Normali supereroi della vita quotidiana
Premio Wondy. Dedicato a Francesca Del Rosso, scrittrice e giornalista, celebra i piccoli atti di resistenza ai grandi urti della vita. Sono sei i romanzi finalisti
In fisica definisce l’attitudine di un materiale ad assorbire un urto senza rompersi, in psicologia indica la capacità di reagire di fronte alle difficoltà. La parola resilienza è entrata ormai nel linguaggio comune e viene celebrata anche nella narrativa con il Premio Wondy di letteratura resiliente, giunto alla seconda edizione. La finale si terrà lunedì 18 marzo a Milano al Teatro Manzoni e vedrà la partecipazione straordinaria di Andrea Bocelli, che canterà alcuni dei suoi brani più famosi.
Oltre al tenore italiano più conosciuto al mondo, che a fine 2018 ha raggiunto la vetta delle classifiche negli Stati Uniti e che a Sanremo si è esibito con il figlio, ci sarà sul palco del Manzoni un altro protagonista del Festival, il vincitore Mahmood. Dal canto alla danza con il ballerino siriano Ahmad Joudeh, che ha raccontato in un libro la sua storia di resilienza contro guerra e fanatismo. A condurre la serata Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, mentre le letture sono affidate agli attori Alessio Boni, Valentina Lodovini, Giulia Bevilacqua, Matilde Gioli, Vinicio Marchioni e al regista Paolo Genovese.
Una serata di spettacolo e di cultura nella quale naturalmente i protagonisti saranno i sei scrittori finalisti: Ritanna Armeni con Una donna può tutto (Ponte alle Grazie), Marco Balzano con Resto qui (Einaudi), Franco Faggiani con La manutenzione dei sensi (Fazi), Daniele Mencarelli con La casa degli sguardi (Mondadori), Rosella Postorino con Le assaggiatrici (Feltrinelli), Yari Selvetella con Le stanze dell’addio (Bompiani).
Ognuno di loro ha raccontato una forma di resilienza e l’ha fatto in modo originale, correndo anche dei rischi e dimostrando che la resilienza può passare a volte per personaggi al limite, discutibili e pieni di contraddizioni. Lo fa Rosella Postorino con le donne costrette ad assaggiare il cibo destinato a Hitler, potenzialmente avvelenato. Donne privilegiate perché in tempo di guerra non soffrivano la fame, ma anche vittime perché sarebbero potute morire a ogni boccone. In Le
assaggiatrici (Premio Campiello 2018) la resilienza è un adattamento alle imposizioni naziste, un vedere la vita oltre la possibilità di una morte immediata, ma passa anche attraverso una donna, la protagonista Rosa, che si innamora di un ufficiale delle SS.
Facile raccontare la resilienza degli eroi, più difficile raccontare quella degli esseri umani con le loro infinite debolezze. Sceglie una strada impervia anche Ritanna Armeni che in Una donna può tutto narra la storia vera delle cosidette streghe della notte, le ragazze sovietiche che raggiunsero la parità di genere combattendo in prima linea contro il Terzo Reich. Donne coraggiose, ma pur sempre combattenti che uccidevano il nemico.
Si assume rischi anche Daniele Mencarelli raccontando in La casa
degli sguardi la sua storia di alcolista che trova la salvezza lavorando in una impresa di pulizie nell’ospedale Bambino Gesù: un uomo che ha seminato dolore in famiglia e il cui stile di vita stride con i piccoli pazienti che, loro sì, non hanno scelto la sofferenza e la morte. Eppure Mencarelli personaggio è totalmente resiliente, con le sue cadute e le sue fragilità, una personapersonaggio che non provoca nel lettore alcuna condanna.
Sceglie una narrazione di resilienza non scontata anche Yari Selvetella in Le stanze dell’addio perché, se è vero che racconta la sua vita dopo la morte della moglie (e qui la storia rientra nel canone che ispira compassione), è anche vero che non resta in lutto a vita, ma la vita se la ricostruisce con una nuova compagna e altri figli, rivendicando per sé stesso il diritto a innamorarsi di nuovo, sfidando i giudizi approssimativi di chi sta intorno, di chi non sa ma giudica.
Per Marco Balzano in Resto qui (finalista al Premio Strega 2018) la resilienza passa per una donna, Irina, che nell’Alto Adige fascista, quando Mussolini vieta di parlare il tedesco, diventa maestra clandestina, modellando sé stessa a una realtà che non condivide per superarla e andare oltre. Irina che fugge in montagna con il marito disertore perché non vuole combattere per Mussolini, mentre il figlio idolatra Hitler, Irina che insieme ai compaesani si oppone alla costruzione di una diga che alla fine verrà realizzata inondando e cancellando per sempre dalle mappe il paese di Curon.
Infine, con Franco Faggiani in La
manutenzione dei sensi, c’è la resi
lienza di un padre e di un figlio in
affido affetto da sindrome di Asperger che cercano un nuovo linguaggio e un diverso modo di guardare al mondo trasferendosi in una baita in montagna. Il punto in questo romanzo non è tanto il disturbo Asperger, ma la necessità e la voglia
di trovare un nuovo stile di vita dopo un trauma (la morte della moglie del protagonista).
Tutto questo è resilienza che non si limita, dunque, a persone che devono affrontare una malattia, come pure era accaduto alla Wondy che ha dato il nome a questo premio letterario e che è scomparsa nel 2016. Francesca Del Rosso, giornalista che aveva lavorato anche a Radio 24 e scrittrice, era conosciuta da molti con il soprannome di Wondy dopo aver scritto il libro Wondy, ovvero come si diventa supereroi per
guarire dal cancro. «Resilienza è nella mamma che si sveglia tutte le mattine alle sei per organizzare la giornata, portare i figli a scuola e andare in ufficio» ripeteva spesso Wondy-Del Rosso. Pur sapendo perfettamente che quella fatica non poteva essere paragonata allo strazio di chi affronta le terapie per un tumore, Francesca non aveva dubbi: la resilienza è in tanti piccoli atti della vita quotidiana, così come nei gesti per superare le grandi difficoltà. Il premio letterario a lei dedicato, dunque, vuole premiare quest’idea di resilienza.
A decidere quali fra i sei romanzi finalisti meriti il Premio Wondy 2019 è una giuria tecnica guidata quest’anno dal giornalista Mario Calabresi che ha ricevuto il testimone da Roberto Saviano (presidente giuria 2018), entrambi simboli di vite resilienti. La giuria è composta da scrittori, giornalisti, accademici e persone di cultura: Diamante D’Alessio, Luca Dini, Chiara Fenoglio, Selvaggia Lucarelli, Michela Marzano, Marco Missiroli, Emanuele Nenna, Alessandra Sarchi, Gianni Turchetta e Andrea Vitali.
Evento di cultura e spettacolo: anche Bocelli e Mahmood alla proclamazione dei libri vincitori domani a Milano