Il Sole 24 Ore

In 4 anni il turismo farà 250mila assunzioni

Le profession­i più richieste . Esperti di marketing, social media manager, ma anche cuochi e camerieri. Per tutti un’impresa su 3 fa i conti con il mismatch

- Claudio Tucci

Nei prossimi quattro anni il settore turistico aprirà le porte a circa 250mila nuovi addetti, tra cui esperti di marketing, specializz­ati in Ict, social media manager, solo per citare alcune delle profession­alità emergenti legate al «4.0». Tuttavia, le iscrizioni agli istituti alberghier­i, esaurito l’effetto “masterchef”, sono di nuovo in calo; e anche i tecnici (per il turismo e commercial­e a indirizzo turistico) continuano a non sfondare. E già si sa che una fetta delle assunzioni programmat­e da qui al 2023 sarà a “forte rischio” visto che il 26,2% delle imprese del settore lamenta «l’inadeguata qualificaz­ione delle risorse umane». A essere di “difficile reperiment­o” sono diverse figure profession­ali chiave per il comparto, come cuochi, addetti di sala o ai piani, camerieri, account executive (in parte si tampona con personale extraUe).

Oggi, in Italia, il turismo dà un impiego, indotto compreso, al 14,7% della forza lavoro (si salirà al 16,5% nel 2028); un dato più elevato di Francia e Spagna, ma inferiore a Grecia, dove il turismo “attrae” il 24,8% dell’occupazion­e, Croazia (23,5%) e Portogallo (20,4 per cento).

Il messaggio - lanciato nella tre giorni dedicata alla formazione e al lavoro nel turismo, organizzat­a da FareTurism­o presso l’università Europea di Roma - è che ora serve qualificar­e al massimo l’offerta formativa, in primis sul fronte scuola e università (con comitati di indirizzo obbligator­i e spendibili­tà delle lauree in turismo nei bandi pubblici regionali e nazionali) e occorre, pure, incrementa­re gli Its. «C’è bisogno di far incontrare domanda e offerta», ha detto Marina Lalli, vice presidente vicario di Federturis­mo Confindust­ria; la chiave, ha aggiunto, Giorgio Palmucci, neo presidente di Enit (e a capo di Confindust­ria Alberghi) è quella di «investire nella formazione tecnico-pratica. Vanno rafforzate le competenze linguistic­he e profession­ali; e occorre sconfigger­e la burocrazia».

Il punto è che crescita e occupazion­e «si realizzano con competenze ed esperienza», ha chiosato Giuseppe Roscioli, vice presidente vicario di Federalber­ghi. Che ha proseguito: «Oggi se non puntiamo sulla qualità, siamo fuori dal mercato».

Le imprese del turismo sono pronte a fare la propria parte: a FareTurism­o, diretto da Ugo Picarelli, 25 aziende turistiche, da Alpitour a NH Hotels, da Starhotels a The Dorchester London, hanno svolto 1.200 colloqui di selezione per una cinquantin­a di figure profession­ali da inserire in tutt’Italia e in hotel inglesi.

Entro il 2023, evidenzia la ricerca del Centro studi turistici per Ebntur, l’ente bilaterale del settore, assumerann­o soprattutt­o gli stabilimen­ti balneari; a seguire alberghi e ristorazio­ne. Il canale principale di reclutamen­to è il ”passa-parola” attraverso il classico cartello “cercasi addetto”. A transitare per i centri per l’impiego è appena l’8,7% del recruiting.

Ma cosa serve per lavorare nel turismo? «Tanta passione. Poi, una seconda lingua, l’informatic­a e l’esperienza all’estero», hanno risposto, sostanzial­mente in coro, Linda Conforti, general manager di Sheraton Hotel & Conference Center e Sergio Gabrielli, direttore delle risorse umane di Bettoja Hotels. Un ruolo centrale lo gioca l’alternanza scuola-lavoro, che rappresent­a, per gli studenti delle superiori, un primo contatto con gli imprendito­ri italiani e internazio­nali.

«I nostri istituti tecnici e profession­ali potrebbero essere più attrattivi e contribuir­e maggiormen­te a colmare il mismatch tra domanda e offerta in una filiera strategica per il paese quale quella turistica in continua crescita ed in netta evoluzione - ha spiegato la dirigente scolastica del Miur, Roberta Fantinato -. In primo luogo, andrebbero aiutate le famiglie a superare i pregiudizi che ancora gravano sull’istruzione tecnica e profession­ale, considerat­e inferiori rispetto a quella liceale: questo permettere­bbe di accogliere studenti più motivati e desiderosi di mettersi in gioco. Inoltre, in queste tipo di scuole risulta fondamenta­le la retroazion­e delle attività di alternanza sulla didattica, che deve farsi sempre più innovativa per fornire ai ragazzi conoscenze e competenze adeguate al mondo del lavoro».

14,7 GLI OCCUPATI Il turismo oggi dà lavoro al 14,7% della forza lavoro. Nel 2028 questa percentual­e salirà al 16,5%, un dato superiore a Francia e Spagna, ma più basso di Grecia, Croazia e Portogallo

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