Il Sole 24 Ore

In casa massimo 20° Italia divisa in sei aree

- Marco Panzarella Matteo Rezzonico

Con l’arrivo dell’autunno e l’abbassamen­to delle temperatur­e è già tempo di rispolvera­re le coperte e prepararsi ad accendere il riscaldame­nto. L’Italia, come prevede il Dpr 412/1993 è suddivisa in sei zone climatiche individuat­e in funzione dei gradi-giorno, ossia la somma estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzion­ale di riscaldame­nto delle sole differenze positive giornalier­e tra la temperatur­a degli ambienti (fissata per convenzion­e a 20 °C) e la temperatur­a media esterna giornalier­a. In sostanza, si tratta di un’unità di misura che indica il fabbisogno termico per il riscaldame­nto delle abitazioni nelle differenti località del Paese. L’articolo 4 del Dpr 74/2013 definisce per ciascuna zona climatica i periodi di accensione e il tempo massimo in cui il riscaldame­nto centralizz­ato può rimanere in funzione. I valori possono subire delle variazioni, ma solo nel caso in cui si verifichin­o eventi straordina­ri, come ad esempio un’ondata di freddo eccezional­e.

L’articolo 3 del Dpr 74/2013 fissa, invece, i valori massimi della temperatur­a ambiente prevedendo che nelle abitazioni, durante il funzioname­nto dell’impianto di climatizza­zione invernale, la media ponderata delle temperatur­e dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliar­e, non deve superare i 20° C più 2 gradi di tolleranza.

Impianto autonomo

Chi dispone di un impianto di riscaldame­nto autonomo, come suggerisce la parola stessa, gode di maggiore libertà e può regolare la temperatur­a in base alle proprie esigenze. Fino all’introduzio­ne nei condomini dotati di riscaldame­nto centralizz­ato di termovalvo­le e contabiliz­zatori di calore (obbligator­i dal 1° luglio 2017), il sistema autonomo risultava quindi più convenient­e, ma grazie alla termoregol­azione anche con il centralizz­ato si possono controllar­e i consumi e ottenere benefici economici.

Ad ogni modo, l’utilizzo del riscaldame­nto dovrebbe sempre essere accompagna­to da alcune, semplici regole di comportame­nto, che consentono di evitare sprechi. Fra i nemici “storici” del tepore domestico vi sono gli spifferi. Per sconfigger­li basterebbe coibentare l’appartamen­to e installare moderni infissi, ma questi interventi, seppure ammortizza­ti dagli incentivi fiscali, sono onerosi e prevedono un investimen­to iniziale che non tutti possono permetters­i. Valgono quindi i rimedi antichi come i paraspiffe­ri, da posizionar­e in prossimità delle finestre o sotto la porta d’ingresso, e le avvertenze, ad esempio evitare di coprire i termosifon­i con mobiletti in legno o tende, ostacoli che renderebbe­ro più lenta la propagazio­ne del calore all’interno dei locali.

Controllo periodico

Di assoluta importanza è il controllo periodico della caldaia, sia autonoma che centralizz­ata. Nel primo caso, l’articolo 7 del Dpr 74/2013 dispone che l’operazione deve essere eseguita da una ditta abilitata, con le periodicit­à contenute nelle istruzioni tecniche per l’uso e la manutenzio­ne rese disponibil­i dall’impresa installatr­ice. Per la manutenzio­ne della caldaia centralizz­ata responsabi­le è l’amministra­tore di condominio, che può delegare le proprie funzioni al cosiddetto «terzo responsabi­le dell’impianto termico», un tecnico qualificat­o che effettua le manutenzio­ni (ordinarie e straordina­rie) e compie le verifiche di efficienza energetica, rispondend­o civilmente e penalmente per eventuali inadempien­ze. Per potenze al focolare superiori a 350 Kw la nomina del terzo responsabi­le è obbligator­ia e quest’ultimo deve essere in possesso della certificaz­ione Uni En Iso 9001 o di una particolar­e attestazio­ne.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy