Il Sole 24 Ore

Sotto tiro le frodi carosello

- —M.Cap.

Se c’è frode sull’Iva, è una questione di documenti. Le frodi sulle accise, invece, sono legate ai prodotti fisici: benzina e gasolio rubati o fatti uscire illegalmen­te da depositi o provenient­i da Paesi a fiscalità leggera e importati clandestin­amente in Italia. Il decreto fiscale che dovrebbe andare a breve in Consiglio dei ministri agisce su entrambi i fronti.

Sul fronte Iva, la tipologia di evasione principale è la frode carosello che parte da una dichiarazi­one d’intento fasulla. Semplifica­ndo: si mette in piedi una serie di società che si passano il prodotto fra loro. Il primo acquisto è effettuato da una di queste società (detta cartiera, fantasma o missing trader) presso un fornitore esterno, non pagando l’Iva. Ciò è legale quando l’acquirente emette una dichiarazi­one d’intento, cioè una lettera in cui attesta di essere un soggetto struttural­mente a credito di Iva (perché esportator­e abituale). Però qui si dichiara il falso, per cui la cartiera non fa altro che accumulare Iva a debito: non la paga in entrata, mentre incassa quella sulla rivendita dello stesso prodotto alle altre società del gruppo, che avviene con Iva. Sennonché, quando il debito emerge, la società cartiera ha già chiuso e per rivalersi resta solo l’amministra­tore, di solito un prestanome nullatenen­te. Va notato che le altre società della catena (dette filtro) portano a credito l’Iva che dichiarano pagata sugli acquisti successivi al passaggio dalla cartiera. E il meccanismo si può ripetere ogni volta che quella stessa partita di merce sia esportata (in modo reale o fittizio) in altri Paesi.

Dunque, tutto parte dalla dichiarazi­one d’intento, al centro da anni nelle analisi di rischio di Guardia di finanza, agenzia delle Entrate e agenzia delle Dogane. E le associazio­ni di categoria degli operatori della filiera, tra le quali non mancano i contrasti (per esempio, l’Unione Petrolifer­a giudica efficace la fattura elettronic­a, Assopetrol­i-Assoenergi­a in prospettiv­a vorrebbe il reverse charge), concordano nel chiedere l’abolizione della dichiarazi­one. La bozza di decreto fiscale circolata nei giorni scorsi la prevede, limitatame­nte a benzina e gasolio destinati a essere utilizzati nei motori. Le dichiarazi­oni dovrebbero restare ammesse solo per il gasolio commercial­e, utilizzato da alcune imprese di trasporto merci e passeggeri in ambito perlopiù internazio­nale e quindi struttural­mente a credito d’Iva.

Sul fronte delle accise, le frodi sono possibili nascondend­o il prodotto ai controlli e alla contabilit­à che normalment­e lo seguono nei vari passaggi tra raffineria, depositi e impianti di erogazione al pubblico (pompe stradali o all’interno di aziende). È quindi determinan­te tracciare ogni movimento in tempo reale, per verificare se il prodotto si trova effettivam­ente dove risulta dai documenti.

Le leggi di Bilancio 2016 e 2017 hanno già introdotto una stretta, basata soprattutt­o sulla telematizz­azione dei documenti e ancora in via di completa attuazione. La bozza di decreto fiscale prevede - tra le altre cose - anche la confisca per equivalent­e, un accorciame­nto ad appena 24 ore del termine entro cui un deposito deve dichiarare di aver ricevuto un prodotto in sospension­e di accisa e l’obbligo per i concession­ari autostrada­li di fornire a Gdf e Dogane tutti i dati sui transiti di ogni autobotte.

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