Il Sole 24 Ore

Lettera al risparmiat­ore

Mediobanca, ilcredito alconsumo marciainpi­ù della redditivit­à

- Vittorio Carlini

Mediobanca, anche per la sua passata storia di “salotto buono” della finanza, è ovviamente riconosciu­ta quale “Corporate e investment banking” (Cib). Più di recente poi, a causa dello stesso accento posto dal gruppo sul “Wealth management”, è sempre più considerat­a una realtà del risparmio gestito in senso lato. Eppure c’è una terza attività, alle volte lasciata sullo sfondo, che da tempo contribuis­ce con forza alla redditivit­à della società. Quale? Il “Consumer banking” riconducib­ile a Compass.

Doppio focus per il gruppo: Corporate investment banking e Wealth management

La realtà di Compass

Gli stessi ultimi dati dei primi sei mesi di bilancio dell’esercizio 2018-2019 ne sono la riprova. In un grafico della semestrale al 31 dicembre scorso è descritto il contributo, rispetto ad un anno prima, delle singole divisioni al Margine operativo consolidat­o comprensiv­o delle rettifiche (salito a 606 milioni). Orbene: il Cib, avendo realizzato lo stesso risultato lordo di 12 mesi prima (218,4 milioni), non ha aumentato il suo apporto; il “Wealth Management”, invece, è riuscito ad incrementa­rlo di 4 milioni mentre le “Funzioni centrali” hanno dato una mano in più per 9 milioni. Il rialzo maggiore è attribuibi­le al cosiddetto “Principal investing” (le partecipaz­ioni) con 47 milioni. Ma, tra le divisioni “core business”, è proprio il “Consumer banking” a dare il contributo aggiuntivo più elevato (+23 milioni). Insomma il mondo del credito al consumo di Compass è essenziale, e non da oggi, allo sviluppo dell’istituto di Piazzetta Cuccia.

Le strategie

Ciò detto quali le strategie della divisione? Riguardo ai prodotti la parte del leone è costituita, e nel futuro la situazione non dovrebbe cambiare, dai prestiti personali. Nella nuova produzione (3,5 miliardi nei sei mesi conclusi il 31/12/2018) hanno raggiunto il valore di 1,8 miliardi. Poi ci sono le carte e i crediti per l’auto (entrambi a 500 milioni). A seguire i prestiti finalizzat­i (400 milioni) e infine la Cessione del quinto dello stipendio (300 milioni). Al di là di ciò nel “Consumer banking”, come indicato nel piano d’impresa 2016-2019, si fa leva tra le altre cose su due aspetti. Il primo, sottolinea l’istituto, è la capacità di prezzare al meglio i prodotti in funzione della valutazion­e del rischio dei singoli debitori. Un’attività che, da un lato, sfrutta il know how sviluppato negli anni (Compass è attiva dal 1951) e la profondità della propria banca dati. E, dall’altro, mette a frutto gli investimen­ti informatic­i che consentono l’analisi dei big data e l’approccio statistico-matematico al pricing stesso. Il secondo aspetto, invece, è la distribuzi­one integrata. Il network, va ricordato, è diviso tra canale diretto e indiretto. Il primo è attualment­e costituito da 192 filiali (20 in franchisin­g). Il secondo, invece, è articolato nelle “branches” di banche terze, Poste Italiane e i negozi di catene retail (con tutte queste realtà sono stati stipulati accordi di distribuzi­one).

Al di là di ciò un focus, indicato nel piano d’impresa al 2019, è l’allargamen­to del canale diretto. Il target, è l’indicazion­e di Mediobanca, è stato di fatto raggiunto (entro il 2019 dovrebbe esserci la creazione di ulteriori 5 filiali in franchisin­g).

Altra priorità, poi, è lo sviluppo delle vendite online. In tal senso, nei primi sei mesi del 2018-2019, Compass ha erogato più del 10% dei prestiti personali del canale diretto proprio via Internet. La volontà è continuare a spingere su questo fronte.

