Il modello Snam punta sull’asse tra ricerca e business
Il prossimo step, a stretto giro, sempre a Contursi Terme, con la replica del test lanciato ad aprile. Quando Snam, per prima in Europa, ha sperimentato l’immissione di un mix di idrogeno al 5% e gas naturale nella propria rete di trasmissione, servendo, per circa un mese, due imprese industriali della zona. Ora il gruppo guidato da Marco Alverà si prepara ad alzare l’asticella entro fine anno portando al 10%, nel medesimo tratto di rete, il quantitativo di idrogeno nella miscela fornita alle aziende coinvolte.
I benefici, secondo le proiezioni della stessa Snam, sono evidenti: applicando la percentuale del 5% di idrogeno al totale del gas trasportato annualmente dal gruppo, si potrebbero immettere ogni anno in rete 3,5 miliardi di metri cubi di questo, un quantitativo equivalente ai consumi annui di 1,5 milioni di famiglie e che consentirebbe di ridurre le emissioni di anidride carbonica di 2,5 milioni di tonnellate. In altri termini, come se si azzerassero le emissioni di tutte le auto di una città come Roma o della metà delle vetture della Campania.
Un passo avanti importante, dunque, che non va letto però solo alla luce del contributo che l’idrogeno e, più in generale, il gas rinnovabile possono assicurare nell’ottica della decarbonizzazione e della sicurezza energetica di lungo termine dell’Unione Europea. Perché l’impegno di Snam in questa direzione è altresì il frutto dell’integrazione sempre più stretta tra la sostenibilità e i fattori Esg (ambientali, sociali e di governance) nel modello di business. Non a caso, Snam ha previsto nel suo ultimo piano strategico 850 milioni di investimenti, da qui al 2022, per il progetto SnamTec (Tomorrow’s Energy Company) finalizzato all’aumento dell’efficienza e all’abbattimento delle emissioni, all’innovazione e a nuove attività green come la mobilità sostenibile e, per l’appunto, i gas rinnovabili. E parte del progetto è stato sostenuto attraverso strumenti di finanza sostenibile come il sustainable loan (il prestito sostenibile più grande mai sottoscritto da un’utility del gas) e il climate action bond (primo in Europa e secondo al mondo) conclusi tra il 2018 e quest’anno.
L’allineamento tra gli obiettivi Esg e le scelte aziendali ha prodotto però anche altri risultati. Snam sta infatti lavorando da tempo su questo versante e, a maggio, anche grazie all’impulso del presidente Luca Dal Fabbro, è stata la prima società quotata italiana a dotarsi di un comitato Esg all’interno del consiglio di amministrazione con funzioni propositive e consultive nei confronti del secondo. Per promuovere poi la diffusione di queste tematiche all’interno delle imprese e, in particolare dei board, Snam ha dato altresì il via a un Osservatorio permanente Esg. Il fine è chiaro: stimolare riflessioni comuni, coinvolgendo anche altre società quotate italiane, sui fattori Esg e definire best practice. E, in questi mesi, l’Osservatorio ha già svolto, in collaborazione con l’università romana Luiss, una prima indagine su un campione di 20 gruppi europei per comprendere natura, ruoli, funzionamento e impatti dei comitati dei consigli di amministrazione nell’orientare gli investimenti e la gestione secondo i principi Esg.
Un legame molto stretto, quindi, che ha ispirato scelte strategiche e non come quella, annunciata la scorsa settimana, dell’avvio del programma “Snam Plastic Less” che punta a ridurre del 100% l’utilizzo della plastica negli imballaggi industriali entro il 2023 e a eliminare dal 2020 la plastica monouso nei distributori di bevande in tutte le sedi aziendali.