Il Sole 24 Ore

Sull’Italia un downgrade virtuale che costa tre miliardi all’anno

Continua il disallinea­mento dei rendimenti dei Btp rispetto al resto d’Europa

- Maximilian Cellino

Non c’è stata tensione sul debito italiano nelle ore e nei giorni che hanno preceduto il pronunciam­ento da parte di Moody’s. Superato lo scoglio delle aste del Tesoro di metà mese i rendimenti del BTp a 10 anni si sono anzi riportati attorno al 2,5%, vicini cioè ai minimi dallo scorso luglio toccati a inizio mese, e anche lo spread nei confronti del Bund viaggia in corrispond­enza dei minimi del 2019. Una calma relativa favorita dal fatto che non ci si attendeva particolar­i azioni da parte dell’agenzia di rating, dopo la conferma di Fitch di tre settimane fa (che però ha cambiato l’outlook in negativo), ma anche da un ulteriore elemento: in fondo il mercato ha già «declassato» l’Italia, e lo ha fatto ormai da tempo.

Il disallinea­mento dei rendimenti dei titoli del Tesoro rispetto al resto d’Europa appare infatti evidente nel grafico a fianco. Non siamo per la verità sui livelli raggiunti durante lo scorso autunno, quando teneva banco il braccio di ferro fra Ue e Governo sulla legge di Bilancio, ma lo scarto persiste: ieri il BTp a 10 anni rendeva oltre il doppio del corrispond­ente spagnolo (1,20%) e anche più del titolo del Portogallo (1,32%), che pure ha mediamente un giudizio inferiore rispetto a quello del nostro Paese (Bbb- contro Bbb secondo S&P, mentre per Moody’s e Fitch sono equivalent­i rispettiva­mente a Baa3 e Bbb). In pratica è come se il mercato avesse virtualmen­te già declassato l’Italia al livello di junk bond o «spazzatura» (cioè al di sotto di Bbb- o Baa3 per Moody’s).

A conti fatti, secondo le stime degli analisti, il «premio» richiesto dagli investitor­i per acquistare i bond sovrani italiani viaggia dunque tra i 120 e i 125 punti base. Sulle ragioni all’origine del fenomeno - le dimensioni enormi del debito pubblico (e il suo rapporto nei confronti del Pil, proiettato ormai oltre il 130%), la recente frenata dell’economia e ovviamente le incertezze politiche - si potrà discutere a lungo. Ciò che conta però è che proiettand­o uno scarto simile (che si protrae ormai da alcuni mesi) sull’intero 2019 e consideran­do che le emissioni lorde a medio lungo termine attese da parte del Tesoro si aggirano sui 250 miliardi di euro, l’aggravio per le casse del Tesoro potrebbe superare quest’anno i 3 miliardi. Spesso si punta il dito verso le agenzie di rating e i loro giudizi negativi. Ma il mercato, se possibile, è ancora più impietoso.

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