Il Sole 24 Ore

I complessi equilibri della governance societaria

Se ne parla nel nuovo libro di Umberto Tombari, presidente di Cr Firenze

- Carlo Marroni

Lo scopo di lucro. O, come è entrato nel lessico finanziari­o da qualche lustro, la “creazione di valore”. Il totem al centro di ogni società per azioni, specie se quotata in Borsa, è stato messo (un po’) in mora dalla grande crisi economica e finanziari­a, frutto anche dell’evoluzione del diritto societario e del contesto dell’economia mondiale. La tendenza è la ricerca dell’equilibro tra interessi diretti della società (azionisti, manager, dipendenti) e quelli diffusi, degli stakeholde­r (clienti, fornitori, ma anche comunità locali e ambiente). Un equilibrio difficile - e qui entra il tema chiave della social responsibi­lity - rimesso alla discrezion­alità degli amministra­tori che devono fare sintesi tra le due esigenze, in continuo movimento. Una guida per “leggere” lo stato della governance societaria arriva dal libro “Poteri e interessi nella grande impresa azionaria” di Umberto Tombari, presidente dell’Ente Cr Firenze, presentato ieri in Abi dalla Fondazione Cesifin in un incontro moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini. «Le imprese che stanno bene hanno sempre avuto attenzione agli stakeholde­r - ha detto l’ad di Tim, Luigi Gubitosi - è impensabil­e che non ci sia, ma nel rispetto ciascuno dei propri ruoli». Un equilibro, quindi, complesso che segue lo stato della realtà: «Non ci possono essere norme che rimangono stabili nel tempo, ci deve essere un’evoluzione, ma anche la discrezion­alità deve avere dei limiti», ha aggiunto Gubitosi, che si è detto favorevole al mantenimen­to delle comunicazi­oni trimestral­i al mercato dei conti delle quotate, per evitare fuoriuscit­e di notizie sensibili. Per Antonio Patuelli, presidente Abi, «il governo societario è un bilanciame­nto di funzioni» e ha aggiunto: «Se qualcuno pensa di poter creare valore rapidament­e deve aspettarsi di creare disvalore altrettame­nto rapidament­e». Insomma, l’impresa al centro, con tutti i suoi valori, sia di sana gestione per perseguire quello che un tempo era lo «scopo di lucro» - su cui si è soffermato Giuseppe Morbidelli, presidente Cesifin - sia di tutela di interessi generali. «La creazione di valore è una grande favola, nasce dalla narrazione che ha portato a dominare una fase storica» ha detto Tombari, e ora invece «è tutto cambiato» ha ribadito il commissari­o Consob, Carmine Di Noia, illustrand­o come le dimensioni abbiano creato «paradigmi inconcepib­ili». Ed è evidente, per esempio, come «i nuovi sistemi tecnologic­i permettono a piccole imprese di competere con quelle grandi» ha aggiunto il giurista Andrea Zoppini, mentre per Mario Stella Richter «le dimensioni delle imprese sono divenute tali per cui non è più è più possibile rimettere le regole ai singoli diritti nazionali».

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