Decretone, oggi fiducia alla Camera Pd e Fi protestano
Previsto oggi alla Camera il voto di fiducia sul Decretone, che contiene le norme su reddito di cittadinanza e Quota 100 in materia pensionistica. Pd e Fi ieri hanno abbandonato per protesta l’esame del testo nelle commissioni parlamentari riunite.
La storia della nave Mare Jonio vista solo dalla prospettiva dei rapporti politici tra Salvini e Di Maio era cominciata che quasi sembrava ci fosse uno scarto tra la linea dura decisa dal vicepremier leghista e quella dei 5 Stelle. Aveva iniziato proprio Di Maio dicendo «non sarà un altro caso Diciotti» e poi Stefano Patuanelli, capogruppo grillino al Senato, era stato tranchant contro il leader leghista che aveva chiesto gli arresti dei responsabili della nave. «La decisione spetta all’autorità giudiziaria non al ministro dell’Interno». È finita invece con una compattezza assoluta tra i due azionisti di Governo al punto che prima ancora che accadesse, è stato Di Maio a chiedere il sequestro della nave per violazione delle regole. Così è andata. Di nuovo, la linea di Salvini è quella vincente nel Governo e sui 5 Stelle anche perché la dinamica del caso di ieri, a differenza di altri, ha sollevato subito dubbi e fatto scattare l’operazione della Guardia di Finanza e l’inchiesta della magistratura per favoreggiamento di immigrazione clandestina.
Il fatto, però, è che quello che è accaduto ieri non sana le divisioni che ci sono nel Movimento sulla questione immigrati, a cominciare dalle posizioni del presidente della Camera Fico. Né l’insofferenza per una subalternità talvolta troppo manifesta verso il titolare del Viminale. Differenze che sempre più Di Maio sta cercando di attenuare e azzerare consapevole che la linea del suo collega leghista è quella che incassa più consensi nel Paese. Quella che l’ha portato al sorpasso nei sondaggi e anche nel voto delle ultime regionali. E soprattutto la vicenda di ieri, da molti letta come una provocazione organizzata da hoc in vista del voto al Senato su Salvini di oggi, ha preparato il terreno per serrare i ranghi contro quei dissidenti che ci sono nel Movimento.
Sì perché il caso della nave Mare Jonio incrocia – con un tempismo per alcuni sospetto - il test di Palazzo Madama: il sì o il no al processo al ministro dell’Interno sul caso Diciotti. Ma la suspense non è tanto sull’esito, visto il soccorso e il sostegno scontato che arriverà dai senatori del centrodestra, quanto invece sui 5 Stelle e sulle scelte di quei parlamentari che sono determinanti ai fini dell’autosufficienza della maggioranza. Un test chiave, dati i sei voti di scarto che ci sono, accompagnato da un avvertimento molto chiaro del capogruppo grillino Patuanelli: chi voterà a favore del processo (e quindi in modo difforme dalle decisioni prese dopo il voto online sulla piattaforma Rousseau) verrà segnalato ai probiviri. In pratica l’anticamera dell’espulsione.
Insomma, proprio l’asse di ieri tra Di Maio e Salvini è diventato una spinta ulteriore a compattare le fila e dare una prova di controllo del gruppo. Mancheranno due “dissidenti” assenti giustificati, dunque i voti di scarto della maggioranza saranno quattro. Ma su quei quattro si gioca la tenuta del gruppo grillino. E la prova di lealtà verso Salvini.