Dl sblocca-cantieri: un commissario alle Fs e un altro all’Anas
Possibile una mediazione Lega-M5S per il decreto oggi in Consiglio dei ministri
Un super commissario per F se uno per Anas. Questa la possibile mediazione Lega-M5S sul decreto sblocca-cantieri oggi in Consiglio dei ministri. I due supercommissari coinciderebbero con l’amministratore delegato o con il presidente di ciascuno dei due gruppi. Modello è l’alta velocità Napoli-Bari. Le due più grandi stazioni appaltanti d’Italia potrebbero avere così una forte accelerazione delle loro opere. La quadra politica sul provvedimento però ancora non c’è. Non si escludono nuovi vertici e che il decreto venga approvato «salvo intese», in vista di ulteriori modifiche. Nel testo entrerà anche la ricostruzione post-terremoto e norme per affrontare le crisi di impresa negli appalti.
Le due più grandi stazioni appaltanti d’Italia, le Ferrovie e l’Anas, potrebbero avere oggi dal decreto sblocca cantieri una sostanziale accelerazione delle loro opere con la previsione di due supercommissari che coinciderebbero con l’amministratore delegato o con il presidente di ciascuno dei due gruppi. Avrebbero competenza su tutte le opere ricomprese nei due contratti di programma che valgono rispettivamente 15 miliardi (al netto delle manutenzioni) per Fs e 21 per Anas (in tutto 35-40 miliardi sui 140 miliardi totali stanziati).
La soluzione, prospettata in prima battuta dall’Ance nelle riunioni tecniche di questi giorni, ha trovato d’accordo sia Fs che Anas e un certo favore di Palazzo Chigi che sta vagliando l’ipotesi. Potrebbe trattarsi anche di un punto di mediazione fra la posizione della Lega (un solo supercommissario) e quella del M5S (tanti commissari sulle singole opere), in qualche modo eccezionale per le due grandi stazioni appaltanti, che hanno per altro vertici nominati di recente dal ministro Toninelli. Inoltre, il modello di riferimento dell’operazione sarebbe il commissario nominato per la ferrovia ad alta velocità Napoli-Bari (in quel caso fu l’ad di Rfi Elia e poi il suo successore Gentile) che è uno dei pochi commissari che ha funzionato, accelerando i lavori dei diversi lotti. Non un colpo di fulmine ma certamente un’accelerazione per le parti autorizzative. Resta da capire se i poteri speciali sono all’interno delle procedure ordinarie (con la possibilità di accelerare i termini temporali) o anche in deroga ai poteri di altri soggetti.
La quadra politica sul provvedimento però ancora non c’è. Non si escludono nuovi vertici, ma prende quota l’ipotesi che al Consiglio dei ministri convocato per oggi alle 14 il decreto sia approvato «salvo intese». Formula già usata per il decreto Genova e per il Ddl anticorruzione, che riserva al Governo la facoltà di intervenire di nuovo sul testo. E che rivela le tensioni nella maggioranza.
Nel decreto entreranno comunque anche norme per accelerare la ricostruzione nelle zone sismiche (mentre potrebbe attendere un giro il decreto terremoto) e, nell’ambito della riforma del Codice dei contratti pubblici, norme per affrontare le crisi di impresa negli appalti. In bilico, invece, le norme ammazza-gare che avrebbero consentito affidamenti diretti per lavori fino a un milione e procedure negoziate con cinque inviti fino a cinque milioni. Si è capito che era stata inserita nel pacchetto crescita proveniente dal Mef, al momento congelato. Qualcuna delle norme sugli investimenti pubblici potrebbe però essere recuperata, dietro la spinta della Lega. Ma difficile che sia l’ammazzagare contro cui si sono drasticamente pronunciati Ance, i sindacati e il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone.
È saltato inoltre il condono edilizio, che avrebbe sanato le mini-irregolarità per gli edifici privati costruiti prima del 1977. Confermato invece il Dpcm che avrà funzione di regolamento attuativo unico in sostituzione dei decreti ministeriali Infrastrutture e delle linee guida Anac. È il punto centrale per cambiare verso al Codice appalti. Il Governo, e in particolare Palazzo Chigi, si riappropria dell’attuazione del codice su tutte le leve fondamentali quali sistema di qualificazione, procedure di affidamento ed esecuzione dei contratti, direzione lavori, responsabile unico del procedimento, collaudo, beni culturali.
Semplificate alcune procedure (per la manutenzione ordinaria e straordinaria si potrà affidare con il progetto definitivo), torna dominante il massimo ribasso, si dà la possibilità alle stazioni appaltanti di fare verifiche dei requisiti dopo la presentazione delle offerte (ma così si possono inquinare i meccanismi di verifica delle offerte anomale), si ammette la nomina parziale di commissioni di gara, si facilita la vita ai consorzi stabili (e soprattutto alle imprese consorziate), si elimina la terna per i subappalti.