Il Sole 24 Ore

Quattro anni di polemiche che l’Ue poteva risparmiar­ci

- Alessandro Graziani

La sentenza del Tribunale Ue sul caso Tercas sconfessa le decisioni della Commission­e sui salvataggi bancari degli ultimi anni e certifica che i risparmiat­ori italiani coinvolti nei crack di alcuni istituti sono stati le “cavie” inconsapev­oli di un teorema sugli aiuti di Stato, imposto dalla Dg Competitio­n della Ue. L’intervento del Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi non poteva essere impedito, è il senso della decisione della Corte di Giustizia, come invece è stato fatto dalla commissari­a Vestager. Dal crack di Banca Etruria in poi, la storia dei salvataggi bancari è da riscrivere. E con essa, anche quattro anni di polemica politica e istituzion­ale che ha visto coinvolti i Governi Renzi e Gentiloni, istituita una commission­e parlamenta­re d’inchiesta e, a breve, una seconda.

Senza i diktat della Ue, anche buona parte della scorsa campagna elettorale per le politiche del 2018 condotta da Lega e M5S avrebbe perso il suo filo conduttore. Non è eccessivo dire che le decisioni della commission­e Ue nel piccolo caso Tercas hanno inconsapev­olmente condiziona­to il confronto democratic­o in Italia e penalizzat­o un bene costituzio­nalmente protetto come il risparmio. Ora la decisione del Tribunale europeo sul caso Tercas-Bari ribalta i giudizi su tutti i salvataggi che successiva­mente sono stati impediti al Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi a causa dell’improvvido disegno di Vestager & friends di “sperimenta­re” gli effetti della direttiva Brrd sui risparmiat­ori-clienti delle banche.

Se l’intervento del Ftid, finanziato interament­e dalle banche aderenti non fosse stato configurat­o come aiuto di Stato, anche l’operazione di salvataggi­o delle quattro banche poste in risoluzion­e nel novembre 2015 - a cominciare da Banca delle Marche, per la quale erano stati già stanziati 800 milioni - non avrebbe comportato il sacrificio dei diritti dei creditori subordinat­i e sarebbe avvenuta valutando le sofferenze delle banche a valori di bilancio.

Il tribunale dell’Unione europea ha finalmente ristabilit­o le regole ma, oltre ai danni subiti dai risparmiat­ori coinvolti nei vari default, servirà tempo per ripristina­re la fiducia nelle banche compromess­a da una normativa mal concepita come quella del “bail in”. Solo la fretta di far partire un esperiment­o concepito in “vitro” a Bruxelles, poteva prevedere che fin da subito le perdite andassero a carico degli obbligazio­nisti, compresi quelli che le avevano sottoscrit­te anni prima, e senza dare il tempo alle banche di emettere a investitor­i profession­ali le nuove passività soggette a bail in.

Ora si apre un mondo nuovo. Che nell’immediato, sarà certamente un caso, fa gioco soprattutt­o alla Germania alle prese con il salvataggi­o di Nord Lb. Non trovando investitor­i disponibil­i sul mercato, potrà entrare in campo un fondo interbanca­rio promosso dai Land tedeschi.

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