Sblocca-cantieri senza crescita Muro M5s sulla mini-sanatoria
È scontro: domani al varo solo il testo appalti. Entra il pacchetto post-terremoto
Il decreto sblocca-cantieri ingloberà le norme urgenti per semplificare la ricostruzione post-terremoto messe a punto dal sottosegretario M5S Vito Crimi. Ma non conterrà le misure per la crescita che il ministro Giovanni Tria avrebbe voluto far entrare nel testo, rinviate a un prossimo provvedimento. Vince la linea del vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, che vuole un testo targato Cinque Stelle e promette: il Dl «sbloccherà 300 cantieri e 200mila posti di lavoro».
L’impianto del decreto è stato discusso ieri sera in un vertice a Palazzo Chigi, presenti il premier Giuseppe Conte, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, la viceministra dell’Economia Laura Castelli, il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli e i sottosegretari leghisti Edoardo Rixi e Armando Siri. Non sono mancate nuove tensioni: i pentastellati hanno alzato il muro contro l’inserimento di una sanatoria avanzata dal Carroccio, che punta a evitare gli accertamenti di conformità per le miniirregolarità degli edifici privati costruiti prima del 1977. I Cinque Stelle fanno trapelare che si tratta di un «condono», la Lega smentisce.
Se il Carroccio ha continuato a perorare invano la causa del super commissario unico,è invece stato stralciato dalle bozze l’elenco delle nove “mini-opere” da commissariare, quasi tutte al Centro-Sud, che aveva fatto infuriare Matteo Salvini. No a «intervento minimo», ha ribadito il vicepremier leghista. Nel decreto dovrebbe dunque rimanere solo la procedura di nomina dei commissari straordinari e due casi specifici, la viabilità in Sicilia e i piccoli Comuni, rinviando le altre scelte a valutazioni successive. Tra le novità proposte dal M5S anche un’Agenzia nazionale per la sicurezza delle dighe, sul modello di quella già istituita per strade e ferrovie.
Intanto è proseguito in Piemonte il tour di Conte e Toninelli ai cantieri bloccati. Sotto la lente, ieri, l’Asti-Cuneo, opera avviata nel 2004 ma interrotta dal 2012, con un intero territorio mobilitato. La soluzione messa in campo di fatto fa leva sullo stesso progetto definito ai tempi del ministro Delrio ma con una ricetta politico-finanziaria diversa: realizzare la “bretella” che collegherà il moncone dell’A33 in località Cherasco alla tangenziale di Alba, 9,5 chilometri, due lotti, poco più di 350 milioni di valore, senza però concedere un prolungamento delle concessioni. «Questa nuova soluzione – spiega Toninelli – porta risparmi per 213 milioni. Partiremo in estate con il primo lotto». Trenta mesi di tempo per i lavori, per i quali non sarà necessario l’ok dell’Europa, aggiunge il ministro. A fare l’investimento sarà il Gruppo Gavio, che controlla la società Asti-Cuneo: a fronte dell’impegno finanziario potrà contare su un valore di subentro allo scadere della concessione sull’A4, nel 2026, di 806 milioni invece che 423. Cade dunque l’ipotesi di un prolungamento della concessione a Satap per la Torino-Milano. Alla stima di risparmio di 213 milioni si giunge tenendo in considerazione il valore dei 4 anni di prolungamento della concessione (1.025 milioni di Ebitda). «Siamo venuti per risolvere un problema. Vogliamo fare opere realmente utili e sostenibili» dice Conte a margine della riunione nella Prefettura di Cuneo con le forze produttive e gli amministratori locali che da settimane si alternano in un presidio per chiedere risposte sull’infrastruttura. Avvertendo: «Sono finiti i tempi delle proroghe continue, dei regali ai concessionari e dello sperpero di risorse pubbliche».