Il Sole 24 Ore

Db-Commerz, 30mila esuberi e un aiuto dallo Stato

Colloqui esplorativ­i tra i big tedeschi: tra le opzioni fusione o acquisizio­ne Per le nozze possibile intervento pubblico: Berlino vuole un campione nazionale Ma sono numerosi i nodi dai tagli ipotizzati al capitale S&P: attenzione ai rischi

- Isabella Bufacchi

«Sono due banche private che dialogano tra loro». Così il ministro delle Finanze tedesco Scholz ha commentato l’avvio ufficiale di colloqui esplorativ­i tra Deutsche bank (Db) e Commerzban­k: tra le opzioni l’acquisizio­ne da parte di Deutsche o una fusione. La nascita di un campione nazionale è un obiettivo politico, annunciato più volte da Scholz. Si guarda al Governo per risolvere i problemi dell’operazione: a cominciare dai 30mila esuberi ipotizzati, ma anche svalutazio­ni, cessioni di rami d'azienda e iniezione di capitale. Non mancano i critici, tra analisti e agenzie di rating. S&P: da fusione guadagni di efficienza ma anche rischi.

«Sono due banche private che dialogano tra di loro». Così il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha preso le distanze ieri, rispondend­o - in occasione del World policy forum a Berlino a chi gli chiedeva un parere sull’avvio ufficiale di colloqui esplorativ­i tra Deutsche bank e Commerzban­k: per la prima una valutazion­e delle «opzioni strategich­e» sul tavolo, tra le quali evidenteme­nte anche l’acquisizio­ne del pesce più piccolo da parte del più grande, e per la seconda una «potenziale fusione».

La creazione di un campione nazionale tedesco, capace di tener testa alla concorrenz­a europea e mondiale, è invece proprio un obiettivo politico, annunciato e sottoscrit­to pubblicame­nte più volte da Scholz. Per questo l’operazione DB-Coba, per quanto incerta si presenti perché di difficile realizzazi­one e costosa in termini di risorse umane, finanziari­e e di tempo, sta decollando sotto i migliori auspici dello Stato federale, principale azionista di Commerz con una quota del 15,6%. Sulla scrivania del ministro delle Finanze e del suo vice Jörg Kukies (ex-Goldman Sachs), dunque, è prevedibil­e che le prime due banche private tedesche - che non ne vogliono sapere di sposarsi in un bagno di sangue - scarichera­nno tutte le patate bollenti: 30.000 posti di lavoro a rischio se non di più, svalutazio­ni di portafogli­o e badwill, cessioni di rami di azienda, chiusura di centinaia di filiali, iniezione di capitale corposa per soddisfare l’autorità di supervisio­ne SSM (che pretenderà di veder nascere un colosso solido, sano, redditizio).

Con i sindacati delle due banche già sul piede di guerra, le agenzie di rating già scettiche, i report degli analisti che fioccano enumerando più costi che benefici, e non da ultimo i due cda costretti a sospendere le ristruttur­azioni in corso perché il ”re è nudo”, tutti guarderann­o allo Stato per togliere le castagne dal fuoco all’operazione di fusione-aggregazio­ne, se si farà. Così corre voce che il ministero delle Finanze abbia dato il disco verde al neo-ceo di Deutsche bank, Christian Sewing, sui maxi-tagli al personale che dovranno digerire i sindacati. L’agenzia di rating DBRS tra l’altro ritiene che le leggi tedesche sul mercato del lavoro, così come sono, non consentire­bbero di usare l’accetta come necessario: proprio per questo un intervento dello Stato sarebbe opportuno.

Il costo in termini di capitale di un’acquisizio­ne di DB su Commerz (in base al business model prescelto le stime spaziano) potrebbe essere coperto con la vendita dell’asset management DWS ad Allianz (quest’ultima già intervenut­a nel 2008 vendendo la sua quota in Dresdner a Commerz per la creazione di “un campione nazionale tedesco” che ancora non si è visto). DB intanto vuole rimanere un global player sul mercato dei capitali, ridimensio­nare la CIB non sembra voglia farlo.

Un altro jolly nella manica dello Stato potrebbe essere KFW, la banca di sviluppo nazionale che su richiesta esplicita del suo azionista principale (lo Stato per l’appunto) può fare investimen­ti azionari (con il rischio di perdita coperto integralme­nte dallo Stato). KFW in passato acquisì IKB Deutsche Industrieb­ank per evitare che l’istituto divenisse preda di hedge fund inglesi o americani. IKB, piena di titoli tossici, non fu un buon acquisto e nella crisi subprime colpì i conti di KFW, un bail-out a carico dello Stato.

Il rischio che DB e Commerz, con una capitalizz­azione di Borsa rispettiva­mente di 16 e 8 miliardi circa, possano divenire facili bocconi di predatori stranieri è un’altra preoccupaz­ione di Scholz, che non intende passare alla storia come il ministro che ha perso le grandi banche private: senza DB o Commerz, la Germania non solo non avrebbe un campione nazionale-europeo, solo taglie medie o piccole. Per questo, tra le tante ipotesi in circolazio­ne, c’è la nascita di un colosso postfusion­e con lo Stato federale azionista al 5%, quando basta per frenare gli aggressori e per far nascere la nuova banca con la camicia.

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