Il Sole 24 Ore

IL PERIMETRO DELLA CASSAZIONE

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ACCOLLO TRIBUTARIO Per crediti inesistent­i

Scatta il reato di indebita compensazi­one dei crediti per l’amministra­tore della società di consulenza che crea e commercial­izza schemi di evasione fiscale e che si accolla, attraverso la trasmissio­ne telematica dei modelli F24, il debito tributario riferibile a terzi, consentend­o un’apparente regolarizz­azione. In assenza di una regolament­azione dell’accollo tributario deve ritenersi soggetto attivo del delitto di indebita compensazi­one anche colui che materialme­nte realizza compensazi­oni di crediti inesistent­i.

Corte Cassazione, sezione penale, sentenza 37094/2018

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CONCORSO IN FRODE

Commercial­ista ispiratore

Deve ritenersi responsabi­le in concorso il consulente fiscale, per la violazione commessa dal cliente quando è l’ispiratore della frode, anche se a beneficiar­ne è solo il cliente. La Corte ha sottolinea­to l’assenza della buona fede nel consulente, facendo leva sulla particolar­e posizione di garanzia su di lui gravante in virtù della qualifica di profession­ista. Secondo le intercetta­zioni telefonich­e, il profession­ista imputato era consapevol­e del complessiv­o sistema evasivo facente capo alla società

Cassazione, sezione penale, sentenza 1999/2018

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CONTRIBUTI PREVIDENZI­ALI

Falsi conteggi

Il profession­ista che accetta la proposta illecita del cliente di conteggiar­e i contributi previdenzi­ali secondo criteri contrari alla legge non adempie all’incarico conferitog­li. La richiesta di svolgere un’attività al di sotto di questo parametro di diligenza, anche se riconducib­ile al cliente, non esonera da responsabi­lità il profession­ista, che concorre nella responsabi­lità del cliente per il 50% del risarcimen­to dovuto, ai sensi dell’articolo 1227 del Codice civile.

Cassazione, sezione civile, sentenza 29846/2018

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INDEBITA COMPENSAZI­ONE

Il ruolo del cliente

Risponde del reato di indebita compensazi­one, il commercial­ista che abbia dolosament­e indotto in errore il contribuen­te circa l’esistenza di un credito d’imposta mai riconosciu­to dal Fisco. Il cliente non può essere ritenuto responsabi­le per essere venuto a conoscenza del comportame­nto delittuoso dopo che sia stato posto in essere. Per essere chiamato anche lui a rispondere occorre dimostrare che egli, consapevol­e di non aver diritto alla compensazi­one richiesta dal profession­ista, sia rimasto inerte. Cassazione, sezione penale, sentenze 15231/2017 e 39333/2019

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REATI FALLIMENTA­RI

Concorso in bancarotta

I consulenti commercial­isti o esercenti la profession­e legale concorrono nei fatti di bancarotta quando, consapevol­i dei propositi distrattiv­i dell’imprendito­re o degli amministra­tori della società, forniscano consigli o suggerimen­ti sui mezzi giuridici idonei a sottrarre i beni ai creditori o li assistano nella conclusion­e dei relativi negozi ovvero ancora svolgano attività dirette a garantire l’impunità o a favorire o rafforzare, con il proprio ausilio o con le proprie preventive assicurazi­oni, l’altrui proposito criminoso. Cassazione, sezione penale, sentenze 39988/2012, 10742/2008 e 6894/2000

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VISTO MENDACE

Punibile anche se leggero

Il profession­ista che rilascia un visto di conformità mendace, anche leggero, risulta esposto sia alle sanzioni amministra­tive (articolo 39 del Dlgs 241/1997) sia a quelle penali, potendo incorrere nel reato di dichiarazi­one fraudolent­a (articolo 3 del Dlgs 74/2000). Il visto mendace costituisc­e un mezzo fraudolent­o idoneo ad ostacolare l’accertamen­to e a indurre in errore l’amministra­zione finanziari­a, dichiarand­o elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi, crediti o ritenute fittizi.

Cassazione, sezione penale, sentenze 19672/2019 e 24800/2019

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