Crisi bancarie, il giudice Ue dà ragione all’Italia
Sul salvataggio dell’istituto abruzzese del 2015 riconosciuta la natura privata dell’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi Per evitare l’accusa di aiuti di Stato le crisi degli ultimi tre anni sono state a carico di azionisti, obbliga
Con una sentenza clamorosa, la magistratura comunitaria ha annunciato ieri di avere annullato una storica decisione della Commissione europea, relativa al caso della banca Tercas. Da allora, la vicenda bancaria è stata risolta in altro modo, ma la decisione del tribunale potrebbe fare giurisprudenza nel delicatissimo settore degli aiuti di stato nel settore creditizio. Se confermata in appello, la sentenza metterebbe addirittura in dubbio l’assetto di controverse regole bancarie che l’Unione si è data nel 2014.
Il salvataggio di Tercas
La decisione risale al 2015. La banca Tercas era allora in grave difficoltà, addirittura in amministrazione straordinaria. Per partecipare a un aumento di capitale, la Banca popolare di Bari chiese un sostegno pari a 300 milioni di euro. In prima battuta, l’establishment italiano mise a disposizione denaro proveniente dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi (Fitd). Bruxelles si oppose, ritenendo che dietro all’operazione si nascondesse un surrettizio aiuto di Stato.
Successivamente, con una complicata partita di giro che cambiava la forma ma salvava la sostanza, l’operazione andò a buon fine perché il Fitd intervenne su base volontaria. Ieri, il tribunale europeo ha annullato la decisione dell’esecutivo comunitario che aveva ritenuto la prima proposta di uso del fondo un aiuto di Stato.
La sentenza del Lussemburgo
Secondo la magistratura comunitaria la decisione della Commissione deve essere annullata «in quanto quest’ultima ha erroneamente ritenuto che le misure a favore di Tercas presupponessero l’uso di risorse statali e fossero imputabili allo Stato».
Il tribunale, che ha sede nel Granducato del Lussemburgo, si è detto convinto che Bruxelles non abbia dimostrato quattro anni fa «il coinvolgimento delle autorità pubbliche italiane nell’adozione della misura in questione» (si veda Il Sole 24 Ore del 24 dicembre 2015). Sempre secondo la magistratura comunitaria, la Commissione europea non aveva a sua disposizione «indizi sufficienti» per considerare la prima delle due operazioni un aiuto di Stato surrettizio.
Due mesi per un appello
La Commissione europea ha reagito sommessamente, limitandosi ieri a spiegare per bocca di un portavoce: «L’esecutivo comunitario prende nota della sentenza della Corte europea di Giustizia (…). La Commissione studierà attentamente la sentenza e rifletterà a eventuali passi». Bruxelles ha due mesi di tempo dalla notifica della sentenza del tribunale per presentare appello. Di più le autorità europee non hanno voluto dire dinanzi a una vicenda potenzialmente imbarazzante.
La sentenza come tale non cambia la situazione del caso Tercas, poiché l’istituto di credito fu salvato con l’intervento sempre del Fitd, sulla base dello stesso ammontare di denaro, ma per via volontaria. Tuttavia, la scelta comunitaria di allora indusse le autorità italiane a cercare soluzioni alternative nelle successive vicende bancarie. In taluni casi, furono chiamati a contribuire azionisti e creditori, come ha ricordato ieri da Roma l’Associazione bancaria italiana (si veda l’articolo nella pagina accanto).
Dubbi sulle regole Ue
In caso di conferma in appello, la sentenza metterebbe in dubbio le nuove regole bancarie europee. «Si tratta di una sentenza storica – ha detto il presidente della Commissione Affari Monetari del Parlamento europeo Roberto Gualtieri –. Sia chiaro che da oggi si deve aprire una nuova pagina» che permetta l’utilizzo del Fitd. «Resta l’amara constatazione che la posizione sbagliata e ideologica sostenuta dalla Direzione Concorrenza della Commissione europea ha prodotto danni gravissimi economici e politici all’Italia e all’Europa per i quali qualcuno dovrà rendere conto».
La decisione, se confermata in appello, potrebbe fare giurisprudenza. «La sentenza Tercas ha importanti implicazioni generali per la gestione delle crisi bancarie in Europa, riconoscendo che interventi volontari di sostegno a banche in difficoltà finanziati dal sistema bancario non sottostanno alle norme sugli aiuti di Stato», ha detto l’avvocato Giuseppe Scassellati dello studio Cleary Gottlieb, che ha consigliato il Fondo interbancario per la tutela dei depositi nella causa dinanzi alla magistratura comunitaria.