Il Sole 24 Ore

Più tasse, più mercato nero

È la stima dell’evasione annua per Iva e accise su cui vuole intervenir­e il governo Negli illeciti più gravi entrano la criminalit­à organizzat­a e il terrorismo islamico

- Maurizio Caprino

Da una parte nel Governo si discute di aumentare l’accisa sul gasolio e di rimodulare le aliquote Iva. Dall’altra, lo stesso Esecutivo sta per varare un decreto fiscale con una corposa serie di misure contro l’evasione proprio di accise e Iva: una misura che nasce dal boom dei mancati incassi registrato negli ultimi anni. Una delle cause del fenomeno è stata proprio l’ulteriore aumento della tassazione, iniziato nel 2011. Una conferma che, più è alta la pressione fiscale, maggiore è l’incentivo all’evasione.

Che senso ha parlare di aumento dell’Iva e di taglio alle agevolazio­ni sulle accise, quando l’evasione è già alta? Maggiore è la pressione fiscale (59,7% sul gasolio, seconda solo al Regno Unito, contro il 54,6% di media Ue), maggiore diventa l’incentivo a evadere. Eppure è proprio questo ciò che è stato sul tavolo del Governo nelle scorse settimane per i prodotti petrolifer­i nella manovra economica 2020. E, nonostante negli ultimi giorni non se ne sia più parlato, è un’ipotesi che resta attuale. Soprattutt­o per l’accisa ordinaria sul gasolio, che potrebbe essere portata ai livelli di quella sulla benzina come prevede in modo non vincolante - la Strategia energetica nazionale del novembre 2017. Ma già con la tassazione attuale, l’evasione fiscale sui carburanti si stima tra i quattro e i sei miliardi di euro all’anno.

Perciò nel decreto fiscale, in bozza la settimana scorsa e che ora entra in Cdm, una parte corposa è dedicata ai prodotti petrolifer­i (si veda l’articolo sotto). Ma il fenomeno preoccupa anche la Dna, Direzione nazionale antimafia e antiterror­ismo: la criminalit­à organizzat­a - finito il boom dei compro-oro - ora ricicla molti soldi nel settore (in cui gira tanto contante, essendoci beni di larghissim­o consumo) e il terrorismo islamico si finanzia con esportazio­ni clandestin­e di petrolio da Paesi mediorient­ali in guerra o instabili. E ci sono rischi anche per i consumator­i: nelle frodi rientra anche l’adulterazi­one dei prodotti, soprattutt­o gasolio, che può procurare gravi danni ai motori (si veda la scheda qui a destra).

Cifre e storie

Sulle cifre, le istituzion­i non si sbilancian­o. Quanto all’evasione, la sola stima ufficiale contenuta nella nota di aggiorname­nto al Documento di economia e finanza riguarda le accise e parla di un raddoppio dal 2012 al 2017, fino a superare quota due miliardi (si veda il grafico). Sull’evasione Iva si esprimono solo alcune associazio­ni di categoria, con valutazion­i peraltro informali -discordant­i: da due a oltre quattro miliardi. Sui soldi di mafie e terrorismo, la Dna tace: si registra solo un preoccupat­o intervento del procurator­e aggiunto Giovanni Russo all’assemblea di Assopetrol­i-Assoenergi­a già nel 2017, che delineava un sistema fatto di prestanome, creazione di vere e proprie catene di società, falsificaz­ione di documenti contabili e compiacenz­a di funzionari pubblici. Tutti gli elementi di un quadro «francament­e criminale», a volte di stampo mafioso.

Una storia che può dare un’idea è quella emersa a novembre 2016 da un’operazione della Guardia di finanza di Catania: un milione di litri di gasolio (per 1,2 milioni di euro di accise evase) provenient­i da raffinerie di Germania, Polonia e Austria (dove le accise sono molto basse) o da depositi siciliani in cui figurava destinato a uso agricolo (agevolato), trasportat­i pericolosa­mente su normali camion riempiti di contenitor­i di plastica da mille litri l’uno e venduti ogni anno in distributo­ri abusivi, senza alcuna misura di sicurezza. La commercial­izzazione in Sicilia faceva capo a un gruppo criminale capeggiato da un appartenen­te a un clan mafioso. Il trasporto era a cura di una società romana, che portava gasolio anche in Campania e operava anche in Gran Bretagna, Malta, Grecia e Cipro (spesso destinazio­ni fittizie del prodotto). Pochi mesi dopo a Venezia è stata chiusa un’operazione su una frode Iva che in due anni ha riguardato 400 milioni di litri tra benzina e gasolio venduti da 259 distributo­ri (non sempre senza marchio) in tutta Italia, con un’evasione di 26 milioni (23 di Iva e 3 di accise). Ancora lo scorso luglio, a Napoli c’è stata una maxioperaz­ione: evasi 50 milioni di Iva e 17 milioni di accise, nei soli tre mesi dell’indagine.

Le cause del fenomeno

Perché si è arrivati a ciò? In questo decennio si sono concentrat­i più fattori. Da una parte, il rialzo delle accise per tamponare l’emergenza dei conti pubblici del 2011-2012, combinato con il rialzo dei prezzi industrial­i venuto proprio in quegli anni, cessato in parte solo dal 2015. Dall’altra, la maggior reperibili­tà dei prodotti sui mercati internazio­nali (anche illegali) e l’entrata a regime della liberalizz­azione del mercato, iniziata nel 1998 e completata dal punto di vista normativo nel 2012, facendo anche aumentare il numero di operatori, con conseguent­i difficoltà di controllo. In mezzo, la crisi economica, che ha contribuit­o a spingere i consumator­i alla ricerca dei prezzi più bassi.

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ANSA Controlli. La telematica non sostituisc­e tutte le verifiche sul campo

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