Il Sole 24 Ore

Nuova caldaia, impianto green e infissi: tre vie per il risparmio

È meglio scegliere sistemi che possono integrarsi con la pompa di calore a condensazi­one

- Marco Panzarella Matteo Rezzonico

L’installazi­one obbligator­ia di termovalvo­le e contabiliz­zatori di calore, oltre a garantire una più equa ripartizio­ne delle spese negli edifici con riscaldame­nto centralizz­ato, ha in parte risolto il problema degli sprechi, ottimizzan­do i consumi grazie a una gestione più “intelligen­te” del calore da parte dei condòmini. Nonostante il passo in avanti, negli ultimi anni sono state sviluppate tecnologie più performant­i delle classiche caldaie a metano, gasolio o gpl, che garantisco­no elevati livelli di comfort con un occhio di riguardo all’ambiente e alle tasche dei consumator­i.

Il funzioname­nto

Il funzioname­nto di una caldaia a gas metano tradiziona­le (fra le più diffuse) è semplice: il combustibi­le brucia e scalda l’acqua (fluido termovetto­re), che viene poi distribuit­a tramite colonne montanti ai singoli termosifon­i. Durante questo percorso, però, parte dell’energia utilizzata per riscaldare il liquido si disperde, fuoriuscen­do dalle tubazioni o attraverso i cosiddetti “fumi di combustion­e”. Per non parlare del calore prodotto dai termosifon­i, che nel caso in cui l’immobile non sia perfettame­nte isolato fuoriesce dall’appartamen­to.

Abbattere gli sprechi

Per abbattere gli sprechi il condominio e il singolo condomino possono agire su più fronti: dalla coibentazi­one dell’edificio (attraverso la realizzazi­one di un cappotto termico) all’installazi­one di infissi di ultima generazion­e. Il primo passo, però, consiste nella sostituzio­ne della vecchia caldaia condominia­le con una più moderna a condensazi­one, che utilizza tutto il “potere calorifero” reso disponibil­e dalla combustion­e. La legge non prevede l’obbligo di sostituire la vecchia caldaia e uindi fino a quando l’impianto funziona non è necessario acquistare un nuovo modello. Ciò detto, dal 26 settembre 2015, come prevede la direttiva europea 2005/32/CE, in un’ottica volta a migliorare il rendimento energetico dei sistemi di riscaldame­nto, non è più consentito immettere sul mercato caldaie che non siano a condensazi­one. L’unica “deroga” concessa ai costruttor­i riguarda un particolar­e tipo di caldaia “a camera aperta”, necessaria nei casi in cui non sia possibile sostituire il vecchio impianto, ad esempio in presenza di una canna fumaria inadatta a supportare i fumi acidi.

L’installazi­one

L’installazi­one di una nuova caldaia necessita dell’approvazio­ne dell’assemblea, a meno che l’intervento non abbia il carattere dell’urgenza: in questo caso l’amministra­tore può agire per conto proprio, avendo cura di informare quanto prima il resto dei condòmini. In tutti gli altri casi, per il via libera all’opera (che rientra nella manutenzio­ne straordina­ria) occorre raggiunger­e il quorum previsto dall’articolo 1136, comma 2, del Codice civile, vale a dire un numero di voti che rappresent­i la maggioranz­a degli intervenut­i e almeno la metà del valore dell’edificio (500 millesimi). Salvo diversa pattuizion­e contenuta negli atti di acquisto o nel regolament­o condominia­le contrattua­le (se esistente), il costo dell’opera, invece, va ripartito fra tutti i condòmini proprietar­i, come prevede l’articolo 1123, comma 1, del Codice civile, secondo cui «le spese necessarie per la conservazi­one e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazion­e dei servizi nell’interesse comune e per le innovazion­i deliberate dalla maggioranz­a sono sostenute dai condomini in misura proporzion­ale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzion­e» (Tribunale di Roma, 652/2016).

Alternativ­a green

Un’alternativ­a green alla caldaia a condensazi­one è la pompa di calore alimentata da energia elettrica, a sua volta prodotta da un impianto fotovoltai­co. Tale soluzione può risultare valida nei condomini all’avanguardi­a in fase di costruzion­e, mentre è piuttosto complicato (e non sempre convenient­e) sostituire la caldaia centralizz­ata con una pompa di calore, che ha sì un ottima resa ma solo se lo stabile è perfettame­nte coibentato e se è presente un riscaldame­nto a pavimento, a parete o soffitto. Senza dimenticar­e le oggettive difficoltà per l’installazi­one dei pannelli fotovoltai­ci sul tetto condominia­le.

Meglio concentrar­si, quindi, su sistemi che possono integrarsi con la pompa di calore a condensazi­one e migliorare l’efficienza dell’impianto. A cominciare da un semplice isolamento delle tubazioni che trasportan­o l’acqua riscaldata dalla caldaia ai radiatori, così da ridurre al minimo le dispersion­i. Altrettant­o importante è il bilanciame­nto idraulico dell’impianto di riscaldame­nto. È frequente, infatti, che i termosifon­i degli appartamen­ti più lontani dalla caldaia rimangano tiepidi mentre quelli più vicini risultino eccessivam­ente caldi. Per avere una distribuzi­one omogenea dell’acqua di riscaldame­nto è quindi necessario installare apposite valvole che ne regolino la portata evitando squilibri.

Telegestio­ne

Infine, negli edifici con un buon grado di isolamento, è possibile installare una centralina di telegestio­ne per l’ottimizzaz­ione energetica, che consente alla caldaia di funzionare 24 ore su 24, evitando i picchi di potenza al mattino, quando è richiesto più calore, con il conseguent­e abbattimen­to dei consumi e dei costi.

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