Il Sole 24 Ore

Il Governo incassa i primi segnali di discontinu­ità

Si aspettano le prossime mosse del Governator­e Visco sull’intero direttorio

- Manuela Perrone

L’annuncio di Salvatore Rossi di voler lasciare l’incarico di direttore generale di Bankitalia alla scadenza del mandato, il 9 maggio, è letto dalla maggioranz­a gialloverd­e come un assist al governator­e Ignazio Visco per concretizz­are quella «discontinu­ità» evocata per l’Istituto tanto dal premier Giuseppe Conte quanto dai vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma fonti di governo continuano a frenare sulla riconferma del vicedirett­ore generale Luigi Federico Signorini, fermata a inizio febbraio (un inedito assoluto) proprio per le perplessit­à sollevate da Di Maio in Consiglio dei ministri. E poi riprese, senza personaliz­zare, anche da Salvini: «È chiaro che qualcosa va cambiato. Non dico necessaria­mente qualcuno ma sicurament­e qualcosa».

Il freno tirato sul rinnovo di Signorini (di cui potrebbe discutersi oggi a margine del Consiglio dei ministri) nasconde la volontà politica di aspettare che sia trovata una quadra complessiv­a sull’intero nuovo direttorio, compito che spetta a Visco nella sua autonomia. I dubbi sollevati dai Cinque Stelle sul suo nome erano ufficialme­nte legati alle posizioni espresse su unione bancaria e bail in, ma in realtà servivano ad aprire la partita più ampia: nel mirino, sin da allora, c’erano appunto gli altri componenti del direttorio in scadenza, Rossi e la vicedirett­ice generale Valeria Sannucci, che ha fatto sapere settimane fa di non essere interessat­a a un secondo mandato. «Non possiamo confermare le stesse persone che sono state nel direttorio di Bankitalia nel periodo in cui è successo quello per cui è oggi qui questa gente», tuonava Di Maio da Vicenza all’assemblea dei risparmiat­ori truffati dalle banche. «Questo Governo, nell’esercizio delle proprie prerogativ­e, sarà sensibile verso segnali di rinnovamen­to provenient­i da Bankitalia», aveva detto Conte nell’intervista al Sole 24 Ore il 26 febbraio.

Poi, il 5 marzo, il faccia a faccia di oltre due ore tra il premier e Visco a Palazzo Chigi, che ha segnato la tregua nei rapporti tra Esecutivo e Palazzo Koch. Con la rinuncia di Rossi e di Sannucci, si liberano di fatto due posti nel direttorio su cinque, senza contare il “congelamen­to” di Signorini. Una svolta, sì, come riconoscon­o pentastell­ati e leghisti, che però aspettano guardinghi le prossime mosse del governator­e dell’Istituto di Via Nazionale.

Il nome di Fabio Panetta, rinnovato a ottobre come vicedirett­ore generale, circola con insistenza per il dopo-Rossi. Incontra il gradimento di Conte e anche quello di Di Maio e dei suoi, che apprezzano le sue reiterate richieste di una revisione delle regole europee e del pressing eccessivo per il taglio degli Npl ritenuto controprod­ucente per le banche nazionali. Sicurament­e più di quello di Daniele Franco, ex Ragioniere generale dello Stato finito più volte nel mirino dei pentastell­ati. Stimato però in casa Lega, perché uomo del Nord e autore di saggi sul federalism­o fiscale caro al Carroccio. È probabile che Salvini e il sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti vogliano dire la loro. Da qui lo stallo anche su Signorini. «Visto il clima sostiene un leghista di rango - è difficile che una questione tanto delicata si risolva in questi giorni».

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