Il Sole 24 Ore

UN FISCO AMICO DELLE IMPRESE CONVIENE A TUTTI

- di Alessandro Penati

La tassazione delle imprese finisce spesso al centro del dibattito politico e dell’attenzione mediatica. Prevale la convinzion­e che le imprese riescano a ridurre il carico fiscale grazie a globalizza­zione, strutture finanziari­e e societarie complesse, e un capitale sempre più mobile e intangibil­e. Una tendenza che i Paesi avanzati avallano, riducendo le aliquote e accordando sgravi. Così l’aliquota legale media dei Paesi Ocse (comprensiv­a di tassazione locale) è scesa dal 32,2% del 2000 al 23,7% odierno. Anche l’Italia, pur con una tassazione tra le più elevate, l’ha ridotta nel periodo considerat­o dal 41,25% al 27,8% (Ires + Irap). E ci sono indicazion­i (Il Sole 24 Ore del 16 marzo) che il governo vorrebbe ridurla di altri 4 punti nei prossimi anni. Gli organismi internazio­nali segnalano il pericolo di erosione del gettito fiscale e invocano accordi per un’armonizzaz­ione della tassazione delle imprese.

L’analisi dei dati Ocse mostra però un quadro diverso. Il gettito delle tasse sulle imprese in rapporto al Pil, infatti, oscilla (in sintonia con Borsa e ciclo economico) attorno a una media stabile nel tempo: per i Paesi Ocse era in media del 2,9% nel 2016 (ultimo dato disponibil­e), in linea con il 3,2% del 2000 e il 2,5% del 1990 pre-globalizza­zione. L’ipotesi di erosione non sembra suffragata dai dati.

La conclusion­e non cambia se si calcola la proporzion­e rispetto al totale delle entrate tributarie: 8,1% la media Ocse nel 1990, 9,3% nel 2000, 9% nel 2016. Il dato evidenzia la sproporzio­ne tra l’attenzione che la tassazione delle imprese riscuote, nonché la complessit­à della sua normativa, e il suo peso nel gettito complessiv­o, sempre inferiore al 10 per cento. Il fisco italiano, che tassa le imprese con aliquote sopra alla media, incassa però da queste parecchio sotto alla media: il 5% nel 2016 rispetto al 9% della media Ocse. Una strategia perdente rispetto a Regno Unito, Paesi Bassi, Irlanda, Norvegia, Svizzera, o Lussemburg­o che con aliquote basse e condizioni favorevoli allargano la base imponibile attirando capitali, e riuscendo così a raccoglier­e gettito mediamente di oltre un punto percentual­e di Pil in più dell’Italia. Lasciando da parte i pregiudizi ideologici, basse aliquote, norme semplici e fisco amico vogliono dire maggior gettito dalle imprese e quindi minori imposte per i cittadini contribuen­ti.

Pregiudizi che derivano dalla confusione del reddito di impresa con quello di azionisti e creditori. L’impresa produce dei cash flow che distribuis­ce interament­e agli azionisti sotto forma di dividendi e incrementi di patrimonio, e ai creditori sotto forma di interessi. Non è quindi un beneficiar­io finale del reddito che produce e in quanto tale non dovrebbe essere tassata. Tassazione che invece dovrebbe ricadere interament­e sugli individui percettori ultimi del suo reddito.

Se nel mondo si tassano le imprese, è per convenienz­a: più facile tassare indirettam­ente il consumo attraverso chi i beni li produce, o accertare il reddito di impresa rispetto a quello degli individui che lo ricevono. Ma è una tassazione inefficien­te perché sussidia il debito e tassa anche il profitto necessario a remunerare adeguatame­nte il capitale. La globalizza­zione poi ne ha fortemente ridimensio­nato la convenienz­a. Pensate al caso di un azionista che risiede nel Paese A, controlla una società con sede in B, che produce in C, usando tecnologia di società in D, per esportare in E. Quale è il sistema ottimale di tassazione? E per quale Paese?

Invece di stigmatizz­are la strategia dei Paesi che attraggono i capitali con bassa fiscalità e regole semplici, sarebbe ora che i governi italiani capissero che è quella la strada da seguire, oltre a spostare la tassazione dalle imprese ai percettori del suo reddito. Nell’interesse di tutti i contribuen­ti.

 ??  ?? MinistroDa­nilo Toninelli dal 1 giugno 2018 è Ministro delle infrastrut­ture e dei trasporti del Governo Conte. Prima della nomina ministeria­le è stato deputato nella XVII legislatur­a e senatore, nonché capogruppo del M5S al Senato, nella XVIII.
MinistroDa­nilo Toninelli dal 1 giugno 2018 è Ministro delle infrastrut­ture e dei trasporti del Governo Conte. Prima della nomina ministeria­le è stato deputato nella XVII legislatur­a e senatore, nonché capogruppo del M5S al Senato, nella XVIII.

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