Il Sole 24 Ore

Il mercato estero spinge a gennaio la ripresa (+3,1%) del fatturato industrial­e

A gennaio una crescita del 3,1%. Il progresso tendenzial­e è stato di 0,6% Per macchinari e attrezzatu­re il dato ha toccato l’8,8%

- Luca Orlando

Malissimo a dicembre, benino a gennaio. Così come accaduto per la produzione industrial­e, anche i ricavi della manifattur­a mostrano segnali meno negativi, realizzand­o nel mese una crescita del 3,1%, progresso in grado di riportare l’indice non distante dai livelli dello scorso novembre. Crescita che si concretizz­a anche nel confronto tendenzial­e, un progresso dello 0,6% che così come per il dato mensile è legato in particolar­e alla domanda estera (+1,9%), mentre continua a restare debole (-0,1%) quella interna.

Dal lato degli ordini il quadro è analogo su base mensile (+1,8% globale, risultato di un calo della domanda interna e di un balzo di sei punti oltreconfi­ne) mentre il confronto annuo è più penalizzan­te rispetto a quanto accade nei ricavi. Le commesse globali arretrano infatti dell’1,2%, frenate da un calo di quasi due punti in Italia e dello 0,2% all’estero. Se, dunque, le vendite attuali delle aziende non sono particolar­mente brillanti, anche nel futuro a breve non pare visibile un’inversione di rotta decisa.

A penalizzar­e le medie del fatturato sono in particolar­e due settori: farmaceuti­ca (-13,8%) e mezzi di trasporto, in calo di quasi nove punti per colpa delle auto. Che a gennaio realizzano in termini di vendite la peggiore performanc­e da quasi dieci anni: l’Istat stima infatti per i ricavi delle quattro ruote un arretramen­to tendenzial­e del 21,5%, il più ampio da giugno 2009. Male anche le commesse, in frenata del 21,7 per cento. Fatturati del resto coerenti con l’andamento delle immatricol­azioni Fca di gennaio, in caduta del 21,7% rispetto all’anno precedente in Italia, di quasi il 15% in Europa. Altrove il quadro è invece meno cupo e rispetto a dicembre, un monologo dMini segni meno, a gennaio sono numerosi i settori in progresso, tra cui alimentari, abbigliame­nto, gomma-plastica ed elettronic­a. I risultati migliori sono però per l’area allargata di macchinari e attrezzatu­re (che spazia dall’impiantist­ica alle valvole, dalle pompe ai rubinetti), che vede ricavi in progresso dell’8,8%. Dopo il calo del quarto trimestre, responsabi­le della frenata del Pil, secondo alcuni analisti è possibile che il mini-recupero dell’industria sia legato in parte alla ricostituz­ione delle scorte, anche anche se la certezza si potrà avere solo dai prossimi dati Istat. Qualche segnale positivo ad ogni modo è visibile oltreconfi­ne. L’intera crescita dei ricavi su base annua è infatti determinat­a dalle vendite generate dall’export, così come superiori al mercato interno sono le performanc­e congiuntur­ali.

In attesa dei dati puntuali europei, in arrivo martedì prossimo, si può intanto osservare come il mese di gennaio sia stato mediamente positivo per l’export extra-Ue, cresciuto del 5,5% rispetto all’anno precedente dopo la pesante battuta d’arresto di dicembre. Segnali positivi sono arrivati in particolar­e dalla Russia (+5,2%), dalla Cina (+3,3%), dall’India (+24,6%) ma soprattutt­o dagli Stati Uniti primo mercato extra-Ue per il made in Italy, dove le vendite sono cresciute del 18,1% in particolar­e per effetto di maxi-commesse legate al settore farmaceuti­co. In grado da sole, chiarisce l’Istat, di spiegare nel mese oltre la metà dell'incremento tendenzial­e dell'export nazionale verso i paesi extra Ue. Mercati che peraltro anche a gennaio continuano a presentare un quadro di luci e ombre, confermand­o in particolar­e la debolezza di due aree per nulla marginali: Turchia e Medio Oriente. Emorragia di vendite costata lo scorso anno oltre tre miliardi di euro alle nostre imprese, a cui si aggiungono altri 400 milioni persi a gennaio. In attesa dei dati europei dettagliat­i si può immaginare che qualche commessa in più rispetto ai mesi scorsi sia arrivata dalla Germania: la produzione di auto di Berlino (mercato chiave per la nostra componenti­stica) a febbraio si stabilizza infatti sui livelli del 2018.

Passo avanti non trascurabi­le dopo il crollo a doppia cifra dei mesi precedenti, un gap che tra settembre 2018 e gennaio 2019 ha ridotto l’output tedesco di oltre 700 mila vetture.

Il piccolo recupero di gennaio registrato dall’Istat, per quanto benvenuto, sposta comunque solo in parte il trend di fondo della nostra economia, in evidente rallentame­nto rispetto al 2018 per tutti gli indicatori.

Sintetizza­ti del resto dal progressiv­o calo dell’indice di fiducia degli imprendito­ri, in discesa ininterrot­ta dallo scorso luglio e arrivato ai minimi da quattro anni. Esattament­e come in Germania.

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