L’UNIVERSITÀ SI RIESAMINA: PIÙ QUALITÀ CHE ALGORITMI
Sono giorni di fermento per gli atenei. Dall’accreditamento dei corsi di laurea all’avvio dei dottorati, dall'abilitazione alla docenza al prossimo ciclo di Vqr: tutti gli ambiti della valutazione degli atenei e delle loro attività sono in procinto di essere modificati.
Grazie a un lavoro di concerto tra il dipartimento dell’Alta formazione del Miur e l’Anvur che sta già dando i primi frutti. Nell’ottica, ad esempio, di ridurre il peso attribuito agli algoritmi e concentrarsi sulla qualità delle pubblicazioni dei “valutati” e sul curriculum dei “valutatori”, come aveva preannunciato il capo dipartimento Valditara nella sua lettera ai rettori. In attesa del riordino dell’intero sistema valutativo in gestione al Miur che prevede però tempi lunghi.
La delega, contenuta in uno dei dieci disegni di legge approvati dal Consiglio dei ministri del 28 febbraio, deve ottenere l’ok del Parlamento. Dopodiché ci saranno due anni per il varo dei decreti attuativi. In vista di quella scadenza un primo punto fermo sembra però già esserci. Ed è il fatto che l’Anvur sopravviverà al restyling. Nonostante il Ddl - nella sua versione attuale - affidi all’esecutivo il potere di «razionalizzare, eventualmente anche attraverso fusioni o soppressioni, di enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero trasformazione degli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica» l’ipotesi di riportare la valutazione sotto l’egida ministeriale non è prevista. Più probabile invece che prenda vita un unico organismo valutativo, autonomo dal Miur ma diviso in due “anime” dedicate, rispettivamente, alla scuola e all’università.
Nel frattempo si proseguirà con la linea che il ministero ha già avviato su input del capo dipartimento Alta formazione, Giuseppe Valditara, e che passa dalla concertazione con il presidente dell’Anvur, Paolo Miccoli. Interpellati dal Sole 24 ore del Lunedì entrambi confermano la collaborazione in atto. E la comunanza di obiettivi nel rispetto dei rispettivi ruoli. Per Miccoli, «prosegue il costruttivo dialogo fra Anvur e Miur per snellire da un lato i processi valutativi e per privilegiare rispetto a questi gli indicatori di risultato, fermo restando che, sia pure nei rispettivi compiti e prerogative, tutti questi mutamenti non possono prescindere dal quadro normativo di riferimento». Valditara rilancia: «Pur garantendo massima autonomia vogliamo richiamare Anvur al rispetto del suo ruolo istituzionale, travalicato in passato per assenza di una politica universitaria. Puntiamo inoltre a semplificare e a rendere più efficiente il sistema».
I nuovi corsi di studio
Per passare dalla teoria alla pratica guardiamo alle linee guida sull’accreditamento dei nuovi corsi di studio. La procedura che porta all’istituzione di una nuova laurea vede la scomparsa dei comitati di esperti di valutazione. Al loro posto ci sarà un unico panel di scienziati non più anonimi che, all’interno dell’Agenzia, valuterà le oltre 130 proposte degli atenei per la nuova offerta formativa dell’anno accademico 2019/2020. E lo farà rispondendo a una decina di domande contro le 30 degli anni passati e concentrandosi soprattutto sulla coerenza del progetto formativo proposto e sull’adeguatezza delle strutture disponibili e del corpo docente. Tutto il resto passerà al vaglio dei nuclei di valutazione interni agli atenei.
Affinché cio accada non bastano le linee guida già varate ma servirà un decreto ministeriale. E lo stesso vale per le nuove regole per l’avvio dei corsi di dottorato. Della riduzione degli algoritmi applicati dall’Anvur si è detto e scritto (si veda Il Sole 24 Ore del 29 gennaio). In aggiunta si punta a limitare il numero dei posti senza borsa. Con un’attenzione speciale per i dottorati innovativi. Ad esempio quelli industriali che guardano con interesse al mondo delle imprese. Come? Prevedendo la partecipazione degli imprenditori al collegio, la co-progettazione del dottorato e la co-tutela dei progetti finali, magari con una quota di posti riservata ai dipendenti di aziende a elevata qualificazione.
L’abilitazione scientifica
Ma le novità più salienti, viste con gli occhi del mondo universitario, dovrebbero interessare l’abilitazione scientifica nazionale. Vale a dire la procedura da seguire per aspirare a un posto di prof ordinario o associato. Con un obiettivo prioritario: avere una minore discrezionalità e, contemporaneamente, maggiore obiettività nella classificazione delle riviste di area non bibliometrica. La traccia su cui si sta lavorando porta al superamento della vecchia classificazione in riviste internazionali e di fascia “A”, attraverso l’abolizione di quest’ultima e la sua sostituzione con una nuova classe di riviste indicizzate in varie banche dati internazionali. E la stessa direttrice verrebbe seguita per la scelta dei commissari. Al posto degli indicatori quantitativi sul numero di pubblicazioni si punterebbe sul possesso di una sufficiente anzianità in ruolo e, se possibile, una documentata e continua attività non solo scientifica ma anche di tipo gestionale e organizzativo. Un antipasto di ciò che potrebbe accadere al prossimo ciclo di valutazione della qualità della ricerca, la cosiddetta Vqr. Ma questa è un’altra storia ed è ancora tutta da scrivere.