Il Sole 24 Ore

COESIONE SOCIALE NEL NOME DI MARCO BIAGI

- Di Ilaria Vesentini

«Marco Bi agi era un uomo di dialogo, era un docente che amava l’ insegnamen­to e il rapporto e confronto con gli studenti. Uno studioso che approfondi­va i temi della sua disciplina, avvertendo con grande consapevol­ezza la necessità di preoccupar­si costanteme­nte di evitare ferite nella coesione sociale e di intervenir­e per sanare, ridurre e rimuovere le fratture sociali », e garantire così «quell’equilibrio mirabile disegnato dalla nostra Costituzio­ne. Per questo i brigatisti assassini lo hanno ucciso ». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato ieri il giuslavori­sta bolognese, ucciso dalle Brigate Rosse mentre rincasava il 19 marzo 2002, intervenen­do a Modena in apertura del convegno internazio­nale della Fondazione Marco Biagi e dell’UniMore.

Il 17° anniversar­io dalla morte di Bi agi( che cade nel centenario dalla nascita dell’ Organizzaz­ione internazio­nale del lavoro) è l’occasione per portare il dialogo accademico transfront­aliero su un tema in controtend­enza, «che potremmo definire un grande classico démodé, ovvero la dimensione collettiva delle relazioni di lavoro », spiega il coordinato­re del Comitato scientific­o della Marco Bi agiFo un dati on, Edoardo Ales. Se uno dei portati di maggiore criticità della digitalizz­azione del lavoro( tema del convegno 2018) èstata«l’ accelerazi­one della tendenza alla de-intermedia­zione della relazione tra datore e lavoratore, in favo redi un approccio diretto e individual­izzato, la nostra intenzione-aggiunge Ales - è ricordare e verificare quanto l’elemento collettivo ancora possa( e, perno i, senz’altro, debba) svolgere un ruolo determinan­tenelle dinamiche decisional­i dell’ impresa ». Una terza dimensione, rispetto a quella regolata dal contratto di lavoro e quella sindacale che“immerge” il rapporto tra datore e singolo lavoratore in una dinamica di gruppo, costituito dall’intera forza lavoro e quindi dalla comunità, la cui presenza influisce in maniera determinat­e sulle strategie organizzat­ive e gestionali dell’impresa. Come articolare questa dimensione collettiva della relazione di lavoro in strutture aziendali sempre più erose e orizzontal­i? E come coinvolger­e i lavoratori nei processi decisional­i del management a prescinder­e dal tradiziona­le modello sindacale di rappresent­anza? A queste domande si cercano risposte nella due giorni modenese, con un punto fermo: gli effetti positivi di un coinvolgim­ento dei dipendenti nel processo decisional­e del management sono ben documentat­i da numerosi studi empirici .« La partecipaz­ione sposta l’ attenzione dalla produzione di valore a esclusivo beneficio degli azionisti al valore prodotto p erg listak eh olderdell’ impresa e promuove la sostenibil­ità, anziché gli effetti a breve termine sui mercati azionari - dice Manfred Weiss, dell’Università Goethe di Francofort­e -; la partecipaz­ione ha un grande vantaggio rispetto ai processi decisional­i unilateral­i, perché il management deve giustifica­re cosa vuole fare e perché e deve prendere decisioni più attente. Il coinvolgim­ento aumenta motivazion­e dei dipendenti e produttivi­tà dell’azienda. Il dialogo permanente tra dirigenti e lavoratori aumenta la fiducia reciproca e previene conflitti inutili». È l’auspicio di Marco Bi agi quando scriveva che« la rappresent­anza dei dipendenti deve adempiere a una funzione di fiducia» e che« la rappresent­anza deve garantire la legittimit­à delle decisioni gestionali, rafforzate dalla loro natura condivisa, con un impatto favorevole sulla loro esecuzione ».

Parole che il presidente della Repubblica riprende nel suo intervento per rimarcare l’importanza del ruolo delle rappresent­anze sociali e dei corpi intermedi, «importanza che supera la pur fondamenta­le dimensione dell’ambito delle relazioni del lavoro perché riguarda anche la salute del tessuto democratic­o del nostro Paese. L’emarginazi­one e l’attenuazio­ne del loro ruolo rende più fragile la società ed espone maggiormen­te i cittadini a essere vulnerabil­i rispetto alle incertezze, insicurezz­e, paure che inducono alla chiusura in se stessi. Biagi impersonav­a un ruolo di cucitura, di valorizzaz­ione della coesione sociale, per questo è rimasto vittima delle Br».

 ?? DOMENICO ROSA ?? 19 marzo 2002. Marco Biagi, già editoriali­sta del Sole, viene ucciso dalle Br a Bologna, mentre rientra a casa in bicicletta
DOMENICO ROSA 19 marzo 2002. Marco Biagi, già editoriali­sta del Sole, viene ucciso dalle Br a Bologna, mentre rientra a casa in bicicletta

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