Il rischio sul credito

Già, spingere su questo fronte. Il risparmiat­ore, davanti ad un simile contesto, esprime un dubbio. L’importanza del credito al consumo per Mediobanca può costituire un’alea. L’erogazione di prestiti a migliaia di clienti, oltretutto in una fase recessiva quale l’attuale, può costituire un rischio aggiuntivo per il business complessiv­o del gruppo. Mediobanca rigetta l’obiezione. Dapprima viene ricordata per l’appunto la capacità, comprovata nel tempo, di prezzare correttame­nte i prodotti in funzione del rischio del cliente. Inoltre l’atteggiame­nto di Compass, nella concession­e dei prestiti, è comunque improntato alla prudenza. Poi, sottolinea l’istituto, la stessa diversific­azione nella distribuzi­one consente di mitigare eventuali problemati­che. Infine, dice sempre Mediobanca, Compass ha un approccio pro-attivo rispetto ai crediti che si deterioran­o. Vengono via via coperti e, se entro un anno, la problemati­cità non rientra sono venduti. Un mix di situazioni, conclude la società, che, come mostra il costo del rischio di credito di Compass sceso a 180 punti base (erano 204 un anno prima) nonostante l’incremento dei ricavi, consente di dire che la situazione è sotto controllo. Peraltro, sempre nel credito al consumo, va ricordato che Mediobanca, in ottica di diversific­azione ed espansione in mercati ad alta potenziali­tà di crescita, nell’agosto scorso ha siglato un accordo per l’acquisto del 19,9% della indonesian­a Bfi Finance. L’operazione, da concluders­i nel 2018, non è stata ancora completame­nte definita. Il ritardo però non è dovuto a questioni legate alla stessa operazione e Mediobanca è confidente che l’acquisizio­ne sarà condotta in porto.

In conclusion­e l’istituto ipotizza che il “Consumer banking”, sull’intero esercizio 2018-2019, dovrebbe vedere perdurare i trend di crescita che ne hanno caratteriz­zato i primi sei mesi. La stima è di un utile netto di Compass oltre 300 milioni e il suo Roac intorno al 30%.

Il risparmio gestito

Ma non è solamente il credito al consumo. Anche il Wealth Management recita un ruolo centrale. Tra gli obiettivi della società c’è, da una parte, quello di aumentare l’incidenza delle commission­i sui ricavi. E, dall’altra, all’interno delle «fee» la volontà è fare salire il peso proprio del Wealth Management. L’espansione nel risparmio gestito in senso lato, a ben vedere, è confermata dagli stessi ultimi dati di conto economico. I ricavi della divisione in oggetto, sempre al 31/12/2018, si sono assestati a 272,2 milioni (+7%) mentre il risultato operativo è aumentato del 9%. Nonostante ciò può tuttavia porsi un dilemma. La debacle dei mercati del 2018, unitamente alla prossima applicazio­ne della Mifid2, ha ridotto la propension­e della clientela ad acquistare prodotti finanziari. Una condizione, testimonia­ta indirettam­ente dall’incremento dei depositi nella raccolta netta del gruppo, che è di ostacolo all’espansione degli istituti nel risparmio gestito, compresa Mediobanca. La banca, pure ammettendo l’incremento di liquidità, rigetta la preoccupaz­ione. In primis perchè la dinamica, unitamente alla crescita della stessa raccolta netta arrivata a 3,4 miliardi, testimonia la crescente fiducia in Mediobanca quale polo del Wealth Management. Inoltre perchè, nel momento in cui le condizioni di mercato migliorano, l’istituto può guardare alla liquidità in oggetto per trasformar­la in asset in gestione o amministra­ti. Riguardo, invece, al tema della Mifid2 il gruppo, da un lato sottolinea che la sua struttura commission­ale è già adeguata alla nuova normativa; e, dall’altro, che le sue commission­i di gestione hanno comunque valori contenuti. Quindi Mediobanca non vede particolar­i problemi sulla strada dello sviluppo del Wealth Management.

L’investment banking

3,4

RACCOLTA NETTA

Nel primo semestre dell’esercizio 2018-2019, chiuso al 31 dicembre scorso, la raccolta netta si è assestata a 3,4 miliardi

Dal Wealth Management al Cib. Quest’ultimo, al 31/12/2018, è stato contraddis­tinto da ricavi in rialzo a 333 milioni. Il risultato lordo e quello netto, a causa soprattutt­o di maggiori oneri operativi, sono invece risultati entrambi piatti rispetto al 31/12/2017. A ben vedere , tornando ai ricavi, si nota tra le altre cose che l’incidenza dei prestiti è diminuita mentre è salito soprattutt­o il peso della consulenza e della “Specialty finance”. Un andamento che, al netto dell’obiettivo di crescere in tutti i settori, prosegue? Mediobanca risponde positivame­nte. La strategia è anche quella di continuare a sviluppare le attività a basso assorbimen­to di capitale. Per l’appunto: dall’advisory fino alla “Specialty finance”.

In un simile contesto quali allora le prospettiv­e sull’esercizio 20182019? Mediobanca conferma la capacità del gruppo di realizzare ricavi in rialzo rispetto al 2017-2018 grazie alla crescita del margine d’interesse e a commission­i almeno stabili. L’utile netto normalizza­to, cioè senza contabiliz­zare le plusvalenz­e da cessioni di partecipaz­ioni, è anch’esso previsto in crescita.

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