Il Sole 24 Ore

Lo spread scende a 234 punti Rendimenti ai livelli di maggio

La decisione di Moody’s di non toccare il rating spinge i titoli italiani Il rafforzame­nto dei bond spinge a Piazza Affari le azioni delle banche

- Vito Lops

Il “non giudizio” di Moody’s sul rating dell’Italia spinge gli investitor­i ad acquistare BTp che hanno avviato la prima seduta della settimana in rialzo. Il rendimento dei titoli a 10 anni è scivolato al 2,42%, il livello più basso dallo scorso (fine) maggio. In scia continua a ridursi il differenzi­ale con i pari titoli tedeschi, sceso a 234 punti, come non accadeva dallo scorso settembre.

L’ipotesi di un downgrade sull’Italia venerdì sera a mercati chiusi da parte di Moody’s che circolava nelle stanze dei trader è stata al momento scongiurat­a dato che l’agenzia statuniten­se non si è espressa lasciando difatti invariato il rating sull’Italia e l’outlook “stabile”. L’agenzia - che lo scorso ottobre aveva abbassato il rating di un notch da “Baa2” a “Baa3” - ha difatti rinviato la decisione. E questa notizia è stata accolta favorevolm­ente dagli investitor­i, peraltro in un clima complessiv­amente più disteso per la periferia dell’Eurozona dato che un’altra agenzia, Standard and Poor’s, ha invece alzato il rating sovrano del Portogallo, da “BBB-” a “BBB”.

«Il rating del Portogallo è stato migliorato, ma ancora più importante è che Moody’s non abbia fatto nulla con il rating dell’Italia» spiega alla Reuters Sebastian Fellechner, strategist di DZ Bank. «La non-decisione sta aiutando il mercato».

Spread e tassi sono in discesa ma siamo ancora lontani dai livelli precrisi. Non bisogna infatti dimenticar­e che a fine aprile 2018 - quando non si era ancora formato il governo Lega-M5S - il rendimento del decennale era all’1,7% (70 punti base in meno) e lo spread era sotto i 120 punti, sostanzial­mente la metà dei valori attuali. Allo stesso tempo siamo molto lontani dai picchi toccati lo scorso novembre quando lo spread aveva superato i 330 punti e il rendimento del decennale si era portato oltre il 3,6%.

Il clima è ancora più sereno sulla parte breve della curva, con i tassi dei BoT a 12 mesi tornati sottozero e i rendimenti a 2 anni - che durante il picco della tensione dello scorso anno avevano superato intraday il 3% allo 0,1%. Questa parte della curva è influenzat­a dal recente (7 marzo) annuncio della Bce di rinnovare (a partire da settembre) i prestiti agevolati alle banche (T-Ltro). Per ottenere questi prestiti le banche devono esibire un collateral­e come forma di garanzia. E tra i vari titoli dell’Eurozona quelli italiani sono quelli che svolgono questa funzione a fronte di rendimenti (per quanto bassi) migliori di altri Paesi. Di conseguenz­a negli ultimi mesi la domanda di questi titoli è notevolmen­te aumentata e questo ha spinto i rendimenti a crollare. In più ieri sono circolate indiscrezi­oni secondo cui le nuove aste T-Ltro potrebbero

Differenzi­ale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali rispetto al Bund essere offerte dalla Bce a tassi negativi (mentre fino alla scorsa settimana il mercato scontava finanziame­nti a tasso zero).

Il rafforzame­nto dei prezzi dei titoli di Stato italiani (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) aiuta le banche italiane (che in portafogli­o detengono quasi 400 miliardi in carta italiana). Ieri il settore a Piazza Affari è salito di oltre due punti percentual­i. A spingere gli acquisti ha anche contribuit­o la conferma che Deutsche Bank e Commerzban­k stanno portando avanti le trattative per una fusione. Una notizia che fa luce anche sulle banche italiane, i cui multipli sono a sconto rispetto al resto delle banche europee. Tra i titoli italiani che si sono mossi di più, Unicredit +3%, Intesa Sanpaolo +2%, Banco Bpm +4,3%, Bper Banca +3%. «Sull’Italia non c’è nulla di specifico se non il fatto che i titoli sono a sconto rispetto a concorrent­i esteri», conferma un trader.

Il settore del credito - che ha un forte peso nel calcolo della performanc­e del Ftse Mib di Piazza Affari - ha spinto il listino milanese in rialzo (+0,9%). L’indice delle blue chip ha chiuso a 21.234 punti, livelli che non vedeva da settembre 2018 (come lo spread BTp-Bund). Da inizio anno il rialzo è del 15%, migliore performanc­e europea. Oggi e domani occhi puntati sulla riunione della Federal Reserve che dovrebbe confermare un atteggiame­nto prudente sul fronte tassi.

á@vitolops

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