Il Sole 24 Ore

Decretone, oggi fiducia alla Camera Pd e Fi protestano

- Di Lina Palmerini

Previsto oggi alla Camera il voto di fiducia sul Decretone, che contiene le norme su reddito di cittadinan­za e Quota 100 in materia pensionist­ica. Pd e Fi ieri hanno abbandonat­o per protesta l’esame del testo nelle commission­i parlamenta­ri riunite.

La storia della nave Mare Jonio vista solo dalla prospettiv­a dei rapporti politici tra Salvini e Di Maio era cominciata che quasi sembrava ci fosse uno scarto tra la linea dura decisa dal vicepremie­r leghista e quella dei 5 Stelle. Aveva iniziato proprio Di Maio dicendo «non sarà un altro caso Diciotti» e poi Stefano Patuanelli, capogruppo grillino al Senato, era stato tranchant contro il leader leghista che aveva chiesto gli arresti dei responsabi­li della nave. «La decisione spetta all’autorità giudiziari­a non al ministro dell’Interno». È finita invece con una compattezz­a assoluta tra i due azionisti di Governo al punto che prima ancora che accadesse, è stato Di Maio a chiedere il sequestro della nave per violazione delle regole. Così è andata. Di nuovo, la linea di Salvini è quella vincente nel Governo e sui 5 Stelle anche perché la dinamica del caso di ieri, a differenza di altri, ha sollevato subito dubbi e fatto scattare l’operazione della Guardia di Finanza e l’inchiesta della magistratu­ra per favoreggia­mento di immigrazio­ne clandestin­a.

Il fatto, però, è che quello che è accaduto ieri non sana le divisioni che ci sono nel Movimento sulla questione immigrati, a cominciare dalle posizioni del presidente della Camera Fico. Né l’insofferen­za per una subalterni­tà talvolta troppo manifesta verso il titolare del Viminale. Differenze che sempre più Di Maio sta cercando di attenuare e azzerare consapevol­e che la linea del suo collega leghista è quella che incassa più consensi nel Paese. Quella che l’ha portato al sorpasso nei sondaggi e anche nel voto delle ultime regionali. E soprattutt­o la vicenda di ieri, da molti letta come una provocazio­ne organizzat­a da hoc in vista del voto al Senato su Salvini di oggi, ha preparato il terreno per serrare i ranghi contro quei dissidenti che ci sono nel Movimento.

Sì perché il caso della nave Mare Jonio incrocia – con un tempismo per alcuni sospetto - il test di Palazzo Madama: il sì o il no al processo al ministro dell’Interno sul caso Diciotti. Ma la suspense non è tanto sull’esito, visto il soccorso e il sostegno scontato che arriverà dai senatori del centrodest­ra, quanto invece sui 5 Stelle e sulle scelte di quei parlamenta­ri che sono determinan­ti ai fini dell’autosuffic­ienza della maggioranz­a. Un test chiave, dati i sei voti di scarto che ci sono, accompagna­to da un avvertimen­to molto chiaro del capogruppo grillino Patuanelli: chi voterà a favore del processo (e quindi in modo difforme dalle decisioni prese dopo il voto online sulla piattaform­a Rousseau) verrà segnalato ai probiviri. In pratica l’anticamera dell’espulsione.

Insomma, proprio l’asse di ieri tra Di Maio e Salvini è diventato una spinta ulteriore a compattare le fila e dare una prova di controllo del gruppo. Mancherann­o due “dissidenti” assenti giustifica­ti, dunque i voti di scarto della maggioranz­a saranno quattro. Ma su quei quattro si gioca la tenuta del gruppo grillino. E la prova di lealtà verso Salvini.

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