Il rispetto dei parametri
La via stretta dell’equo compenso. Se da una parte si allunga la lista delle Regioni che intendono assicurare un onorario giusto a tutti i professionisti (Lazio e Molise stanno per aggiungersi a Puglia, Sicilia e Toscana), dall’altra continuano i tentativi da parte della Pa di non retribuirli adeguatamente.
Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia ha emesso un bando per reclutare alte professionalità a titolo gratuito. E altrettanto recente è la decisione con cui il Consiglio di Stato ha dato ragione al comune di Catanzaro circa l’affidamento a costo zero di un incarico di progettazione per il quale era previsto solo il rimborso spese. Palazzo Spada ha ribaltato - per ora, però, si conosce solo il dispositivo e non le motivazioni - il verdetto emesso dal Tar Calabria, favorevole a riconoscere una giusta retribuzione al professionista.
Episodi che dimostrano la difficile vita dell’equo compenso, la regola introdotta dal Dl 148/2017 in prima battuta per tutelare gli avvocati e poi estesa a tutti i professionisti. La garanzia funziona nei confronti dei clienti con maggiore potere contrattuale (come banche, assicurazioni, grandi aziende), tenuti a prendere come riferimento i parametri fissati dai decreti ministeriali per ciascuna categoria, e anche verso gli affidamenti della pubblica amministrazione.
Il bando gratuito
Ma ad oltre un anno dall’introduzione delle nuove regole, la situazione continua a essere complicata, come dimostra il bando dell’Economia, su In alcune Regioni (ha dato il via la Toscana, poi seguita da Sicilia, Puglia e ora dal Lazio) gli uffici e gli enti controllati devono determinare compensi e importi a base di gara sulla base dei parametri fissati dai decreti ministeriali. In Puglia , dove la regolamentazione riguardava solo gli avvocati, la giunta ha approvato un Ddl che la estende alle altre professioni.
La garanzia dei pagamenti
Per evitare il rischio del mancato pagamento delle prestazioni professionali, alcune Regioni (fra cui Calabria, Campania, Basilicata, Piemonte e con il nuovo Ddl anche il Lazio) hanno subordinato il rilascio di autorizzazioni e nullaosta alla dimostrazione del pagamento del professionista di cui il privato (e in alcune Regioni anche la Pa) si è avvalso. Si tratta di misure che riguardano soprattutto le professioni tecniche.