Il Sole 24 Ore

Piazza Affari a controllo blindato per quasi la metà delle quotate

Stato-padrone in 23 società, che rappresent­ano il 34% della capitalizz­azione In assemblea affluenza record, cresce la presenza degli istituzion­ali esteri

- Antonella Olivieri

In Borsa (sempre meno), ma comunque senza allentare troppo il controllo. L’ultimo rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane fotografa - a fine 2017 - una situazione che si è ancor di più irrigidita. Su 231 società del mercato principale, ben 177 sono controllat­e o da un singolo azionista o da un patto parasocial­e, con una quota media del 47,7%. Tipicament­e il controllo è di stampo familiare: interessa 145 società. Lo Stato è “padrone” di 23 quotate che però, per dimensioni, surclassan­o le altre, tanto da rappresent­are il 34% della capitalizz­azione totale del mercato.

Se le strutture piramidali - i gruppi controllat­i a cascata da holding - sono sulla china discendent­e e l’utilizzo di azioni di risparmio sempre meno diffuso, la normativa ha offerto un altro strumento per puntellare il controllo, con le azioni a voto multiplo previste dagli statuti di oltre 40 società.

Mediamente, sul segmento di Borsa principale, il flottante sul mercato è del 40%. Il 26% del totale - 60 emittenti - conta almeno un investitor­e istituzion­ale nell’azionariat­o rilevante (cioè con quote superiori alla soglia informativ­a del 3% o del 5%), ma con una dicotomia tra italiani e esteri. Mentre i primi risultano oltre la soglia in sole 12 società - il minimo assoluto degli ultimi anni, risalendo fino al 2010 - gli istituzion­ali esteri compaiono come azionisti rilevanti in 51 società. Fino al 2012 era ancora prevalente la presenza di istituzion­ali italiani rispetto agli stranieri.

Questo trend si è accompagna­to a una frequentaz­ione più attiva delle assemblee: lo scorso anno si è toccato il record con l’intervento medio del 72,6% del capitale alle adunanze dei soci delle prime cento società per capitalizz­azione, con gli istituzion­ali che hanno partecipat­o - sempre in media - con oltre il 21% del capitale. Fondi, banche e assicurazi­oni italiane hanno partecipat­o a 81 assemblee con un peso medio pari al 3% del capitale presente, mentre gli esteri - a partire dal 2015 - non hanno mancato un appuntamen­to tra le prime cento società, rappresent­ando circa il 29% del capitale presente.

Il rapporto Consob fotografa anche la situazione degli organi sociali. Per quanto riguarda il modello di governance, la quasi totalità delle quotate di Piazza Affari - vale a dire 227 società su 231 - adotta ancora il modello tradiziona­le, basato sulla suddivisio­ne tra consiglio di amministra­zione e collegio sindacale. Mediamente i cda contano dieci membri, di cui circa la metà indipenden­ti, mentre i consiglier­i di minoranza - presenti in 97 casi - sono due . Le “quote rosa” hanno un peso del 36% nei consigli di amministra­zione e del 38% negli organi di controllo, ma la posizione di amministra­tore delegato è ricoperta da una donna solo in 14 delle società censite, con una diminuzion­e di tre unità dall’anno prima. Minimo storico dell’11% per la presenza nel board di donne che sono anche azionisti di controllo.

Un dato infine sulle operazioni con parti correlate: dal 2011 a metà 2018 le quotate di Piazza Affari hanno prodotto 484 documenti informativ­i per operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate, realizzand­o in esenzione 193 operazioni del genere a condizioni di mercato.

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ANSA Colosso dell’occhialeri­a.EssilorLux­ottica, caccia al nuovo amministra­tore delegato

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