Il Sole 24 Ore

UN CONTO DA SALDARE

- Di Fabio Tamburini

La giustizia, si sa, ha i tempi lunghi. Ma quando arriva lascia il segno. Lo ha confermato ieri il Tribunale dell’Unione europea che ha accolto il ricorso dell’Italia e della Popolare di Bari, sostenuto dalla Banca d’Italia, annullando la decisione della Commission­e Ue che aveva bocciato l’intervento del Fondo interbanca­rio nel salvataggi­o della banca abruzzese Tercas consideran­dolo «aiuto di Stato». La reazione dell’Abi è stata di grande soddisfazi­one, applausi da Bankitalia, festeggiam­enti bipartisan nel mondo della politica italiana. Il commento che viene immediato è «meglio tardi che mai». Purtroppo, nel frattempo, la frittata è stata fatta.

Ele conseguenz­e dell’errore clamoroso fatto dalla Commission­e le hanno pagate i risparmiat­ori, le banche, il Paese Italia.È stato un prezzo elevato perché il caso Tercas ha impedito interventi analoghi a favore di altre banche in difficoltà come la Cassa di risparmio di Ferrara, la Banca Marche, Popolare Etruria e la Cassa di risparmio di Chieti. Senza contare che l’aggravarsi della crisi di queste banche ha indebolito l’intero sistema provocando reazioni a catena. Il risultato è che il conto finale è stato salato sia in termini di soldi sia per la caduta verticale di fiducia e reputazion­e.

A questo punto, dopo la sentenza di ieri, va detto chiarament­e che se il provvedime­nto diventerà definitivo dovranno esserci degli atti concreti di risarcimen­to dei danni. Insomma, non vale il detto che i buoi, una volta scappati dalla stalla, sono persi. L’impegno deve essere quello di andarli a riprendere uno a uno. Il che significa che la Commission­e europea dovrà risarcire ai risparmiat­ori, alle banche e al Paese i danni provocati dalla presa di posizione scorretta.

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