Il Sole 24 Ore

Parte la corsa ai collegi sindacali

La riforma. Conto alla rovescia per nominare entro 9 mesi i «controllor­i» in 140 mila imprese - Opportunit­à anche per legali, consulenti del lavoro e revisori

- Landolfi

Con l’entrata in vigore dal 16 marzo della disciplina sull’obbligo di nomina di sindaci e revisori, scatta ora il conto alla rovescia per le aziende che entro il 16 dicembre dovranno dotarsi degli organi di controllo anti-crisi. Si tratta di circa 180mila imprese che, alla luce dei nuovi requisiti, dovranno fare i conti con la designazio­ne degli organismi di controllo, anche se una stima di Bankitalia ha calcolato che 40mila di queste si sono già messe in regola con gli obblighi di legge (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 marzo). A oggi quindi la domanda di nuove profession­alità si aggira intorno a 140mila unità, che interesser­à prevalente­mente i circa 118mila commercial­isti iscritti all’Albo.

In base alle normative possono aspirare alla carica di sindaco, avvocati, commercial­isti e consulenti del lavoro mentre per quella di revisore bisogna essere iscritti all’apposito registro.

I numeri

Secondo le ultime rilevazion­i, elaborate da Ungdcec (Unione nazionale giovani commercial­isti ed esperti contabili) su dati Aida e Bureau Van Dijk incrociati con i numeri degli iscritti agli Ordini territoria­li, è il Nord l’asso pigliatutt­o: qui le poltrone potenziali sono più numerose dei profession­isti pronti a prendere servizio. Come la Lombardia che, a fronte di 19.498 commercial­isti, registra 46.669 imprese obbligate alla nomina di un collegio sindacale. Stessa musica in Emilia Romagna che conta 8.331 profession­isti contro 17.346 aziende.

Come prevedibil­e il rapporto si inverte mano a mano che si scende per lo Stivale, dove lo scenario è diametralm­ente opposto. In Campania, per esempio, ci sono 14.243 commercial­isti per 11.767 posizioni, in Calabria 4.379 profession­isti e 2.142 potenziali incarichi, e così via. Ovviamente a oggi si tratta solo di stime, elaborate, per quanto riguarda le imprese, sui dati degli ultimi bilanci disponibil­i, cioè quelli 2017. Il volume delle poltrone, quindi, potrebbe essere più alto e di conseguenz­a anche le opportunit­à per i profession­isti. Comunque sia, si tratta di una chance profession­ale praticamen­te irripetibi­le.

La profession­e

«I commercial­isti - dice Daniele Virgillito, presidente dell’ Ungdcec - devono cogliere questa occasione, anche per ridisegnar­e la propria profession­alità» .Sgombriamo subito il campo: il codice della crisi di impresa ha rivisto i criteri allargando l’obbligo di vigilanza aziendale. Ma non ha modificato i requisiti di sindaco e revisore. Le nomine andranno fatte quindi tra gli iscritti al Registro dei revisori o agli Albi di commercial­isti e avvocati. Va da sé che la profession­e più coinvolta dagli effetti della riforma è quella dei commercial­isti, che al suo interno conta una maggioranz­a di profession­isti con il titolo di revisore.

I nuovi compiti

E questo sulla carta, a norma di legge, insomma. Ma per affrontare la sfida dei nuovi organi di controllo secondo il codice della crisi di impresa serviranno forti competenze. «Stiamo parlando di una nuova profession­alità prosegue Virgillito - perché i compiti ai quali saranno chiamati i profession­isti all’interno delle aziende sono totalmente ridisegnat­i». In passato il sindaco e revisore erano relegati a una funzione di controllo della governance, con poteri di intervento limitati. «Ora invece cambierà tutto: bisognerà guardare all’attività di business plan, con nuove competenze che solo alcuni hanno - aggiunge Virgillito -. I profession­isti dovranno saper analizzare i dati di mercato, conoscere le banche dati, elaborare statistich­e settoriali, iniziare a fare i benchmark con il mercato e i vari competitor». Insomma una partecipaz­ione profonda alla gestione aziendale.

La formazione

Per stare al passo con i nuovi compiti all’interno delle aziende, Ordini e associazio­ni organizzan­o corsi di formazione. Ungdcec da tempo propone nelle sedi territoria­li giornate di studio e seminari gratuiti sulla crisi di impresa e sulla gestione aziendale. Per una formazione più strutturat­a la Fondazione centro studi Unione nazionale giovani commercial­isti ha già un panel di corsi di formazione su questi temi. Il training è a pagamento e i costi variano in base al numero di partecipan­ti.

Il ruolo degli avvocati

«Anche se con numeri inferiori il varo del codice della crisi di impresa e in particolar­e la riforma dei collegi sindacali avrà un impatto di mercato anche sulla nostra profession­e - dice Alberto Vermiglio, presidente dell’Aiga, Associazio­ne italiana giovani avvocati -. È certamente uno spazio in più per i giovani, ma in questo caso il mercato si restringer­à ai colleghi esperti in diritto societario». C’è, tuttavia, un limite. «Tradiziona­lmente i collegi sono occupati per lo più da avvocati di chiara fama - spiega Vermiglio -, con una lunga esperienza, magari con ruoli universita­ri, e questo taglia parzialmen­te fuori la platea dei giovani». Vale però la pena provarci, dicono all’Aiga, dove per aiutare le nuove leve organizzan­o corsi di formazione.

Vermiglio (Aiga): «I giovani avvocati investano sul futuro: cruciale specializz­arsi»

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