L’olandese Ing sotto tiro della Procura di Milano
Conti digitali italiani al centro di truffe organizzate in più Paesi
La banca olandese Ing è finita nel mirino della Procura di Milano. L’indagine avviata ipotizza il reato di riciclaggio e per il momento è contro ignoti ma l’iscrizione della banca nel registro degli indagati potrebbe essere questione di ore. Al momento potrebbe essere solo un atto d’ufficio. È quasi sicuro infatti che Ing Italia fosse del tutto ignara di quanto accadeva attraverso i propri conti online, dove finiva denaro di truffe effettuate tramite piattaforme online quali
Amazon o Airbnb (anch’esse estranee al raggiro). Ma potrebbero esserci state delle responsabilità oggettive della banca, delle falle nei suoi sistemi di antiriciclaggio.
L’avevano chiamata «Operazione Houston» e come tutte le operazioni degne di questo nome ruotava intorno a un problema gigantesco: il riciclaggio di denaro sporco. L’obiettivo del Fiscal Information and Investigation Service (l’Agenzia anti-frode olandese), guidato dalla Procura nazionale, era il principale gruppo finanziario dei Paesi Bassi, Ing Group, quotato alle borse di Amsterdam e di New York. Ing Group controlla Ing Bank NV, istituto considerato “sistemico” dalla Banca centrale olandese. Così, grande fu il clamore quando il 1° marzo 2016 la sede della banca fu perquisita dai poliziotti dell'Agenzia anti-frode che conducevano un’inchiesta penale per riciclaggio e corruzione. L'«Operazione Houston» si è conclusa lo scorso settembre con una transazione tra lo Stato olandese e Ing Group, che ha accettato di pagare 775 milioni di euro per mettere fine alle indagini. È la stata la multa più alta mai comminata a una isituzione finanziaria dalle autorità olandesi.
L’indagine dei magistrati e degli investigatori anti-frode ha scoperto nel sistema antiriciclaggio della banca pesanti falle che ricordano le «carenze» evidenziate venerdì scorso dalla Banca d'Italia nella branch italiana. Le analogie tra l'«Operazione Houston» e le indagini avviate dalla Procura di Milano con il supporto degli esperti di Bankitalia sembrano evidenti. Tra i clienti della Ing Bank in Olanda c'era una società di lingerie femminile con base a Curacao, paradiso fiscale legato a doppio filo con l'Olanda. Invece di vendere corsetti e pizzi, la società ha riciclato 150 milioni di euro. Tra il 2010 e il 2012, mentre i 150 milioni transitavano dai conti accesi presso la Ing Bank, il sistema di monitoraggio dell'istituto aveva lanciato 49 segnali di allerta per sospetto riciclaggio, allarmi del tutto ignorati dalla banca, scrivono i magistrati nel report . Ma attraverso i conti della Ing Bank NV sono stati riciclati anche 9 milioni di euro da una società con un unico azionista domiciliata nel Suriname e che sulla carta si occupava di materiali per l'edilizia. Il caso più importante è però quello che ha coinvolto l'operatore telefonico russo VimpelCom, che avrebbe pagato una tangente da 55 milioni di dollari alla figlia del presidente dell’Uzbekistan per entrare in quel mercato. I soldi sono transitati da un conto della Ing. Le conclusioni dell’indagine hanno evidenziato che questi e altri episodi non erano incidenti isolati ma carenze strutturali della banca. Tra il 2010 e il 2016, Ing non ha attuato misure sufficenti per identificare le transazioni anomale e ha trascurato i segnali di potenziale riciclaggio. In Olanda è finita così. In Italia l'inchiesta è solo agli inizi.