della sfiducia con i soli consiglieri Elliott? Il presidente ha avuto contatti con esponenti Elliott prima o dopo i cda del 13 e 18 novembre (revoca delle deleghe a Genish e nomina del nuovo ad, ndr)? Che cosa è stato discusso tra il presidente e almeno un azionista di minoranza (la Cdp, ndr) il 12 novembre? Perchè si è tenuta almeno una riunione di soli consiglieri Elliott prima del cda per la nomina del nuovo ad? Che criteri sono stati adottati per selezionare il consulente legale (lo studio BonelliErede, ndr) per una decisione così importante come la rimozione dell’ad, quando è noto che lo stesso studio ha assistito Elliott?
Vivendi, a quanto risulta, ha chiesto formalmente al collegio sindacale di indagare ulteriormente sui punti sollevati, mentre si riserva di inoltrare a breve un nuovo esposto alla Consob. La conclusione è sempre la stessa. Vivendi ritiene che gli azionisti Telecom debbano insediare un «consiglio veramente indipendente» per ristabilire appropriate condizioni di governance. Le decisioni autoreferenziali del consiglio di giovedì, ribadisce il comunicato, non fanno altro che rinforzare le convinzioni di Vivendi a riguardo.
Commenti velenosi arrivano anche dall’altra parte. Come spiega l’ex ad che lo scorso anno il budget verso Havas (società del gruppo Vivendi) è aumentato del 60% da 91 a 146 milioni? Appunto, non pare ancora essere arrivato il momento di una tregua.