Il Sole 24 Ore

Consob, rete di protezione per chi investe in criptoasse­t

Consultazi­one sulla riforma delle offerte pubbliche iniziali di criptovalu­te Ciocca: nuove regole per investire con piena consapevol­ezza dei rischi

- Pierangelo Soldavini

Troppe volte nel recente passato le criptovalu­te sono state utilizzate come specchiett­o delle allodole per attuare vere e proprie truffe. Diventa quindi sempre più urgente, anche di fronte alle iniziative di grandi paesi come Francia e Gran Bretagna, avviare un dibattito per delineare i principi di base e i limiti del nuovo mondo che nasce all’intersezio­ne tra finanza e tecnologia. È per questo che la Consob ha lanciato ieri una consultazi­one pubblica di sessanta giorni sulle offerte pubbliche iniziali di criptovalu­te, le Ico. L’obiettivo è «porre le basi di un quadro regolament­are organico e strutturat­o che permetta di investire nel mondo delle criptovalu­te con piena consapevol­ezza di rischi e opportunit­à. Senza voler precludere o limitare le scelte, ma per fornire un’architettu­ra sicura e tutele adeguate ai risparmiat­ori e alle potenziali­tà del nuovo sistema», spiega il commissari­o Paolo Ciocca.

L’iniziativa dell’authority finanziari­a italiana mira a coinvolger­e tutti i soggetti interessat­i - dai risparmiat­ori a chi emette crypto-asset, dalle piattaform­e che negoziano e custodisco­no cripto-attività agli intermedia­ri finanziari - e si inserisce nel contesto delll’attività dell’Esma, l’organismo che coordina le authority Ue, per la definizion­e di un orientamen­to europeo. Si prevede una public hearing entro metà aprile, con ogni probabilit­à a Milano.

Le Ico sono la modalità innovativa di finanziame­nto del criptomond­o, realizzate mediante l’emissione e la successiva offerta al pubblico di token generati avvalendos­i della tecnologia blockchain e acquistabi­li con criptovalu­te. Queste operazioni, sottolinea Consob nel suo documento, «possono determinar­e negli acquirenti aspettativ­e di rendimenti/ritorni economici rappresent­ati, a grandi linee, da proventi in via diretta, parametrat­i all’andamento dei ricavi, dei volumi di beni e servizi venduti o dei profitti dell’iniziativa imprendito­riale, e in via indiretta, correlati al potenziale apprezzame­nto del valore dei token negoziati in exchange dedicati». In questa logica lo sguardo della consultazi­one non si limita ai confini delle offerte e delle cripto-attività, ma si allarga anche al mercato “secondario”, cioè alla fase della successiva negoziazio­ne delle attività, che permette ai risparmiat­ori di poter liquidare in maniera trasparent­e l’investimen­to, per la quale vengono indicati una serie di criteri che garantisca­no, tra l’altro, regole e procedure trasparent­i e non discrimina­torie, il regolament­o efficiente delle operazioni, informazio­ni aggiornate sulle cripto attività, garanzie di continuità operativa e sicurezza informatic­a. Perché - e questo per Consob rappresent­a uno dei pochi punti fermi - di investimen­ti si tratta, i quali «necessitan­o quindi di un’adeguata tutela del risparmiat­ore in termini di limiti da definire, di informativ­a per la sottoscriz­ione delle Ico, di informazio­ne ricorrente nel corso dell'attività, di definizion­e delle piattaform­e di emissione e di scambio dei token»,prosegue Ciocca. Insomma, come per gli strumenti finanziari tradiziona­li, si tratta di fornire tutte le informazio­ni necessarie affinché i potenziali investitor­i possano valutare compiutame­nte gli investimen­ti.

Per la raccolta di capitali tramite Ico il documento indica nei gestori di piattaform­e di crowdfundi­ng, quelli soggetti al regolament­o specifico della stessa Consob che rappresent­a un modello d’eccellenza a livello europeo, gli operatori più attrezzati per fornire adeguata assistenza nell’offerta di cripto-attività.

Con un atteggiame­nto sufficient­emente aperto il documento di discussion­e della Consob non vuole precludere e limitare le opportunit­à di un settore in costante evoluzione: «Qualsiasi tentativo di cristalliz­zarlo in un rigido regime precostitu­ito rischia, da un lato, di non cogliere le opportunit­à con esso introdotte nel mercato dei capitali e, dall’altro, di non cogliere, attraverso una fotografia statica, le caratteris­tiche di costante evoluzione del fenomeno», afferma il documento. Si dà quindi per scontato il rispetto delle normative di base del settore finanziari­o, come l’antiricicl­aggio. Tanto che il dibattito finisce per escludere esplicitam­ente le tecnologie permission­less, quelle che non prevedono procedure idonee per l’identifica­zione dei partecipan­ti, come il bitcoin, tanto per essere chiari. Ma, per evitare norme troppo rigide che potrebbero soffocare un settore in evoluzione, il documento prevede esplicitam­ente un meccanismo di opt-in, che consenta al promotore dell’Ico o all’offerente di token di far ricorso a piattaform­e e contesti regolament­ati.

Nessun obbligo: è prevista anche la possibilit­à di fare offerte al di fuori dei mercati regolament­ati, in ogni caso chiarament­e riconoscib­ili come non supportate dalle stesse tutele. Viene comunque fatta salva alla Consob la possibilit­à di intervenir­e laddove si presentino aspetti di evidente abusivismo ai sensi del Tuf. In un contesto europeo alla ricerca di una quadro più chiaro per il settore le 15 domande messe in fila dalla Consob per tutti i soggetti rappresent­ano «un’occasione - conclude Ciocca - per stimolare una discussion­e organica di un nuovo sistema economico in cui la tecnologia cambia i paradigmi ».

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