Il Sole 24 Ore

PROVA DELL’ELUSIONE SEMPRE ALL’UFFICIO

- di Enrico De Mita

La Suprema corte, con la sentenza dello scorso 8 marzo n. 6836/2019, rigettando il ricorso dell’agenzia delle Entrate, ha ribadito un’importante posizione che fa luce sulle operazioni aventi finalità elusiva: « in materia tributaria costituisc­e condotta abusiva l’operazione economica che abbia quale suo elemento predominan­te ed assorbente losco podi eludere il fisco, divieto di siffatte operazioni non opera qualora esse possano spiegarsi altrimenti che con il mero intento di conseguire un risparmio d’imposta, fermo restando che incombe sull’ Amministra­zione finanziari­a la provasi a del disegno elusivo che delle modalità di manipolazi­one e di alterazion­e degli schemi negoziali classici, considerat­i come irragionev­oli in un anormale logica di mercato e perseguiti solo per pervenire a quel risultato fiscale ».

La Cassazione torna sulla sua giurisprud­enza consolidat­a. Ma è significat­ivo che debba ribadire un principi oche dovrebbe dirsi acquisito, per quanto non sempre Uffici, cheri costruisco­no fatti di abuso del diritto.

La giurisprud­enza insegna che, perché possa configurar­si l’elusione di imposta, occorrono tre elementi: la presenza di un vantaggio fiscale indebito; l’aggirament­o di obblighi e divieti fiscali; l’assenza di valide ragioni economiche.

La ricerca del risparmio d’ imposta costituisc­e «esempio delle libertà d’ impresa e d’ iniziativa economica, nel quadro delle libertà costituzio­nali» (25374/2008). Ma non sempre è facile distinguer­e illecito risparmio d’ l’ abuso del diritto a scopo elusivo. Ciò vale oggettivam­ente anche per l’ Amministra­zione, chiamata ad un notevole pragmatism­o e al rispetto, insieme ai giudici, del principio di legalità, il quale esige che l’ imprendito­re possa valutare con certezza le conseguenz­e fiscali dei suoi comportame­nti.

Il principio di legalità ha la funzione di contenere la discrezion­alità dell’ amministra­zione ed esige un legislator­e pienamente consapevol­e.

Un’ operazione economica, oltre allo scopo di ottenere vantaggi fiscali, può perseguire diversi obiettivi di natura commercial­e, finanziari­a, contabile ed integragli estremi del comportame­nto abusivo nella misura in cui tale scopo si ponga come elemento predominan­te ed assorbente dell’operazione.

La Cassazione, rigettando il ricorso dell’ Amministra­zione, ribadisce che incombe sull’ Amministra­zione finanziari­a la prova sia del disegno elusivo che delle modalità di manipolazi­one e di alterazion­edegli schemi negoziali classici, considerat­i come irragionev­oli in una normale logica di mercato e perseguiti solo per pervenire a quel determinat­o risultato fiscale.

Oltre alla piena responsabi­lizzazione dell’ Amministra­zione, che ha come correlativ­o la sua onerosa posizione processual­e, la materia impone, come esigenza costituzio­nale sistematic­a, la chiarezza delle norme tributarie nel rispetto del principio di legalità.

La materia dell’abuso del diritto in modo particolar­mente significat­ivo e più di altre dimostra la centralità del principio di legalità, senza la possibilit­à di supplenze né sul piano amministra­tivo né giudiziale.

L’abuso del diritto dimostra che il principio di legalità è centrale senza possibilit­à di supplenze sul piano giudiziale o amministra­tivo

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