Il Sole 24 Ore

Valenza, le griffe dell’oro cercano giovani talenti

I candidati selezionat­i per 20 settimane faranno formazione in azienda

- Filomena Greco

Il distretto orafo di Valenza si mette in gioco e lo fa per andare a caccia di talenti. Si chiama “Mani Intelligen­ti” la Fondazione costituita poco più di sei mesi fa da una ventina di aziende, a cominciare dai grandi nomi dell’oreficeria, da Cartier, a Bulgari, Damiani, Crivelli, ReCarlo, Pasquale Bruni, Mattioli. Nel panel in realtà è rappresent­ata l’intera filiera valenzana, dunque anche i produttori – come BigBag, Bmc, Vendorafa Lombardi – che lavorano per le maison di tutto il mondo. «Vogliamo scommetter­e sul futuro del distretto – dice la presidente Alessia Crivelli – che è un punto di riferiment­o mondiale per i gioielli di alta gamma». La lavorazion­e dell’oro accanto alla tradizione dei maestri incastonat­ori di Valenza, un settore del Made in Italy che ha rispreso quota, esporta circa due miliardi all’anno e punta su formazione e competenze per rinforzare il tessuto produttivo. E così la Fondazione lancia “L’Artisans Accelerati­on Program”, una vera e propria call aperta a giovani talenti che per 20 settimane potranno fare un percorso di learning by doing all’interno delle aziende valenzane, seguiti da cinque tutor aziendali e senza dover sostenere spese di iscrizione e alloggio, su tre percorsi: orafo, incastonat­ore, finitura del gioiello. Una vera e propria Academy, ma con una formula innovativa, che punta a selezionar­e competenze trasversal­i e non solo profili tecnici e vuole accelerare i processi di formazione. Sul sito della Fondazione è già pubblicato il bando mentre all’iniziativa di presentazi­one sono state invitate decine di scuole.

«Siamo partiti – spiega il direttore della Fondazione Gianluca Cravero – da un’indagine sugli addetti del distretto, un campione di circa 1.100, da cui è emerso che soltanto il 10% ha meno di trent’anni mentre gli over 50 sono il 40%. Già oggi una persona su tre che lavora nel distretto arriva da altre province, siamo certi che in futuro il polo orafo sarà sempre più attrattivo». A dare la spinta al distretto orafo di Valenza la scelta ad esempio di Bulgari, tra i soci fondatori della Fondazione, di investire nel plant più grande d’Europa, proprio a Valenza, mentre nella sede dell’ex palafiere sorgerà la nuova area produttiva di Damiani, altro socio fondatore. «Il territorio italiano esprime grandi eccellenze – racconta Silvia Verduzio – Direttore hr di PGI Cartier Italia, maison che produce nel distretto piemontese oltre che in Francia e in Svizzera – con questa iniziativa abbiamo fatto una operazione di sistema e di rete guardando al mestiere dell’orafo, che è cambaito molto. Non è un lavoro solo manuale, richiede grande competenza e dà la possibilit­à di esprimere creatività». Il settore, aggiunge Carlo Massavelli, ceo di Bmc, azienda con 140 addetti: «ha bisogno di crescere anche attraverso nuove figure come ingegneri, esperti di macchine a controllo numerico e disegno tridimensi­onale».

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Forza lavoro. Nel distretto solo il 10% dei dipendenti ha meno di trent’anni

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