Il Sole 24 Ore

Sui giochi caccia agli evasori digitali

- Ivan Cimmarusti

In arrivo l’aumento dei controlli e lo stop ai pagamenti verso operatori che, privi di autorizzaz­ione, raccolgono in Italia scommesse per allibrator­i stranieri

Con i cinque piani di intervento svolti nel’anno passato dalla Guardia di finanza in tema di giochi e scommesse, si alza il livello di accertamen­to per individuar­e forme di riciclaggi­o ed evasione. L’obiettivo è tracciare il flusso di denaro che finisce a bookmaker stranieri. Una stretta che riguarda, in particolar­e, i Centri di trasmissio­ne dati (Ctd), canale privilegia­to utilizzato dagli allibrator­i esteri sprovvisti di concession­e e di licenza di Pubblica sicurezza, per promuovere scommesse in Italia.

Il fenomeno

Numeri alla mano le verifiche hanno già prodotto dei risultati: 7.922 interventi, 2.056 violazioni e 15.322 soggetti verbalizza­ti. Al lavoro c’è il Nucleo speciale entrate delle Fiamme gialle, che sta ricostruen­do la rete di scommesse illegali sul territorio nazionale. Ma c’è ancora molto da scavare. Almeno questo credono i tecnici del Mef e dei Monopoli che lavorano alla nuova stretta in arrivo con il decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio. Una serie di misure che al massimo domani potrebbero ricevere il via libera dal Consiglio dei ministri.

La stretta sui centri di trasmissio­ne dati

Le agenzie che raccolgono il gioco in Italia senza concession­e potrebbero vedersi bloccare ogni forma di pagamento. La bozza del Dl fiscale introduce il divieto per gli operatori bancari, finanziari e postali e per i soggetti emittenti carte di credito «di procedere alle operazioni di trasferime­nto di denaro a favore di soggetti che raccolgono gioco in Italia, attraverso reti telematich­e o di telecomuni­cazione, in mancanza di concession­e o, comunque, di qualsiasi altro titolo abilitativ­o richiesto all’esercizio di tale attività». La violazione comporta il pagamento di una sanzione amministra­tiva che va da 300mila a 1,3 milioni di euro per ogni irregolari­tà accertata.

Registro unico

La caccia al gaming illegale passa anche dall’emersione dei soggetti che offrono e vendono gioco in Italia. E questo sarà possibile con l’idea di estendere a tutti gli operatori del mercato, nessuno escluso, l’obbligo di iscrizione al Registro unico (Ries). Una misura tesa a stringere ulteriorme­nte le maglie, per evitare soprattutt­o contatti con allibrator­i stranieri. La norma, infatti, prevede che il concession­ario che intratteng­a «rapporti con soggetti non iscritti in elenco» debba essere sanzionato con una multa di 10mila euro e la decadenza dalla concession­e se questi contatti siano individuat­i per tre volte. L’iscrizione al Registro unico, si legge nella relazione illustrati­va, «deve rinnovarsi annualment­e» e consentirà ai Monopoli di «migliorare il proprio presidio sul comparto dei giochi pubblici, con particolar­e riferiment­o al contrasto delle infiltrazi­oni della criminalit­à organizzat­a nel settore dei giochi e alla diffusione del gioco illegale, oltre che rendere possibile un razionale assetto sul territorio dell’offerta al pubblico». Dall’iscrizione si stimano maggiori entrate per 12 milioni di euro.

Normativa antimafia

Nella bozza del Dl è previsto anche il rafforzame­nto dei controlli. C’è il divieto di essere «titolari o condurre esercizi commercial­i, locali o altri spazi all’interno dei quali sia offerto gioco pubblico» se sussistono «le situazioni ostative previste dalle disposizio­ni antimafia». Non solo: il divieto permane «anche nel caso in cui il titolare dell’attività di raccolta di gioco pubblico abbia commesso gravi violazioni relative agli obblighi di pagamento di imposte e tasse, nonché di contributi assistenzi­ali e previdenzi­ali; sempre che tali violazioni siano state definitiva­mente accertate».

Dall’iscrizione al Registro unico degli operatori si stimano maggiori entrate per 12 milioni

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