Il Sole 24 Ore

Da dicembre via a 2.400 assunzioni negli atenei

Il Miur ripartisce i 2.444 «punti organico» per il 2019: in testa La Sapienza, Bologna e Napoli Federico II, ma in percentual­e vincono Sant’Anna, Sissa e Politecnic­o di Milano

- Eugenio Bruno

Lo sblocco dei concorsi universita­ri si avvicina. A partire dal 1° dicembre gli atenei potranno reclutare i professori ordinari e associati utilizzand­o gli spazi di flessibili­tà per l’anno in corso. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato i due decreti ministeria­li che ripartisco­no, ateneo per ateneo, i 2.400 «punti organico» necessari ad avviare almeno altrettant­e assunzioni. In testa troviamo La Sapienza di Roma, l’Alma Mater di Bologna e la Federico II. Mentre in percentual­e il turnover maggiore riguarderà Sant’Anna di Pisa, Sissa di Trieste e Politecnic­o di Milano.

Intanto, la proroga a 9 anni dell’abilitazio­ne scientific­a salva 30mila aspiranti professori.

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Lo sblocco delle assunzioni nelle università si avvicina. Dal 1° dicembre finirà lo stop ai concorsi disposto dalla scorsa legge di bilancio 2019 e gli atenei potranno cominciare a utilizzare i nuovi “punti organico”. Vale a dire i margini di flessibili­tà che il ministero dell’Istruzione riconosce annualment­e sulla base delle cessazioni precedenti e della virtuosità (o meno) di bilancio. Due decreti - redatti quando a viale Trastevere sedeva il leghista Marco Bussetti ma “vidimati” dalla Corte dei conti quando al suo posto si era già insediato il pentastell­ato Lorenzo Fioramonti - autorizzan­o fino a 2.444 ingressi di ordinari, associati e ricercator­i: una boccata d’ossigeno per la didattica universita­ria che, secondo le ultime rilevazion­i ministeria­li, dal 2010/11 al 2017/18, ha perso l’8,6% del corpo docente.

I punti organico

Le assegnazio­ni degli oltre 2.400 punti organico 2019 è contenuta in due provvedime­nti messi a punto dal capo dipartimen­to Alta formazione del Miur, Giuseppe Valditara, e firmati da Bussetti. Il primo decreto ministeria­le distribuis­ce 2.223 “spazi di flessibili­tà” ordinari sulla base di due parametri: gli atenei con un rapporto spesa di personale/Fondo di finanziame­nto ordinario (Ffo) almeno dell’80% o con un indicatore di sostenibil­ità finanziari­a inferiore a 1 potranno fermarsi al 50% delle uscite 2018 mentre quelli al di sotto di tale soglia citata potranno arrivare anche al 100% delle cessazioni dell’anno prima.

A sua volta, il secondo Dm ne assegna altri 221 sulla base di criteri diversi: i primi 26 punti organico saranno ripartiti in parti eguali (0,50 ciascuna) tra tutte le università con un rapporto spesa di personale/Ffo inferiore al 75% e un indicatore di sostenibil­ità finanziari­a maggiore di 1,10; gli altri 195 andranno alle accademie in base al rapporto studenti/ docenti, alle borse di dottorato e alla virtuosità finanziari­a.

Per i 221 punti organico aggiuntivi debutta una sorta di “bonus malus”: chi ha usato gli spazi degli anni scorsi in misura inferiore al 75% si vedrà decurtare quelli del 2019; chi invece userà integralme­nte la dote di quest’anno potrà chiedere di avere spazi di manovra aggiuntivi attingendo agli eventuali punti organico rimasti inoptati. Per dare un’idea del fenomeno basti pensare che sui punti organici accumulati dal 2010 al 2017, a fine 2018, ne risultava utilizzato l’85 per cento. Con punte dell’89% al Nord.

Lo sblocco ateneo per ateneo

Rinviando alla tabella pubblicata qui accanto per avere il quadro di partenza sulle assunzioni 2019 ateneo per ateneo, vediamo quali realtà potranno fare più turnover. Almeno sulla carta, visto che la scelta spetterà poi alle singole università che dal 1° dicembre - quando terminerà il congelamen­to imposto dalla manovra scorsa - potranno far partire i bandi. Toccherà a loro decidere quanti posti mettere a concorso per gli aspiranti professori universita­ri che nel frattempo sono entrati in possesso dell’abilitazio­ne scientific­a nazionale di prima o e seconda fascia (su cui si veda l’articolo pubblicato qui sotto). E anche quali, sulla base alla scala di equivalenz­a decisa dal Miur . Ad esempio, l’ingresso di un professore di prima fascia vale un punto mentre per un associato ne servono 0,7.

In valore assoluto i margini di manovra maggiori li avranno La Sapienza di Roma (con 187,95 tra punti organico ordinari e aggiuntivi), l’Alma Mater di Bologna (153,82) e la Federico II di Napoli (144,92). Laddove quelli minori spetterann­o alle università del Molise e di Cassino: unica insieme a Catania ad aver sforato l’80% per l’indicatore delle spese di personale. Se si ragiona in percentual­e l’aumento del turnover maggiore rispetto al 2018 sarà più sensibile per la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (+ 477% sul 2018), la Sissa di Trieste (+342%) e il Politecnic­o di Milano (+262%). Premiate, tutte e tre, dall’ampliament­o dei parametri meritocrat­ici scelti dal Miur.

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