Salini, Progetto Italia punta a 60 miliardi di commesse
Il ceo Salini: vogliamo creare un soggetto in grado di competere nel mondo Il sistema delle banche guarda a una soluzione per evitare la crisi del settore
Salini Impregilo alza il velo sul maxi progetto che punta a creare un campione nazionale delle costruzioni. Sulla carta Progetto Italia può portare alla realizzazione di un colosso forte di commesse vicine ai 60 miliardi complessivi.
Salini Impregilo alza definitivamente il velo sul maxi progetto che punta a creare un campione nazionale delle costruzioni e chiama a raccolta i soggetti chiave che, assieme al general contractor, potrebbero garantire il buon esito del piano: banche creditrici e Cassa Depositi e Prestiti.
«Rilanciare il settore delle infrastrutture è una priorità per il Paese: Salini Impregilo, sulla scorta della solidità dei conti 2018, è pronta a mettere a disposizione la propria esperienza e la propria forza per creare un soggetto italiano in grado di competere a livello internazionale», ha dichiarato ieri in conference call con gli analisti, Pietro Salini, ceo del gruppo, commentando il bilancio 2018 e le prospettive per il futuro in relazione all’acquisizione di Astaldi. Passo, quest’ultimo, che rappresenta solo il primo tassello di un’idea certamente più ambiziosa: «Nei prossimi mesi presenteremo un piano industriale che prevede l’aggregazione con i soggetti più rilevanti che operano nelle infrastrutture italiane: con Progetto Italia vogliamo creare un player più grande». L’intenzione, evidentemente, è anche quella di evitare che la situazione di crisi in cui sono precipitati diversi costruttori, tra i quali Trevi, Condotte, Grandi Lavori Fincosit, Cmc e Astaldi, vada a incidere sulla realizzazione di opere fondamentali per l’Italia. Non tutte le realtà in difficoltà potranno essere inglobate. Alcune sì, per altre si tratterà di scegliere progetti specifici. L’obiettivo centrale, d’altra parte, come sottolineato anche da Pietro Salini, è quello di dare «stabilità e sviluppo al settore e di dare continuità ai lavori di opere strategiche». Sulla carta Progetto Italia può portare alla realizzazione di un colosso in grado di andare a competere con i big internazionali, forte di commesse che devono per forza puntare su cifre vicine ai 60 miliardi complessivi. Oggi Salini Impregilo vale quasi 40 miliardi di backlog, il che vuol dire una crescita esponenziale in termini di massa per il general contractor. Si tratta quindi di un’operazione assai complessa e che, stante la portata, non potrà essere realizzata dalla sola Salini Impregi- lo, ma dovrà raccogliere il supporto del mondo del credito e di investitori istituzionali capaci di ragionare in un’ottica di lungo periodo.
Il sistema banche, già coinvolto sul dossier costruzioni poiché esposto verso molte delle aziende in crisi, ha ben presente la situazione e per questo ha maturato la convinzione che qualcosa vada fatto. Per preservare un comparto centrale per il paese, per garantire la sopravvivenza di un settore che occupa oltre 30 mila persone e contribuisce, in termini di investimenti, all’8% del pil italiano oltre a vantare un debito finanziario aggregato di circa 5 miliardi. Se la crisi non dovesse essere arginata, si potrebbe creare un effetto domino che impatterebbe in maniera troppo rilevante sul paese. Ecco perchè le banche potrebbero accettare di buon grado di considerare un progetto capace di gettare le basi per un’inversione di tendenza. Questo, si immagina, a patto che ciascuno faccia la propria parte. Tanto più considerato che gli istituti sarebbero chiamati a rivestire il doppio ruolo di investitori e di finanziatori. Fondamentale, in questo contesto, è la risposta di Cdp. La Cassa ha sempre detto che valuterà un progetto di sistema che riguardi il consolidamento dell’intero settore delle costruzioni. E lo farà, dunque, non appena le linee guida arriveranno sul tavolo dei vertici.
Un contributo fondamentale potrebbe poi arrivare anche da altri soggetti sani che operano nel mattone. Lo stesso Pietro Salini ha fatto intendere che il supporto di operatori rilevanti potrebbe essere uno snodo importante per andare a realizzare un campione dalle spalle forti e larghe. Pizzarotti, per esempio, ha aperto recentemente il dossier Cmc, segno che ha ben chiare le priorità del settore. C’è da capire, in questo senso, se ci sia la volontà di mettere gli obiettivi a fattor comune. Stesso discorso potrebbe valere anche per altri, come Vianini Lavori o Rizzani de Eccher. È plausibile credere però che i grandi operatori, prima di mettersi in pista su un simile piano, vorranno vedere i progressi concreti che Progetto Italia farà nei prossimi mesi.
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