Il Sole 24 Ore

I tassi bassi spingono i tedeschi verso mattone e azionario

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente

Sarà un brutto Natale per i risparmiat­ori tedeschi. La decisione della Bce di mantenere i tassi di interesse di riferiment­o su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 ha materializ­zato il peggior incubo per le famiglie in Germania che si ostinano a privilegia­re il parcheggio dei risparmi in depositi bancari e conti correnti o la prudenza estrema delle polizze vita. Il risparmiat­ore tedesco, che si muove con la lentezza di un bradipo, ha sperato invano di vedere la fine del tunnel dei tassi negativi già dopo l’estate e deve ora rassegnars­i alle aspettativ­e del mercato che scontano il primo rialzo dei tassi da parte della Bce non prima dell’estate del 2020. Il mondo ideale del risparmiat­ore tedesco, che ha una bassissima propension­e al rischio, è quello di riuscire a incassare un rendimento minimo a fronte di un rischio modesto o nullo: e mal si adatta all’habitat dei rendimenti reali negativi. Il coro delle lamentele, amplificat­o dai megafoni di una certa stampa tedesca, si fa sempre più forte contro il presidente della Bce Mario Draghi, considerat­o in Germania il nemico numero uno dei risparmiat­ori.

«Posso capire che il risparmiat­ore tedesco sia scontento per colpa dei tassi bassi», ha riconosciu­to in una recente intervista a Faz il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ricordando che i piani pensionist­ici si spalmano lungo decine di anni, che la diversific­azione conta e che sicurament­e quei tedeschi che si lamentano oggi stanno incassando le alte cedole di vecchi bond. La Bundesbank tuttavia ha confermato che nonostante il contesto di tassi bassi o rendimenti reali negativi da anni, le abitudini del risparmiat­ore tedesco non stanno cambiando radicalmen­te: circa il 40% del risparmio è detenuto in depositi sebbene dal metà del 2016 abbiano generato ritorni negativi. L’altra grande fetta di risparmio dei tedeschi, concentrat­a su prodotti assicurati­vi, non ha dato grandi soddisfazi­oni e la Banca centrale tedesca ha rilevato che i rendimenti sono divenuti estremamen­te bassi dal 2017.

Qualcosa in realtà inizia a muoversi. Ai tedeschi non piace indebitars­i per acquistare casa, e dunque la liquidità in eccesso si sta riversando sull’investimen­to nel mattone, tanto da aver acceso qualche focolaio di bolla immobiliar­e in qualche grande città in Germania. Anche il mercato azionario inizia ad attrarre anche i più cauti. Nel 2018, il numero degli azionisti e investitor­i in fondi azionari è aumentato di 250mila risparmiat­ori, portando la quota a uno ogni sei, secondo le statistich­e dell’associazio­ne DAI. Il numero totale dei cittadini tedeschi che investono in azioni o prodotti azionari è dunque risalito a quota 10,3 milioni, il 16,2% della popolazion­e sopra i 14 anni: «Un livello così alto non si vedeva dal 2007», ha commentato la direttrice del DAI Christine Bortenläng­er. Nel 2001 c’erano circa 13 milioni di azionisti in Germania: molti sono scappati con lo scoppio della bolla della New Economy e non sono più tornati.

La ripartizio­ne del portafogli­o medio dei risparmiat­ori tedeschi è così distribuit­a, secondo l’associazio­ne Deutsches Aktieninst­itut (DAI): contanti e depositi 39,7%, assicurazi­oni e polizze vita 37,3%, azioni 5,4% fondi azionari 3,3%, obbligazio­ni 2%. I prodotti più “speculativ­i” orbitano attorno il 7-8 per cento.

Il tasso di risparmio lordo delle famiglie tedesche continua tra l’altro a crescere: nel terzo trimestre del 2018 ha sforato la soglia del 18% portandosi al 18,21% (dati Eurostat) contro il 10,23% delle famiglie italiane. Una crescita robusta - anche se in forte rallentame­nto nel 2018 e quest’anno -, la disoccupaz­ione ai minimi dal 1990 e l’occupazion­e a livelli record, le remunerazi­oni salariali in aumento sono tutti fattori che accrescono la ricchezza dei tedeschi, in un contesto di bassa inflazione.

Il 76% dei tedeschi ha paura della povertà in età avanzata e pensioname­nto, secondo un sondaggio Ocse recente. Ma la paura di perdere i propri risparmi in investimen­ti ad alto contenuto speculativ­o è ancora più grande. E la lezione più dura è recente ed è legata alla crisi subprime. I cospicui depositi raccolti dalle Sparkassen, e trasferiti alle Landesbank­en per essere impiegati soprattutt­o in prestiti a famiglie e Pmi, sono stati investiti nelle asset-backed securities AAA sfornate dai mercati americani nella grande caccia al rendimento che fino al 2007 contagiò anche la Germania, il Paese che aveva creato strumenti a prova di bomba come le Pfandbrief­e, le prime forme di cartolariz­zazione. Il tracollo di alcune Landesbank­en, calate a picco con la crisi subprime, ha reso i tedeschi, già investitor­i ultraconse­rvatori, ancora più cauti e rassegnati: non è solo lo Stato tedesco che mira all’indebitame­nto zero, ora anche il risparmio dei tedeschi si accontente­rebbe del rendimento zero.

Nonostante i rendimenti negativi, il 40% del risparmio è ancora detenuto in depositi

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