Campagna acquisti con risultati in consolidamento
Il bagaglio con cui Salini Impregilo intende affrontare la sfida dell’ambizioso piano di consolidamento del settore costruzioni in Italia, sono i risultati del 2018. Numeri che, come ha spiegato a Il Sole 24 Ore il general manager Massimo Ferrari, dopo essere stati normalizzati, «risultano sostanzialmente in linea con l’anno precedente». «Il fatturato è di fatto invariato e pari a 6 miliardi di euro, così come l’ebit che si è attestato a 248 milioni con una marginalità del 4,1%», ha sottolineato Ferrari. In questo quadro l’utile di Salini Impregilo si è attestato a 180 milioni di euro mentre l’indebitamento lordo è rimasto pressoché uguale all’anno precedente fermandosi a 2.338,5 milioni. «Questo tenendo per giunta conto del fatto che negli ultimi due anni la svalutazione complessiva dell’esposizione in Venezuela ha raggiunto il 75%, per una somma di 480 milioni». Nel 2019 i principali risultati reddituali e finanziari andranno a ricalcare quelli del 2018 ma il vero obiettivo per l’anno in corso sarà la produzione «del piano industriale per definire le linee guida del progetto di consolidamento e rilancio del settore infrastrutturale del paese», ha dichiarato Massimo Ferrari.
Si tratta, ha aggiunto «di un piano assai complesso» che necessita «di un intervento coordinato, poiché servirà il contributo di tutte le parti in causa, compresi i soggetti istituzionali e i clienti». Il colosso che nascerà, evidentemente, «dovrà essere centrale in Italia e allo stesso tempo molto più competitivo sui mercati esteri». «Solo i lavori rallentati - ha concluso il manager coinvolgono migliaia di lavoratori e una produzione annua di 5 miliardi di euro». Cifre che fanno capire l’urgenza di trovare una soluzione di sistema alla crisi delle grandi opere.